Dossier

La vita nell'universo

Message in a bottle: il Pioneer

Dal grugnito indistinto e poco espressivo dato dalle nostre trasmissioni radio involontarie, siamo passati al graffito: il 3 Marzo del 1972 abbiamo inviato verso Giove una sonda chiamata "Pioneer 10" che, per il suo stesso procedere alla deriva nello spazio profondo, rappresenta un elemento tangibile della presenza di qualcuno che l' ha costruita.

Buono 'sto Pioneer!

E' comunque un'opera firmata: reca infatti una targa in alluminio di 15 centimetri per 22,5 con su incisi vari disegni. La sonda, che nel frattempo ha oltrepassato i limiti del sistema Solare, sta procedendo lentamente (circa 11 km/s) in direzione della costellazione di Orione nella speranza di venire recapitata a un alieno dotato di vista o di tatto, della nostra stessa percezione spaziale, quindi dei concetti di sotto e sopra, destra e sinistra, discreto e continuo etc. Questo lo si evince dando un'occhiata al disegno sulla piastra che raffigura: un uomo (che compie il gesto "universalmente" noto per essere classificabile come "amichevole", di atteggiare la mano in segno di saluto) e una donna, sullo sfondo della sonda stessa così da dare un'indicazione delle nostre dimensioni medie; la rappresentazione del Sistema Solare con la nostra posizione al suo interno; la molecola di idrogeno che è l'elemento più comune nella galassia e infine la posizione di 14 pulsar che dovrebbe fornire al ricevente una griglia di riferimento entro la quale trovare la nostra collocazione. Il metodo- anche se "primitivo" come un graffito- pare sia piaciuto così tanto (almeno a noi mittenti!), che l'abbiamo ripetuto con la Pioneer 11.

Blowing in stellar wind

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