Dossier

Un mondo di fiori: scienza e poesia

Un mondo di fiori: scienza e poesia

Timidi fiori di campo, audaci fiori esotici, solidi alberi secolari e curiose novità ornamentali: avvolgenti profumi ed inebrianti colori proposti dalla Natura, con la collaborazione dell’uomo, popolano il nostro Mondo. La loro preziosa variabilità è oggetto di studio, con lo scopo di salvaguardarla.

Salvaguardiamo la biodiversità delle specie ornamentali!

La biodiversità è il prodotto del processo evolutivo che si è compiuto in miliardi di anni ed è determinante per rendere possibile la vita al variare delle condizioni ambientali. La sua conservazione è garanzia di benessere, progresso e sopravvivenza per le popolazioni presenti e per quelle future. Occorre ricordare che, una volta perduta, la variabilità genetica non è più recuperabile e, quindi, non è più disponibile. Notevoli sono attualmente gli sforzi che, a livello nazionale ed internazionale, si stanno compiendo per conservare il germoplasma vegetale, obiettivo che può essere raggiunto considerando la protezione sia delle specie minacciate e dei loro geni per un impiego futuro, sia delle piante coltivate, la cui sensibilità a nuovi cambiamenti climatici e biotici risiede proprio nella loro odierna uniformità. Il problema della vulnerabilità genetica è oggi, infatti, molto più sentito per le specie coltivate o, comunque, assoggettate a domesticazione.

L’esigenza della conservazione del germoplasma nasce da considerazioni di natura economica, ecologica e culturale. L’aspetto economico è facile da capire se si considerano, ad esempio, i metaboliti con azione farmaceutica, fungicida, insetticida o erbicida che vengono prodotti dalle piante: la perdita di una specie non implica, infatti, quella di un singolo gene, ma di un’intera genoteca. Per quanto riguarda l’aspetto ecologico, la perdita di singole specie può comportare quella di interi ecosistemi attraverso un effetto a cascata. L’estinzione, ad esempio, di una specie fonte primaria per animali che sono, a loro volta, essenziali per la dispersione dei propaguli della flora rompe una catena in modo irreversibile, con un effetto che dipende dalla complessità delle catene alimentari e dai rapporti intercorrenti tra le componenti dell’ecosistema stesso. Il terzo aspetto risponde a ragioni culturali: l’importanza della diversità biologica è di fatto momento essenziale per la salute dell’umanità per cui questa deve venire accettata come esigenza primaria ed impegno per la vita.

Il complesso genico a livello di individuo, di popolazione e di specie rappresenta sia l’informazione di base ai fini dell’adattamento evolutivo, sia un serbatoio da cui attingere per il lavoro di miglioramento, che può avere successo in tempi ed a costi accettabili solo in presenza di ampi pool genici. Volendo conservare la biodiversità, ci si può chiedere, a questo punto, quali geni sia bene salvare. A questa domanda vi è un’unica risposta: tutti, in quanto è impossibile prevedere quale ruolo potrebbe svolgere ciascuno di loro in futuro, anche perché oggi si dispone ancora di informazioni molto ridotte circa la funzione svolta da ogni gene.

Queste considerazioni sollevano altri quesiti. Per preservare sufficiente informazione genetica, basterà salvare un individuo? Una popolazione? Molte popolazioni?

Queste domande, a cui non abbiamo una risposta definitiva, rappresentano uno stimolo a procedere sempre più intensamente con il lavoro sistematico di esplorazione mediante attività di caratterizzazione, di campionamento e di analisi della struttura genetica delle singole specie. Solo così potremo ottenere le informazioni indispensabili per un’azione di conservazione ed avere la possibilità di indicare dove e come si dovrà procedere per la salvaguardia di determinati individui, specie ed ecosistemi.

