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Il carrello dimagrisce, l'italiano ingrassa

Giuseppe Fatati (presidente ADI): conciliare portafoglio e bilancia è possibile

borsa spesa Cambiano le abitudini delle famiglie, cambiano quelle di chi pranza fuori casa, cambiano quelle degli anziani. Elemento comune: il risparmio. Conseguenza comune: l’aumento di peso. Come rimediare? «Dinanzi a evidenti difficoltà economiche è difficile dire a una donna di fare la spesa badando alla qualità e di portare in tavola più frutta, verdura e pesce, usare pochi grassi, meglio se olio extravergine di oliva», ammette Giuseppe Fatati, presidente dell’ Associazione Italiana di Dietetica e nutrizione clinica (ADI) e responsabile dell’Unità di Diabetologia, dietologia e nutrizione clinica dell’azienda ospedaliera «S.Maria» di Terni. «Ma conciliare portafoglio e bilancia non è impossibile. Basta seguire qualche accortezza ed evitare alcuni errori».

Iniziamo dagli errori...

Bisogna evitare di fare la spesa in grandi quantità se non si è più che sicuri che gli alimenti acquistati si possono conservare e mangiare con gradualità. Mi spiego: se per spendere meno per chilogrammo di prodotto, compro cibi in grande quantità e poi, per non buttarli, li mangio tutti, ecco che ho tenuto conto del portafoglio ma non della bilancia.

Un altro errore?

Avere fretta. Mi rendo conto che il tempo è un'altra voce che è spesso “in rosso” in una famiglia. Tuttavia i cibi pronti, i pasti veloci e gli alimenti freddi mal si conciliano con la linea. E credo anche con il portafoglio. Bisognerebbe riscoprire i pasti “cucinati” in casa. Penso, solo per fare qualche esempio, alle minestre con i legumi o all’uso sapiente degli avanzi. Per non parlare, sempre a proposito di “non avere fretta”, di fare la spesa magari in più negozi, in modo da cogliere la migliore offerta qualitativa al miglior prezzo.

Qualche altro consiglio?

Sì, due in particolare: il primo è guardare nel proprio secchio della spazzatura. Non ce ne rendiamo conto, ma buttiamo davvero tanto. Il risparmio dovrebbe iniziare proprio da qui. E, poi, una raccomandazione che mi sta davvero a cuore: anche se i tempi sono difficili, far mangiare bene i bambini e gli adolescenti. Dove per “bene” intendo in modo equilibrato.

Dalle famiglie agli anziani. Anche per loro c’è il “paradosso” fine del mese?

Assolutamente sì. Gli anziani sono spesso costretti a mangiare male perché per loro conciliare portafoglio e buona alimentazione può essere davvero una “mission impossible”. E poi nell’anziano è più forte che mai il senso del non sprecare, del “piuttosto che buttare mangio”. E l’ago della bilancia sale. A questo va aggiunto che la qualità è la prima rinuncia che fa un pensionato.

paninoC’è poi chi è costretto a fare fuori casa almeno un pasto...

Chi mangia a pranzo fuori casa ha sempre dovuto fare i conti con il “pericolo bilancia”. Ma se prima ci si concedeva il lusso di un secondo e contorno a una tavola calda o al ristorante, oggi non è più possibile. Ecco allora che rispuntano il tramezzino, il panino o, addirittura, il digiuno. Ma saltare il pranzo non significa fare la dieta. Anzi: si arriva a sera affamatissimi e servono poi due piatti di pasta per saziarsi. O si inizia a “smangiucchiare” dal frigo prima ancora di sedersi a tavola.

Lo slogan dell’Obesity day 2008, la giornata nazionale contro l’obesità promossa dall’ADI per il 10 ottobre, era: «Non rimbalzare da una taglia all’altra. Fai centro!». Perché questo messaggio?

Abbiamo scelto questo messaggio perché molte persone non sanno che uno dei segreti dello stare bene è mantenere il peso ideale, raggiunto con una dieta corretta. Se lo si lascia oscillare (in campo medico si parla di «weight cycling syndrome», «sindrome del peso oscillante»), non solo non si dimagrisce, ma si ingrassa più di quanto era il peso iniziale.

Perché?

Vari studi hanno evidenziato che la fluttuazione del peso (dimagrire, poi ingrassare, poi dimagrire di nuovo, e così via) interferisce sui livelli di dispendio energetico e, dunque, sulla composizione corporea e sul rischio di patologie cardiovascolari. Il peso riacquistato dopo una dieta è qualitativamente più ricco di massa grassa.

Perché la massa grassa si deposita sull’addome?

