Riflessioni sulla vita
Come apparirebbe il nostro pianeta a un osservatore alieno alla ricerca di altri mondi abitati? Sicuramente sarebbe difficile scorgere quel piccolo puntino luminoso che noi chiamiamo Terra nel complesso panorama di nubi molecolari, stelle e polveri che compongono la galassia. Se l'alieno in questione fosse- come si spera- in possesso di una adeguata tecnologia, vedrebbe il sistema solare dominato dalla luce della nostra stella circondata da nove pianeti. Tra questi, Venere e Marte mostrerebbero una luminosità abbastanza uniforme, mentre la Terra offrirebbe uno spettacolo di variazioni cromatiche da attirare, lei così piccola e apparentemente insignificante, tutta l'attenzione del suo spettatore.
Le cause di queste variazioni sono diverse, prima fra tutte la capacità di riflettere in vari modi la luce che le arriva dal Sole. La presenza sulla Terra di oceani, campi di grano, foreste, deserti e il transito nell'alta atmosfera di nuvole fa sì che la luce solare- al ruotare del pianeta attorno al proprio asse- venga riemessa in modo sempre diverso al variare del potere riflettente delle aree geografiche che in quel momento si trovano ad agire da specchio. Lo studio di questa variabilità naturalmente non ha come vero scopo il capire come apparirebbe la Terra alla vista di un alieno. Con esso si intende invece comprendere se le curve di luce, ovvero le variazioni nel tempo della luce emessa dai corpi celesti, possano essere considerate un valido strumento per identificare quali, fra i pianeti osservati attorno ad altre stelle, presentino caratteristiche simili al nostro, cosa questa che li candiderebbe a essere presumibilmente adatti a ospitare altre forme di vita.
Il problema è stato analizzato in un recente articolo apparso sulla rivista Nature a opera di un gruppo di ricerca del centro di Studi Avanzati dell'Università di Princeton facente capo all'astrofisico Ed Turner. Il lavoro si inserisce nel quadro della ricerca di pianeti extrasolari abitabili che culminerà con la futura missione della NASA "Terrestrial planet Finder". La capacità di riflettere in modi differenti la luce solare, dipendendo dalla presenza di distese di vegetazione o di oceani, è strettamente connessa con il fenomeno vita che, assente (?) altrove come- a esempio- su Marte, lascia il campo all'emissione uniforme e incontrastata del terreno rosso. Ovviamente, osservando la Terra da un angolo remoto della galassia non sarebbe facile per un alieno distinguere una nuvola o un bosco di betulle dalla sola misurazione delle variazioni di luminosità, ma le sostanze che danno origine alle riflessioni lasciano comunque una traccia non ambigua nello spettro della luce osservata. L'analisi spettrale, ovvero la scomposizione della luce nelle sue varie componenti, costituisce quindi un altro potente strumento da affiancare allo studio delle curve di luce dei pianeti in quanto permette di riconoscere i composti chimici responsabili della riflessione consentendo così di capire se su di un pianeta vi sono tracce di aria, acqua, vegetazione e quindi possibilità di ospitare il fenomeno vita come noi la conosciamo.
Questo articolo è apparso per la prima volta nella pagina di cultura scientifica "Futuro" del quotidiano "Libero"