Probabilità classica, frequenza statistica e legge dei grandi numeri
Consideriamo il lancio di una moneta: esistono due esiti possibili, ‘testa’ o ‘croce’. Se la moneta non è truccata, sappiamo che entrambi questi esiti hanno le medesime probabilità di verificarsi, sono cioè equiprobabili. Supponiamo di puntare sull’uscita dell’evento ‘testa’. Il calcolo delle probabilità di vincere è banale:
Come si vede dall’esempio la probabilità di un evento è un numero compreso fra zero e uno (per comodità, se ne esprime il valore in percentuale, così 0,5 diventa il 50%). È possibile dare un significato, coerente con la definizione, anche ai due estremi dell’intervallo di valori associati alle probabilità: lo zero rappresenta un evento
A questo approccio di tipo teorico, si affianca un approccio di tipo sperimentale: il lanciare effettivamente la moneta un certo numero di volte per vedere poi che cosa succede. Si introduce quindi il concetto di
In base a questa definizione, la frequenza dell’evento ‘testa’, nelle nostre ipotesi, è dunque 7 su 10 (cioè 0,7), mentre la frequenza dell’evento ‘croce’ è 0,3. Le due frequenze, com’è noto, possono discostarsi significativamente dalle relative probabilità (che valgono entrambe 0,5).
Supponiamo ora di lanciare la moneta 100 volte anziché 10. Di nuovo le due frequenze potranno discostarsi dalle relative probabilità, ma si noterà sperimentalmente che il disaccordo sarà, con più facilità, percentualmente inferiore. In pratica, se è frequente che con 10 lanci possa venire per 7 volte ‘testa’, è molto più difficile che con 100 lanci venga per 70 volte ‘testa’ (il valore necessario per avere ancora una frequenza relativa pari a 0,7). Capiterà invece più comunemente di ottenere magari 60 volte una faccia della moneta e 40 volte l’altra, così le due frequenze potrebbero arrivare a 0,6 e 0,4.
Se i lanci fossero però un migliaio o ancor di più anche due frequenze vicine a 0,6 e a 0,4 risulterebbero rare: è infatti piuttosto improbabile che esca per 600 volte ‘testa’ e per 400 volte ‘croce’ (o viceversa) su un totale di 1.000 prove.
Quello che si può scopre è che
Il decimo lancio e i suoi possibili esiti
Approfondiamo questa distinzione con un esempio concreto. Supponiamo di lanciare la moneta per 9 volte di seguito e di ottenere sempre ‘testa’. Anche se è improbabile, può succedere. A questo punto lanciamo per la decima volta in aria la moneta e vediamo cosa accade.
Mentre volteggia, approfittiamone per fare una riflessione. Noi sappiamo bene che la moneta ha due facce e che ognuna di esse ha pari possibilità di uscire, altrimenti la moneta sarebbe truccata. Sappiamo anche, però, che da ben 9 volte l’evento ‘croce’ non si manifesta, e un tale comportamento ci
Se all’aumentare delle prove le frequenze vanno aggiustandosi, pensiamo, significa che le discordanze con la probabilità classica vanno via via bilanciandosi: allora l’evento ‘croce’ deve avere qualche possibilità in più di verificarsi rispetto all’evento ‘testa’. Puntiamo quindi su ‘croce’.
Un altro scommettitore, proprio di fianco a noi, sta intanto facendo un ragionamento del tutto opposto al nostro. Dopo aver visto uscire (con i suoi stessi occhi) per ben 9 volte ‘testa’, gli viene naturale pensare: “Perché dovrei puntare i miei soldi sulla ‘croce’ che, sperimentalmente, ha dimostrato di presentarsi di meno? Se è vero che la storia insegna qualcosa...” e punta sull’evento ‘testa’.
Chi fa la scelta più ragionevole? Da una parte si invoca la legge dei grandi numeri, dall’altra una sorta di propensione caratteristica della moneta. Guardiamo di nuovo la moneta che volteggia in aria e facciamo un’ultima considerazione: la moneta ha forse modo di sapere ciò che è accaduto nei 9 lanci precedenti? E se non può conoscere il passato, poiché è solo un pezzo di metallo, come può modificarsi la probabilità a essa associata, sbilanciandosi da una parte o dall’altra? Quale strano influsso potrebbe subire, l’ignara moneta?
Equiprobabili, nonostante tutto
Le probabilità che esca ‘testa’ oppure ‘croce’ al decimo lancio sono ancora esattamente pari a 0,5. Questa è la realtà. Entrambi i giocatori possono vincere come perdere, nessuno dei due è più furbo o più accorto dell’altro, perché nessuna delle due giocate risulta più probabile dell’altra. Sia l’evento
E questo non è in alcun modo in contraddizione con la legge dei grandi numeri. Caratteristica peculiare della matematica è infatti il non essere auto-contraddittoria, e il calcolo delle probabilità è una branca della matematica.
Vediamo come si spiega il fatto che al decimo lancio i due eventi sono ancora equiprobabili nonostante vi siano stati prima 9 lanci con l’uscita dell’evento ‘testa’. Come accennato, la legge dei grandi numeri non dice “dopo un elevato numero di prove...”, ma “all’aumentare del numero di prove...”. Pensare che
La legge, infatti, dice che più l’insieme di lanci che si considera è grande, più è difficile che le frequenze statistiche si discostino di molto dalle relative probabilità. Ma in queste valutazioni non si può mai considerare un dopo o un durante. Il concetto di probabilità, infatti, è un concetto squisitamente a priori.
Nelle ipotesi del nostro esempio, l’uscita dell’evento complessivo “testa per 9 volte di seguito” è ormai un fatto già accaduto (quindi la sua probabilità è 1, ovvero è cosa certa), perciò non ha alcun senso utilizzare una tale informazione per successive valutazioni statistiche. Quindi, ogni volta che si lancia la moneta, si riparte sempre da zero.
La stessa definizione di evento ritardatario si basa su un errore concettuale: quello di stabilire arbitrariamente un’origine dell’asse del tempo. Infatti, solo quando si decide di contare la frequenza di un evento a partire da un certo ‘adesso’ si può ottenere una valutazione del ritardo. Ma cosa sappiamo noi della ‘vera storia’ di una moneta? Non potrebbe darsi che, proprio cinque mesi prima del nostro giochino, quella stessa moneta fosse stata lanciata da altre persone e si fosse presentata per 9 volte di seguito, o anche 18 volte, la ‘croce’? Oppure: non potrebbe esserci, a mille chilometri da noi, un’altra moneta simile che da ben 9 volte non presenta la ‘testa’? È chiaro che elucubrazioni di questo tipo ci portano inevitabilmente fuori dalla scienza statistica...
Anche nel caso del Lotto…
Il discorso fatto per la moneta vale, ovviamente, anche per le estrazioni del Lotto. I numeri del Lotto sono infatti anch’essi equiprobabili (se la ruota non è truccata) e la probabilità che ognuno di essi si presenti è sempre di 1 su 90. Così pure nel SuperEnalotto: non possono quindi esistere sestine più probabili (da tenere) e sestine meno probabili (da scartare), come riescono a far credere i sedicenti esperti di sistemi.
Chi vuole giocare i numeri ritardatari o quelli più frequenti attraverso complicati sistemi lottologici, deve sapere che si sta affidando alla scienza né più né meno di chi va da un mago per farsi predire il prossimo Terno.