Glossario

morte cellulare

Due processi di opposta direzione sono fondamentali durante lo sviluppo dell'embrione: la creazione di nuove cellule e l'eliminazione di cellule appena create. Questo processo di eliminazione prende il nome di morte cellulare.

Si può comprendere l'importanza della morte cellulare se si pensa a come nasce una mano. All'inizio la mano dell'embrione ha una forma che assomiglia più ad una pinna, solo successivamente le cellule che si trovano tra gli abbozzi della dita scompaiono perché muoiono.

Un cellula del cervello che va incontro a morte cellulare La morte cellulare [clicca l'immagine per vederne una sequenza] ha luogo in quasi tutti i tessuti dell'embrione. Per esempio, il cervello di un feto umano contiene almeno il doppio di cellule rispetto al cervello di un bambino di un paio d'anni di età. Queste cellule in eccesso sono eliminate in un processo del tutto fisiologico, necessario per il corretto sviluppo dell'embrione.

In tempi recenti infatti è stato possibile bloccare la morte cellulare in animali sperimentali utilizzando le più moderne tecniche di biologia molecolare e sono stati creati quindi topi incapaci di eliminare i cellule del cervello, i neuroni. Questi topi nascono con un cervello talmente grande da deformare la testa e non sono in grado di raggiungere l'età adulta.

Quali sono i meccanismi che controllano la morte cellulare? Le cellule muoiono semplicemente d'inedia perché non ricevono sufficienti sostanze nutritive? La risposta è no! La morte cellulare è un processo attivo che è stato anche definito "suicidio cellulare".

La cellula muore in risposta ad uno preciso stimolo che la spinge ad eliminarsi. Questo stimolo può provenire dall'esterno, o la cellula può essere programmata geneticamente per scomparire ad un certo stadio dello sviluppo (come il caso delle mano citato prima).

Una volta ricevuto lo stimolo, la cellula attiva alcuni geni e comincia produrre una serie di proteine che hanno il compito di smantellare la struttura cellulare senza ledere le altre cellule vicine. Le proteine che hanno il compito di uccidere la cellula attaccano il nucleo che viene ridotto ad una serie di frammenti (vedi figura). Alla fine del processo rimangono dei resti cellulari che però sono ancora avvolti nella membrana cellulare.

Questi frammenti cioè non sono in comunicazione con l'esterno: le sostanze tossiche prodotte dalla cellula morente rimangono imprigionate all'interno di questi frammenti in modo da non intossicare le cellule vicine. I frammenti vengono infine eliminati dai macrofagi, le cellule della linea dei globuli bianchi il cui compito è eliminare i corpi estranei. A causa di questi processi coordinati e complessi che la controllano, si parla più correttamente quindi di "morte cellulare programmata".

La morte cellulare avviene solo nell'embrione e sparisce nell'individuo adulto? In realtà no, la morte cellulare è un meccanismo che rimane attivo per tutta la vita e serve a mantenere sotto controllo il numero di cellule dell'organismo.

Se la morte cellulare viene inibita a causa di mutazioni genetiche, possono svilupparsi alcuni tipi di tumori (linfoma) perché le cellule B del sangue che dovrebbero essere eliminate non muoiono ed aumentano sempre di numero. Grossi problemi sorgono anche quando il programma di morte cellulare viene attivato in contesti errati.

Questo è il caso di molte malattie del cervello come ad esempio il morbo Parkinson e di Alzheimer, gravi epilessie o ictus. In tutti questi casi, il danno è dovuto, almeno in parte, all'attivazione del programma di morte cellulare nelle cellule del cervello, i neuroni. Una volta morti, i neuroni non possono essere rimpiazzati e ne consegue un danno permanente.

È facile comprendere quindi perché i ricercatori sono attivamente impegnati nella caccia ai geni che controllano la morte cellulare. Comprendere il funzionamento di questi geni può aiutare a sviluppare farmaci o tecniche di terapia genica. Inducendo la morte cellulare in maniera specifica nelle cellule tumorali si potrebbero spingere queste a "suicidarsi", mentre trattamenti in grado di bloccare la morte cellulare potrebbero essere di grande aiuto per la cura di malattie degenerative del cervello.

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