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Notizia del 28/10/2005

Più che l'occhio, è il cervello che vede i colori

Tra i nostri occhi e quelli di un nostro amico potrebbe esserci una differenza enorme: il numero dei coni, i recettori luminosi capaci di discernere i colori (mentre i bastoncelli vedono solo in bianco e nero), può essere quaranta volte più piccolo o più grande.

Eppure, in persone in buona salute, questa differenza non sembra influenzare affatto la visione dei colori. Apparentemente un paradosso: come può esserci una percezione simile tra due persone che hanno un numero così diverso di sensori?

La scoperta di questa stranezza è pubblicata sulla rivista Neuroscience in un articolo nel quale un gruppo di ricercatori dell'Università di Rochester, negli Stati Uniti, descrive per la prima volta una tecnica per studiare la retina in modo particolarmente dettagliato.

I coni della retina sono stati sempre difficili da esaminare perchè, se colpiti dalla luce, consumano rapidamente la sostanza che reagisce e discrimina i colori. Quindi l'osservazione diretta della retina non porta molti risultati quando si tratta di studiare questi recettori perchè la luce di un microscopio, disturbandoli, rende praticamente impossibile identificarli a dovere.

La tecnica usata dai ricercatori americani, però, è riuscita a superare questa difficoltà impiegando un laser assieme ad una particolare tecnica di ricezione delle immagini chiamata ottica adattiva, presa a prestito dall'astronomia.

In questo modo è saltata fuori la discrepanza che può esistere tra le retine di due persone: una differenza nel numero di coni che può arrivare a quaranta volte. Eppure i volontari che si sono sottoposti agli esperimenti, nonostante avessero un numero di coni così diverso l'uno dall'altro, sono stati tutti capaci di indicare con precisione i colori.

"Questi esperimenti - dice Heidi Hofer, una delle componenti del gruppo che ha condotto la ricerca - ci mostrano come tutti i nostri volontari abbiano la stessa percezione dei colori nonostante le profonde differenze che esistono nella quantità dei recettori. E' come se il cervello avesse una specie di sistema di calibrazione, che bilancia i colori indipendentemente dalla struttura che raccoglie le informazioni".