Glossario

ufologia contattista

Con l’espressione ufologia contattista non si intende l’osservazione di “oggetti volanti non identificati” (unidentified flying objects o UFO), ma l’osservazione di oggetti volanti perfettamente identificati come astronavi aliene provenienti da altri pianeti sbarcate sulla Terra per entrare in contatto con noi. Uno dei contatti più tipici è il rapimento della gente.

Nei casi di contatto o di rapimento le prove che vengono portate a supporto risultano inconsistenti: ci si deve fidare degli aneddoti. Mai nessuno, purtroppo, è ancora riuscito a portare a casa, dopo uno stupefacente viaggio di questo tipo, un qualsiasi manufatto alieno o almeno un semplice rullino fotografico ben sviluppato.

Una cosa significativa (e inquietante) che riguarda i soggetti vittima di rapimento alieno è il modo in cui formano il ricordo dei fatti. I cosiddetti rapiti ricordano di essere stati rapiti per via di processi che, a dire il vero, non hanno direttamente a che fare col rapimento: il ricordo nasce infatti dall’induzione ipnotica.

Quando leggiamo di un tizio che racconta di essere stato rapito da un’astronave aliena non è perché, come crediamo tutti, ricorda benissimo il favoloso fatto. È perché qualche abile “psico-ufologo” senza scrupoli gli ha fatto notare certe cose e di conseguenza gli ha indotto una serie di dubbi e poi ricordi che inizialmente non c’erano.

Ecco come potrebbe andare la conversazione (in modo più realistico di quanto s'immagini) fra il dottor Alvise, psico-ufologologo senza scrupoli, e il signor Riccardo, comune mortale che scopre si essere stato rapito da un ufo.

“Allora Riccardo, raccontami ancora di quella notte del 4 aprile quando tornasti dalla festa di addio al celibato del tuo amico Giovanni”.

“Non ricordo bene, dottor Alvise, so che sono tornato a casa molto tardi. Saranno state forse le quattro del mattino.”

“Mi avevi detto di aver lasciato la festa all’una di notte.”

“Sì, mi pare che fosse l’una…”

“Dalla casa di Giani a casa tua sono al massimo due ore di auto. Perché ce ne hai messe tre, Riccardo?”

“Non lo so dottor Alvise… forse ho avuto un contrattempo. Oppure ho cambiato strada. Non ricordo bene.”

“Non ricordi bene? Non è invece che hai un vuoto di memoria?”

“Un vuoto?”

“Sì, e questo vuoto non è per caso provocato da un blocco?”

“Un blocco?”

“Già, un blocco. Un blocco traumatico. Un trauma.”

“Un trauma?”

“Peggio: un’esperienza orribile e sconcertante.”

“Orribile e sconcertante, dottor Alvise? Ma cosa può essermi successo?”

“Tu Riccardo non ricordi perché hai paura di ricordare. Paura di rivivere gli eventi di quella fatidica ora: l’ora di vita che hai rimosso!”

“Rimosso?”

“Vieni con me: facciamo una seduta di ipnosi regressiva.”

E così, per incanto, il dottor Alvise apre la mente del signor Riccardo, il quale riesce finalmente a ricordare che fra l’una e le quattro di notte del 4 aprile, mentre rincasava solo nella sua auto, un oggetto luminoso gli si è parato davanti e ne sono scesi due strani esseri che l’hanno prelevato e portato sulla loro astronave…