Dossier

9° Convegno Mondiale di Patologia Vegetale a Torino

Ruolo della patologia vegetale nella gestione della sicurezza alimentare

Uno dei temi di attualità al centro di un forte interesse riguarda sicuramente la sicurezza alimentare o food security. La FAO definisce il concetto di food security come “la situazione in cui gli individui, in qualsiasi circostanza, hanno la possibilità di accedere – fisicamente e socio-economicamente – ad un quantitativo di cibo sufficiente, sicuro e nutriente per la propria dieta quotidiana ed in base alle proprie preferenze alimentari, ai fini di uno stile di vita attivo e salutare”. Quattro sono pertanto gli elementi che devono essere presi in considerazione all’interno di una simile definizione: la disponibilità di cibo, la stabilità nel suo approvvigionamento, l’accessibilità a cibo sufficiente per garantire una dieta – intesa come insieme degli alimenti che un essere umano (o un animale) assume abitualmente - completa e quanto più equilibrata possibile, e infine la sua possibilità di utilizzo, che deve essere intesa in termini di qualità e sicurezza dei prodotti alimentari.

Sicurezza alimentare per i più piccoli Oggi oltre 800 milioni di persone non possiedono sufficiente cibo, 1,3 miliardi di individui vivono con meno di un dollaro al giorno e almeno il 10% della produzione globale di cibo viene persa a causa dei danni provocati da tipi diversi di malattie. Non ci sono soluzioni semplici alla povertà. Tuttavia scienziati e studiosi possono fornire un importante ed insostituibile contributo alla più tangibile questione della food security, ovvero la disponibilità di cibo per tutti. La sfida fondamentale che si trovano a dover raccogliere coloro che studiano le malattie delle piante è costituita dal riuscire a contrastare le perdite causate dai patogeni che insidiano le piante e che danneggiano i raccolti. L’alimentazione umana, intesa come elementi su cui si basa la dieta della maggior parte della popolazione mondiale, è costituita fondamentalmente da 14 specie vegetali. Nel corso dei secoli, infatti, si è assistito ad un progressivo aumento della dipendenza dell’uomo da poche coltivazioni chiave con una conseguente perdita di variabilità genetica; tale fenomeno è stato accompagnato, in alcuni casi, da vere e proprie catastrofi o carestie , nel momento in cui patogeni o parassiti hanno trovato le condizioni adatte per colpire le poche fonti di approvvigionamento alimentare da cui una certa popolazione dipende. Ciò è vero soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove la mancanza di mezzi per contrastare efficacemente eventuali epidemie acuisce con effetti devastanti i gravi deficit già presenti.

Analisi fitopatologica È pertanto compito del fitopatologo individuare le migliori strategie per evitare l’ingresso di un certo patogeno all’interno di aree che ne sono ancora prive o elaborare piani di lotta che possano portare all’eradicazione o almeno alla riduzione del potenziale distruttivo dei microrganismi patogeni. Alla base di ciò sta la conoscenza del potenziale pericolo e, quindi, l’identificazione corretta e quanto più possibilmente tempestiva del patogeno. Ai tradizionali metodi che prevedevano l’analisi dei sintomi e l’osservazione al microscopio di porzioni di materiale alterato (metodi che dovevano molta parte del loro successo all’esperienza dello scienziato) si sono nel tempo affiancati metodi che prevedono l’impiego di tecniche di tipo enzimatico e molecolare, i quali hanno accresciuto in modo significativo l’affidabilità, l’accuratezza e la rapidità della diagnosi.

Un’altra criticità da affrontare è sicuramente rappresentata dagli effetti che i cambiamenti climatici in atto potranno determinare sulla sicurezza alimentare. Se da una parte i modelli elaborati dagli studiosi prevedono un incremento delle rese dovuto all’innalzamento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera e la possibilità di estendere alcuni areali di coltivazione verso latitudini maggiori grazie a temperature più miti, dall’altra l’intensificarsi di fenomeni atmosferici estremi - inondazioni e uragani nelle aree temperate o, all’opposto, ondate di siccità ad esempio nel bacino del Mediterraneo - e la maggior frequenza dei cicli riproduttivi di alcuni parassiti non potranno che nuocere alle coltivazioni, con conseguenti effetti negativi sull’approvvigionamento del cibo e, in definitiva, sulla sicurezza alimentare.

Pannocchie di mais colpite da funghi del genere Fusarium, produttori di Non basterà più, quindi, il pur fondamentale studio dei patogeni vegetali in termini di diagnosi accurata e definizione del ciclo epidemiologico per definirne il potenziale cammino e impatto sulle coltivazioni. Si imporrà piuttosto il bisogno di definire una più stretta ed efficace combinazione - in ciascun Paese e a livello di organizzazioni internazionali - tra politiche pubbliche, azione dei privati e stanziamento di fondi per la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico. Già da tempo la Società Internazionale di Patologia Vegetale(ISPP) si muove in questo senso, essendo tra le molte organizzazioni scientifiche fortemente intenzionate a capire in che misura e con quali mezzi la scienza possa contribuire al tema della global food security. A questo scopo nel 1998 è stata costituita una task force che si propone di modificare le politiche pubbliche e le opinioni sulla global food security, di contribuire alla formazione post-universitaria dei fitopatologi in Paesi in via di sviluppo, di quantificare l’impatto economico di alcuni tra i principali patogeni vegetali, di formare gli agricoltori nell’ambito di strategie di lotta facilmente applicabili.

Tra i lavori promossi dall’ISPP al Congresso è stato portato come esempio un progetto pilota attivato in Ghana, che prevede l’identificazione e il contenimento dell’agente del marciume radicale della cassava o manioca, una specie di importanza fondamentale per il sostentamento della popolazione di quello come di altri Stati poveri del mondo. Agroinnova è fortemente motivato su questo fronte: sta portando avanti una collaborazione italo-cinese a Chongming, la terza isola più grande della Cina, dopo Taiwan e Hainan, che ha lo scopo di convertire il sistema agricolo da convenzionale a biologico. A pochi kilometri da Shangai, l’isola sta diventando la prima isola della nazione dove l’ ecologia viene totalmente rispettata. Si tratta in effetti di un grande campo sperimentale dove vengono coltivati peri, zucche, mais, soia, pomodori e angurie utilizzando le tecnologie più innovative – dal punto di vista della fattibilità tecnica ed economica – per il controllo biologico delle avversità delle piante: la gestione integrata dei patogeni, le tecniche di trapianto su portainnesti resistenti, l’efficacia di kit diagnostici per la rilevazione della presenza di patogeni, l’utilizzo di film pacciamanti biodegradabili e l’irrigazione a goccia in combinazione con la fertirrigazione. La produzione biologica ottenuta, che serve ad alimentare il mercato locale, viene promossa come risorsa per raggiungere un elevato livello di protezione ambientale.

Per approfondimenti

ISPP http://www.isppweb.org/

Cassava, cibo dei poveri http://www.lswn.it/nutrizione/articoli/cassava_il_cibo_dei_poveri_per_il_futuro_della_sicurezza_alimentare

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