Non solo Pathfinder
Il grande successo della missione Pathfinder con le passeggiate marziane del robottino Sojourner hanno relegato in secondo piano, almeno agli occhi dei mass media e dell'opinione pubblica, una missione statunitense per certi versi ancora più importante del Pathfinder, il Mars Global Surveryor.
Costruita in soli 26 mesi dalla Lockheed Martin e costata "solo" 148 milioni di dollari, la Mars Global Surveyor fu lanciata il 7 novembre 1996, 27 giorni prima del Pathfinder ma arrivò due mesi dopo.
Nata espressamente come missione scientifica, la più importante a dire il vero dopo il fallimento del Mars Observer, aveva a disposizione i processori più potenti e le tecnologie di ripresa e di analisi più raffinate.
Alla fine le attese non sono andate perdute, e la missione è stata prolungata più volte, fino al nuovo secolo.
Il suo viaggio, tuttavia, è stato difficoltoso fin dall'inizio, e più di una volta ha rischiato di trasformarsi in un'altra missione stile Observer, a cominciare dal mancato dispiegamento di un pannello solare poco dopo l'uscita dall'orbita terrestre.
Sebbene la mancata apertura del pannello non abbia impedito alla sonda di raggiungere il pianeta, il problema destava una certa apprensione tra gli specialisti della Nasa, soprattutto nel momento in cui la navetta avrebbe dovuto immettersi nella giusta orbita.
Per contenere le spese, al Jpl avevano pensato bene di risparmiare sul carburante in modo da alleggerire tutta la struttura così che potesse essere lanciata da un vettore Delta meno potente ma più economico di un Titan. Per rallentare e immettersi nella giusta orbita, non potendo contare sui razzi che avrebbero consumato molto carburante, i tecnici del Jpl immaginarono di sfruttare la rarefatta atmosfera marziana. Ad ogni successivo giro, l'attrito avrebbe fatto perdere un pò di quota alla navetta fino alla giusta posizione (tecnica detta aerobreaking).
L'idea era geniale.
Tuttavia, il mancato dispiegamento del pannello solare aveva alterato la forma della navetta che, pertanto, non potendo contare sul giusto assetto rischiava di finire bruciata nell'atmosfera di Marte.
Fortunatamente, dopo alcune correzioni di orientamento, i tecnici riuscirono a far posizionare la sonda correttamente su orbite basse.
Da questo punto di osservazione particolarmente vicino al pianeta, la sonda scattò numerose foto ad alta risoluzione di qualità mai avuta prima.
I strumenti a bordo compirono analisi complete del clima marziano oltre a mappare l'intera superficie del pianeta con un altimetro laser. Inoltre varie regioni del pianeta furono riprese sotto luci differenti e fu individuato un residuo campo magnetico localizzato che hanno fatto supporre che un tempo Marte avesse avuto un campo magnetico globale. I dati ricavati dall'altimetro laser permisero agli scienziati di ricostruire la prima stupefacente mappa tridimensionale della calotta polare boreale
Da un punto di vista prettamente spettacolare il Pathfinder con il Sojourner fu senza dubbio il vincitore assoluto ma le riprese del MGS hanno contribuito ad avere un quadro di Marte che mai nessuna missione era riuscita a fare. Non ultimo, ha definitivamente risolto il mistero del volto di Marte.
Sulla scia dei successi statunitensi, anche la Russia provò a tornare all'attacco di Marte.
Negli stessi giorni del lancio del MGS, esattamente il 16 novembre, venne avviata la missione russa Mars 96.
Nominato inizialmente Mars 94, il progetto della neonata Agenzia spaziale russa intendeva rilanciare in grande stile le ambizioni marziane dell'ex Unione Sovietica.
Il progetto prevedeva il lancio di un satellite orbitante, dei moduli di atterraggio, un modulo mobile, dei penetratori e un pallone stratosferico da far fluttuare nell'atmosfera marziana.
A causa di problemi finanziari e politici il progetto fu modificato e la data di lancio spostata di due anni.
Al momento del via la navetta era costituita da un orbiter, due piccole stazioni di atterragio e due perforatori che avrebbero dovuto scavare nella superficie del pianeta per indagini di natura chimico geologica. Programmata per arrivare sul pianeta il 12 settembre 1997, si inabissò sul fondo dell'Oceano Pacifico vicino alle coste del Cile e della Bolivia poco dopo il decollo portando con se negli abissi marini circa 270 grammi di plutonio 238.
La causa dell'ennesimo fallimento russo era da imputare alla prematura fase di inniezione del quarto stadio del razzo che mandò fuori controllo la navetta.
Il fiasco, stavolta sotto gli occhi di tutto il mondo, pose definitivamente fine alle ambizioni russe nel campo dell'esplorazione planetaria.