L’identificazione varietale, ovvero il riconoscimento e la distinzione delle singole cultivar presenti all’interno di ogni specie coltivata, si basa sull’analisi sia del fenotipo, sia del genotipo della pianta. L’analisi del fenotipo è effettuata prendendo in considerazione i caratteri morfologici ed agronomici della pianta. A tal fine, per ciascuna accessione all’interno di una specie, vengono predisposte schede analitiche che prevedono il rilievo di numerosi parametri biometrici, caratteri qualitativi e quantitativi. Questo tipo di analisi, pur risultando fondamentale ai fini dell’identificazione varietale, presenta alcuni limiti. Il fenotipo di una pianta è, infatti, influenzato da numerosi fattori, tra cui l’ambiente e lo stato sanitario. Inoltre, il rilievo dei dati fenotipici è legato alle stagioni: in particolare per le specie di interesse florovivaistico la compilazione delle schede deve avvenire nel periodo della fioritura. Inoltre, vi sono casi di confusioni non risolvibili con il solo impiego dei marcatori morfologici. Per questi motivi si è reso necessario affiancare all’analisi del fenotipo, quella del genotipo, che si avvale essenzialmente delle analisi degli isoenzimi e del DNA, con marcatori del tipo RFLP, RAPD, microsatelliti e AFLP. Corredare, infatti, le schede morfo-botaniche di ciascuna accessione con il rispettivo profilo genetico, derivato dai marcatori molecolari, renderebbe l’identità di ciascun individuo certa, risolvendo le possibili confusioni dovute ad omonimie, sinonimie o ad errori di etichettatura, semplificando il lavoro necessario per la salvaguardia del germoplasma.

Le biotecnologie, che trovano sempre maggiore impiego nel lavoro del miglioratore, rappresentano, quindi, uno strumento che potrà aiutarci a mantenere integro l’intero pool genico degli organismi viventi.

Mentre per le colture erbacee in pieno campo molto è stato fatto per salvaguardare la diversità genetica, grazie alla realizzazione di programmi di ricerca volti alla conservazione del germoplasma ed all’istituzione di banche di geni, solo recentemente è stato compreso il valore del patrimonio genetico in ambito floricolo e la conseguente necessità di tutelarne la conservazione ai fini della salvaguardia della biodiversità vegetale, a rischio d’estinzione in seguito all’appiattimento della variabilità genetica. Questo, infatti, è dovuto sia all’estinzione di alcune specie e varietà spontanee che vanno a mano a mano perdendosi in seguito ai mutamenti di carattere ambientale, sia alle cultivar selezionate in passato attraverso programmi di breeding, che generalmente prevedono il mantenimento e la valorizzazione solo di quei caratteri genetici richiesti dal mercato florovivaistico.

Diversi studi sono già stati compiuti dal Dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del territorio dell’Università degli Studi di Torino relativi alla salvaguardia di specie, cultivar ed ibridi, a rischio di estinzione, appartenenti al genere Rosa, Camellia, Rhododendron e Buxus. Ai fini di caratterizzare e di identificare tali accessioni, sono state redatte e compilate apposite schede morfo-botaniche che forniscono una descrizione precisa e dettagliata degli esemplari attraverso parametri rigorosi e previamente definiti, ricorrendo anche a descrittori internazionali proposti dall’UPOV (Union internationale pour la protection des obtentions végétales).

Ogni scheda prende in considerazione quei caratteri sistematici che consentono di distinguere tra loro specie, cultivar ed ibridi ed è corredata dalla riproduzione fotografica del fiore e/o della foglia, elementi di primaria importanza ai fini della caratterizzazione e dell’identificazione di ogni esemplare. Questa documentazione costituisce, quindi, una banca dati di riferimento per il riconoscimento di esemplari di dubbia identità.

Poiché la conoscenza, che sta alla base della salvaguardia e di ogni azione di tutela, risulta tanto più puntuale quanto più ricca di dettagli, le schede sono state corredate anche da informazioni di interesse storico-culturale.

Esempi della documentazione prodotta fino a questo momento sono riportati di seguito. Il lavoro di caratterizzazione di accessioni di interesse ornamentale è, infatti, tuttora in atto, e prevede l’impiego anche dei marcatori molecolari con lo scopo di essere sempre più esaustivo.

Suggerimenti