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Dalla stalla alla tavola, prevenire è meglio che curare: visita all'Istituto Zooprofilattico

Zoonosi: il punto della situazione nell’Unione europea

maialini A dicembre 2007 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) hanno pubblicato la relazione comunitaria annuale sulle malattie infettive trasmissibili dall’animale all’uomo nell’Unione europea. I dati, riguardanti 17 patologie, sono stati raccolti e analizzati dagli Stati membri dell’Unione europea e da 4 Paesi esterni (Bulgaria, Norvegia, Romania e Svizzera). Le informazioni riguardano zoonosi, agenti zoonotici, resistenza antimicrobica e insorgenza delle malattie alimentari, che ogni anno uccidono oltre 350 mila persone solo in Europa.

Campylobacteriosi

La campylobacteriosi resta la malattia zoonotica più diffusa, con 175.561 casi solo nel 2006, in lieve diminuzione rispetto agli oltre 195 mila all’anno precedente (46 casi ogni 100 mila nel 2006 rispetto ai 52 del 2005). L’infezione si trasmette all’uomo prevalentemente attraverso il consumo di pollame: in media il 35% dei campioni di carne di pollo analizzati nei Paesi dell’Unione europea sono risultati positivi al campylobacter.

Le maggiori preoccupazioni per la salute umana derivano dagli alti livelli di resistenza alla coprofloxacina, l’antibiotico più usato per combattere quest’infezione nell’uomo. I livelli accertati di resistenza oscillano tra il 30,6 e il 56,7% dei campioni isolati. Questo potrebbe avere gravi ripercussioni sui trattamenti terapeutici. Il problema riguarda anche il campylobacter da suini e bovini vivi.

Salmonellosi

La salmonellosi, nonostante l’ulteriore diminuzione del numero dei casi, resta al secondo posto nell’elenco delle malattie zoonotiche: 160.649 le persone colpite nel 2006 (35 casi ogni 100 mila) rispetto ai 173.879 casi confermati nel 2005 (38 persone ogni 100 mila). L’incidenza si è ridotta in modo significativo per il terzo anno consecutivo. Uova, carne di pollame e di maiale, ma anche spezie e odori sono gli alimenti più rischiosi. Una media del 5,6% dei campioni di carne di pollo da consumo analizzata nell’Unione europea è risultata positiva alla salmonella, con punte del 67,6% in alcuni casi, mentre la percentuale media si riduce all’1% per la carne di maiale. Tuttavia le uova, seguite dalla carne, sono la causa più comune dei casi di salmonella alimentare. Un dato incoraggiante riguarda la diminuzione di prevalenza della salmonella negli stormi di covate di galline, il che sembra confermare il successo delle misure di controllo adottate.

Listerosi, iersiniosi ed escherichia coli

formaggi I casi di listeriosi nell’uomo sono aumentati dell’8,6%: dai 1.427 casi del 2005 ai 1.583 nel 2006, con un incremento del 59% negli ultimi cinque anni a livello europeo. L’infezione, anche se con un’incidenza più ridotta rispetto alle due patologie zoonotiche più comuni, desta forti allarmi per l’alto tasso di mortalità, pari al 14,2% nel 2006. Nel 56% dei casi riguarda soggetti sopra i 65 anni d’età. Le fonti principali d’infezione sono prodotti già pronti (ready to eat), specialmente quelli della pesca e i formaggi. È diminuita l’incidenza di iersiniosi ed escherichia coli produttore di verocitotossina (Vtec): 8.979 e 4.916 casi umani rispettivamente.

Toxoplasmosi

Per la toxoplasmosi non sono disponibili dati sui casi umani attraverso la rete per la sorveglianza epidemiologica e il controllo delle malattie trasmissibili. Otto Paesi membri e due Paesi estranei all’Unione (Svizzera e Norvegia) hanno fornito nei loro report nazionali dati riguardanti la toxoplasmosi umana e i casi congeniti, influenzati da diversi fattori come differenze nella prevalenza totale di parassiti nella popolazione animale locale e lo status dei programmi di monitoraggio in atto. Pochi Stati eseguono una sorveglianza abituale sulla malattia in donne in gravidanza e neonati. La Danimarca è l’unico Paese dotato di un sistema nazionale di screening per la toxoplasmosi congenita. Dal 1999, anno iniziale del programma, ogni neonato è stato sottoposto ad analisi, con una diagnosi annuale di toxoplasmosi che varia dai 9 ai 15 casi.

Sedici Paesi membri e due esterni hanno fornito dati sulla toxoplasmosi animale: Austria, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Slovacchia, con l’aggiunta di Norvegia e Svizzera. La maggior parte degli Stati è sprovvista di programmi attivi di sorveglianza e molti campioni sono stati raccolti sulla base di sospetto clinico. I risultati, pertanto, non riflettono la prevalenza effettiva nelle popolazioni animali né il rischio complessivo di esposizione umana. L’Italia è stato il solo Paese a riportare dati di monitoraggio.

Gatto Nel 2006, quindici Paesi hanno riportato dati sulla toxoplasmosi negli animali domestici, di cui nove sulla prevalenza della patologia nella pecora, animale più colpito (con una percentuale che ammonta al 43% dei campioni). Per quanto riguarda la prevalenza dell’infezione in altre specie, la media europea è del 22,9% dei campioni, con forti variazioni tra i diversi Paesi. Nove Stati hanno fornito dati sui gatti e il 23,7% dei campioni è risultato positivo alla toxoplasmosi. Recentemente è cresciuta l’attenzione per la toxoplasmosi umana.

Encefalopatia spongiforme bovina

Per l’encefalopatia spongiforme bovina (BSE) sono disponibili dati provenienti da tutti i Paesi membri, con l’aggiunta della Norvegia, della Bulgaria e della Romania. Su un campione di oltre 10 milioni di bovini, 1.035.065 pecore e 209.246 capre, rispettivamente 320 bovini, 3.507 pecore e 791 capre sono risultati infetti.

Non sono stati rilevati casi di encefalopatia spongiforme bovina in Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Romania, Slovacchia, Ungheria. Complessivamente nel 2006 il numero dei casi è diminuito del 42,9% rispetto all’anno precedente e la prevalenza negli animali analizzati si è ridotta del 43%.

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