Risonanza magnetica
La risonanza magnetica (Rm, o risonanza magnetica nucleare, Rmn) utilizza campi magnetici e onde radio per produrre immagini tridimensionali. Nella maggior parte dei casi è più efficace e più precisa della Tac (tranne che per l’esame dei polmoni), oltre che a essere innocua perché non utilizza radiazioni ionizzanti, ma è anche più rara e più costosa. E’ molto utile nella diagnosi di malattie come la sclerosi multipla, per tumori del cervello e del midollo spinale o per individuare l’artrosi, perché è in grado di visualizzare la cartilagine.
Ancora più rari sono i centri che effettuano la risonanza magnetica funzionale, che cioè studiano il funzionamento di un organo invece di descriverne semplicemente l’anatomia. La risonanza magnetica funzionale viene utilizzata ad esempio per vedere quali zone del cervello si attivano quando muoviamo una mano o parliamo.
Come funziona
La risonanza magnetica analizza il comportamento delle molecole di acqua (che rappresentano l’80% della massa del corpo umano) quando sono sottoposte a particolari campi magnetici.
In ogni molecola (H
La macchina della risonanza magnetica è dotata di un grosso magnete che produce un campo magnetico migliaia di volte più intenso di quello della Terra. Il paziente viene immesso disteso all’interno dell’apparecchio e, entrando nel suo campo, tutti i campi magnetici dei protoni si allineano parallelamente. Poco meno della metà è orientata nel verso del campo magnetico della Rm, l’altra metà nel verso opposto. Il corpo umano si trasforma così in una calamita il cui campo magnetico è orientato nella direzione della maggioranza dei protoni.
A questo punto la macchina produce una serie di onde radio a una frequenza ben precisa, che fanno ruotare di 90° il campo magnetico dei protoni. Il segnale radio è quindi interrotto e i protoni tornano nella posizione precedente. Questo ritorno ha lo stesso effetto di una calamita che ruota: induce un segnale elettrico. Questo segnale è registrato dai ricettori della macchina e fornisce l’informazione necessaria. Infatti questo segnale si esaurisce rapidamente, ma in tempi diversi a seconda del tessuto in cui si trovano i protoni. Una certa durata del segnale corrisponde all’osso, un’altra al tessuto adiposo, eccetera. I segnali elettrici sono quindi registrati, digitalizzati e inviati a un computer che costruisce un’immagine. Sullo schermo del medico appaiono tutti i tessuti, in sezione o in tre dimensioni: in grigio chiaro quelli ricchi d’acqua, più scuri quelli che ne sono poveri. Le immagini possono essere successivamente colorate.