Dossier

Le biotecnologie che vengono dal mare

Riserve infinite ma a rischio

Mari e oceani rappresentano da millenni miniere pressochè inesauribili di materie prime interessanti dal punto di vista alimentare. In epoca recente se ne sta dimostrando la grande potenzialità anche in termini di risorse biotecnologiche ed energetiche. Non sono però poche le difficoltà che ne ostacolano un corretto sfruttamento.

Fondali Innanzi tutto c’è un problema giuridico: di chi sono gli organismi marini ? Il Diritto del Mare indica che “La sovranità dello Stato costiero si estende, al di là della terraferma e delle acque interne e, nel caso di uno Stato arcipelagico, nelle sue acque arcipelaghe su una zona di mare adiacente denominata acque territoriali (Ginevra, I,1,1, UNCLOS 2,1). Questa sovranità si estende anche allo spazio aereo sovrastante le stesse e al loro fondo e sottofondo marino. L’ampiezza massima delle acque territoriali è attualmente stabilita in 12 miglia misurate a partire dalle linee di base.” Al di fuori di quest’area così delimitata, diventa difficile stabilire regole di possesso e quindi diritti di sfruttamento.

In secondo luogo, le grandi profondità rappresentano un ostacolo fisico notevole, a causa delle condizioni di temperatura, pressione e illuminazione che diventano critiche scendendo. I recenti traguardi raggiunti nel mare Artico da un moderno batiscafo – oltre i 4 kilometri di profondità - lasciano comunque intravvedere grandi possibilità per l’esplorazione e la ricerca sottomarina. E’ poi anche da considerare che quanto non può essere fatto negli abissi, può essere completato sulla terraferma: ad esempio, la coltivazione in laboratorio di batteri che vivono sugli organismi oceanici, oppure l’isolamento del gene “interessante” ed il suo innesto nel corredo genetico di un altro vivente adattato alle condizioni terrestri. In ogni caso, le condizioni fisiche in cui si trovano gli organismi, spesso a centinaia di metri di profondità, pongono molto spesso dei problemi di applicabilità alle prove sperimentali normalmente usate sulla terraferma. Ciononostante, alcune aziende specializzate in biotecnologie da anni lavorano su questo fronte e sono già alcune decine di migliaia gli organismi acquatici che di cui si conoscono potenziali terapeutici, per alcuni dei quali sono già in corso test clinici.

Copepode degli abissi C’è poi il problema della perdita sempre più veloce della biodiversità marina, i cui effetti sono già evidenti anche se non esattamente quantificabili. Sono purtroppo molti i fattori che contribuiscono a ridurla, e l’inquinamento occupa un posto di primo piano. La sua origine è in gran parte terrestre perché molte delle attività umane che originano sostanze inquinanti - agricoltura, industria, insediamenti civili, trasporti - riversano i loro prodotti - pesticidi, fertilizzanti, prodotti chimici, metalli pesanti, rifiuti solidi urbani, idrocarburi - nelle acque dolci che a loro volta finiscono in mare. In più c’è l’inquinamento dovuto al traffico marittimo: oltre ai gravi incidenti che procurano massicci sversamenti di idrocarburi, ci sono le immissioni derivanti dalle normali operazioni di carico/scarico e lavaggio delle navi, oltre alle perdite sistematiche. Per finire, contribuiscono all’inquinamento delle acque le attività estrattive sottomarine, le raffinerie e gli oleodotti, e non manca neanche una percentuale dovuta alle ricadute atmosferiche di inquinanti dell’aria. Lo sfruttamento delle risorse naturalmente presenti nei mari e negli oceani attraverso la pratica della pesca, condotta finora in modo spesso indiscriminato senza criteri di sostenibilità, chiude infine il cerchio delle gravi ingiurie a cui l’uomo sta sottoponendo il mare.

Nonostante tutto, la ricerca scientifica focalizza molti dei suoi interessi nell’indagine delle acque marine e dei suoi abitanti, con risultati molto incoraggianti.

Per approfondimenti

Libro verde per una politica marittima dell’Europa http://www.touteleurope.fr/fr/actualite-europeenne/suivi-legislatif/liste-des-textes-suivis/livre-vert-sur-une-politique-maritime-de-lunion-europeenne.html

Inquinamento marino da idrocarburi http://www.fondazionemichelagnoli.it/difesa/inquinamento_da_petrolio.htm

Suggerimenti