Come è noto, i tessuti dell’organismo hanno una diversa attività. Ci sono tessuti più attivi e tessuti meno attivi. Quelli dell’addome sono i più attivi, mentre lo sono di meno quelli dei fianchi, dei glutei e delle cosce. Quando si dimagrisce e poi si torna su di peso, il grasso di glutei, cosce e fianchi va a posizionarsi sull’addome proprio là dove i tessuti, come detto, sono molto attivi. Purtroppo il grasso viscerale è anche quello a più alto rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari. Per questo consigliamo in modo pressante di misurare la circonferenza dell’addome.

Quanto è diffusa in Italia la «sindrome del peso oscillante»?

Posso rispondere con un dato ricavato dall’esperienza nel mio centro all’Ospedale di Terni, un dato che ritengo indicativo per tutto il territorio nazionale. Su cento persone obese o in grande sovrappeso, che vengono per un controllo o una cura, 30 sono vittime della sindrome. Spesso non riescono a spiegarsi perché, dopo aver fatto una dieta e averla sospesa, anche brevemente, sono tornate a ingrassare più di prima.

playstation bimbiSembrano cadere nel nulla gli allarmi sul crescente numero di bambini italiani in sovrappeso o addirittura obesi. Perché non si registra un’inversione di tendenza?

L’inversione di tendenza non ci sarà fino a quando continueremo a non far usare le gambe ai nostri figli. I ragazzi, anche quelli piccoli, usano molto bene le mani, per accendere o spegnere la tv, per navigare su Internet, per giocare con la Play Station. Quelli più grandi vanno in motorino...

La scuola può fare qualcosa?

Sì, può fare molto con la mensa. Adesso i ragazzi in alcune scuole mangiano meglio che a casa. Può sembrare un’assurdità, ma è così. Se, infatti, in mensa il primo piatto non è molto abbondante, i ragazzi colmano il senso di fame con le verdure. Stiamo così vedendo che il “verde” non viene più rifiutato. Un fatto impensabile solo fino a pochi anni fa. Ma la scuola potrebbe fare molto di più. Per esempio, stabilire che lo scuolabus si fermi al cancello di ingresso più lontano dall’atrio; e, soprattutto, non confinare l’educazione fisica al ruolo di “cenerentola” delle materie.

Perché, secondo lei, i ragazzi hanno perduto un sano rapporto con il cibo?

Perché non lo conoscono. Sanno tutto solo sul cibo confezionato, meglio se accompagnato da piccoli gadget. All’estero invece, specie nel nord Europa, si insegna ai bambini a cucinare proprio per far conoscere loro gli alimenti, con i loro sapori e odori.

Le ragazzine sono sempre ossessionate dalla linea e dalle diete. I messaggi per metterle in guardia dall’anoressia sembrano cadere nel vuoto...

E come dare loro torto dato il continuo bombardamento di immagini con modelle “magrissime” in passerella? E non sono finte magre: sono proprio magrissime. La norma della soglia della taglia 42, purtropp,o è finita nell’archivio dei giornali.

sharon stonePassiamo agli adulti. Sul “palcoscenico” dell’obesità ci sono personaggi nuovi?

Sì, ce n’è uno su tutti: la donna oltre i 50 anni. È lei la principale candidata a entrare nel tunnel dell’obesità. Si tratta per lo più di soggetti che ritengono di non aver più niente da chiedere alla vita e che ricordano con terrore gli anni passati a sottoporsi a diete ferree e grandi sacrifici per stare in forma. In linea di massima sono signore che non si sentono realizzate: non hanno più soddisfazioni e vedono il loro domani abbastanza opaco. Quando una donna anche sopra i 50 anni si sente soddisfatta, non rinuncia certo a mostrarsi: si pensi, ad esempio, ad attrici come Sharon Stone o Monica Guerritore. Per le altre c’è la fuga in cucina. Mangiano, a tutte le ore, quasi a rifarsi di quella “bistecca e insalata” che hanno punteggiato la loro gioventù. Ad aggravare la situazione ci si mette pure la menopausa, che accresce la convinzione che ormai non si ha più molto da spartire con la vita attiva.

E gli uomini in crisi? Anche per loro l’insoddisfazione si misura sulla bilancia?

Certamente. Ma l’asticella dell’età per gli uomini è posizionata sopra i 60 anni. Fino a questa età si sentono ancora giovani, anche perché l’allungamento dell’epoca della pensione li aiuta a trovare soddisfazione nel lavoro.

Quanto conta il movimento?

Molto, soprattutto a livello quotidiano. Purtroppo non camminiamo quasi più. Siamo arrivati al punto che se anche troviamo un parcheggio libero, non lo occupiamo perché distante da casa o dall’ufficio. Eppure sarebbe un sistema semplice ed economico per stare in linea.

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