Dossier

Le biotecnologie nei trapianti

Trapianti

I trapianti vengono classificati in 4 gruppi a seconda della relazione che esiste tra il donatore ed il ricevente.

Si parla di autotrapianto quando il donatore ed il ricevente sono lo stesso individuo, di isotrapianto quando il donatore ed il ricevente hanno lo stesso genotipo (sono cioè gemelli identici), di allotrapianto quando il donatore è della stessa specie del ricevente ma di differente genotipo e di xenotrapianto quando il donatore ed il ricevente appartengono a due specie diverse.

L'autotrapianto e l'isotrapianto non inducono risposta immunitaria per cui sono accettati dal ricevente senza pericolo di rigetto, al contrario l'allotrapianto e lo xenotrapianto inducono una risposta immune che deve venire controllata o soppressa per evitare la distruzione dell'oragno tarpiantato.

Sino ad ora solo l'allotrapianto è estesamente praticato, e la tendenza al rigetto viene controllata con un sistema farmacologico di immunosoppressione.

Attualmente si usano combinazioni di farmaci immunosoppressori come la Ciclosporina A ed il Prednisolone che il trapiantato dovrà assumere per il resto della sua vita.

Tuttavia i farmaci non servirebbero a nulla se l'oragano da trapiantare non venisse scelto solo dopo un'attenta caratterizzazione del donatore e del ricevente, in modo che presentino meno differenze immunitarie possibili allo copo di ridurre il rischio di rigetto.

La compatibilità in particolare viene definita sfruttando due sistemi: l'HLA e l'AB0. l'HLA è costituito da gruppi antigenici di membrana di cui alcuni sono molto reattivi come per esempio l'MHC, il sistema AB0 è costituito da carboidrati di membrana anch'essi molto antigenici.

La scelta dell'organo e la terapia con i farmaci immunosoppressori benché in grado di ridurre o allontanare forme acute di rigetto, non si è rivelata efficacie contro forme di rigetto croniche. Inoltre l'uso di farmaci sistemici induce immunosoppressione in tutto l'organismo che risulta così suscettibile ad infezioni esterne.

Proprio per questo si cercano nuove strategie capaci di sostituire o accompagnare l'uso dei farmaci nell'indurre la tolleranza verso il trapianto.

L'induzione della tolleranza nei pazienti trapiantati è ancora solo una speranza per il futuro, anche se gli studi sui modelli animali fanno pensare che possa in futuro davvero diventare routine clinica.

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