Dossier

Gioco d'azzardo: patologia, prevenzione e cura

I tre stadi del gioco d'azzardo

Alla domanda "Lei ha giocato d'azzardo negli ultimi 12 mesi?", 54 italiani su 100 rispondono positivamente. Secondo i dati raccolti dal Ministero della Salute, più della metà della popolazione del nostro Paese, nello scorso 2012, non ha resistito almeno una volta a fare una puntata al casinò o a tentare la fortuna alle slot-machine. Certo, molti di questi hanno magari solo acquistato un gratta e vinci prendendo un caffè, o hanno giocato saltuariamente, affrontando spese contenute. Circa il 6% della popolazione però può essere considerato a rischio o "problematico". Con questo termine si intende un comportamento volontario che mette a rischio la salute psicofisica e sociale dell'individuo e che può portare ad una vera e Gioco d'azzardopropria forma di malattia.

Il gioco d'azzardo può essere progressivo ed è caratterizzato da tre principali stadi: informale e ricreativo, problematico e patologico.

Quello che spinge una persona ad avvicinarsi al gioco è nella maggior parte dei casi la ricerca di socializzazione o una forma di competitività. La prima fase (gioco informale o ricreativo) è caratterizzata da un gioco saltuario e da una spesa contenuta. E' un comportamento fisiologico che necessita comunque di una consapevolezza da parte del giocatore dei potenziali rischi a cui può andare incontro. Infatti il soggetto può sperimentare l'effetto gratificante, che può essere percepito come sedativo di pensieri negativi o ansie esistenziali e portare dunque ad un incremento di gioco.

Quando aumenta il tempo trascorso giocando, il denaro speso e la periodicità della ricerca dello stimolo, si parla di gioco problematico. La comparsa di pensieri ricorrenti, la ricerca di luoghi sempre più specializzati e con più offerta, accompagnati da distorsioni cognitive e fantasie di "super vincite" possono essere considerati segnali sentinella. Questa fase necessita di una diagnosi precoce e di un intervento immediato.

Il gioco d'azzardo viene detto patologico quando diventa una vera dipendenza, con conseguenze sanitarie e sociali. La fruizione del gioco diventa quotidiana e intensiva, l'individuo ha forte desiderio Casinòe non riesce a resistervi (craving), manifesta sentimenti di inquietudine quando è impossibilitato a giocare ed è disposto a spendere somme elevate e anche ad indebitarsi. In questo stadio spesso l'individuo inizia a mentire a chi gli è vicino, modifica le sue abitudini alimentari e la sua puntualità. L'andamento della malattia è spesso cronico e recidivo e necessita di diagnosi, cura e riabilitazione.

I giocatori a rischio sono più frequentemente uomini che donne (66% verso 55%), ma il sesso femminile sviluppa di solito la dipendenza più precocemente, hanno una maggiore prevalenza dei disturbi dell'umore e un maggior tasso di suicidi. Il profilo del giocatore problematico è un adulto maschio con una condizione relazionale spesso di divorzio, alti livelli di stipendio e almeno un parente con problemi di gioco d'azzardo (nel 20% dei casi).

Per quanto riguarda i più giovani, generalmente sono gli adolescenti con difficili rapporti con i familiari ad avvicinarsi al gioco d'azzardo. I ragazzi che riferiscono gravi problemi con i genitori, poco interessamento di questi alla loro vita e scarsi risultati scolastici hanno una probabilità doppia di diventare giocatori patologici.

In Italia il 71% della popolazione percepisce come rischioso il gioco d'azzardo, ma solo il 60% disapprova i giochi in cui si vincono o perdono soldi.

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