Glossario

encefalopatia spongiforme bovina (BSE)

L’encefalopatia spongiforme bovina (BSE, da Bovine Spongiform Encephalopathy) è una malattia del sistema nervoso centrale che colpisce i bovini adulti. La maggior parte dei casi si verifica in animali di età compresa tra i 4 e i 6 anni. Raramente possono ammalarsi anche i bovini più giovani o più vecchi. Non esiste allo stato attuale alcuna possibilità di cura né di vaccinazione; la malattia, ad andamento progressivo, risulta costantemente fatale. Al momento può essere diagnosticata con certezza solo dopo la morte dell’animale.

Si ritiene che il contagio avvenga quando l’animale sano introduce nel proprio organismo, mediante l’alimentazione, tessuti di animali infetti.

È causata dall’accumulo nel tessuto nervoso di particelle proteiche (prioni) che non inducono la produzione di specifici anticorpi o infiammazione: si tratta quindi di “agenti infettivi non convenzionali”, diversi dai comuni virus e batteri e straordinariamente resistenti alla maggior parte dei trattamenti disinfettanti.

La ricerca scientifica ha dimostrato che l’agente che provoca la BSE è lo stesso della nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob (vCJD) che colpisce l’uomo. A fronte di 188.515 bovini colpiti da BSE in tutto il mondo si sono contati 170 uomini colpiti da vCJD. È chiaro perciò che gli animali sospetti di BSE non devono poter arrivare nella catena alimentare, né direttamente né attraverso i mangimi animali.

Il primo caso di BSE si verificò nel Regno Unito nel 1986. La causa viene imputata all’uso delle farine animali nell’alimentazione dei bovini. Otto anni dopo l’Unione europea metteva al bando definitivamente tale pratica, evitando così il riciclaggio dell’agente infettivo.

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