Dossier

Le biotecnologie che vengono dal mare

Le diversità genetiche, nuove risorse per il biotech

Il lavoro di ricerca di risorse biotecnologiche marine non si esaurisce nei mari che toccano l’Europa, ma si estende anche in altre aree, come il mare Antartico. In questi ambienti gli organismi che vivono in condizioni estreme, e per questo denominati estremofili, vengono studiati a livello di DNA, per osservare attraverso quali sequenze si manifesta la diversità genetica rispetto agli altri organismi che proliferano in ambienti meno difficili. Dalle informazioni genetiche così ottenute si può poi passare alle applicazioni in ambito biotecnologico ed ottenere, dai frammenti genetici, nuovi antibiotici, o ormoni, o ancora microarray micro-conduttori. Quest’ultima potenzialità insita nel DNA è stata recentemente dimostrata da ricercatori spagnoli, che hanno rilevato come il Dna abbia una propria conduttività elettrica, legata alla sequenza dei geni.

Black smokers Vivono invece a temperature elevate i batteri delle fonti termali sottomarine. Il Pyrococcus abyssi è un batterio ipertermofilo, cosiddetto perché in grado di svilupparsi tra gli 80 ed i 110°C, in prossimità dei black smokers. Nel caso di questi batteri l’interesse scientifico è rivolto ad investigare quali possono essere i meccanismi genetici che ne permettono la sopravvivenza in condizioni proibitive, studio che ha già permesso di isolare alcuni loro enzimi, del tipo del DNA polimerasi, che, per le loro caratteristiche, trovano già utilizzazioni particolari nelle tecniche di amplificazione in vitro PCR dell’acido nucleico.

In area medica ed in tema di rimedi antitumorali, il Centro di Biotecnologie marine e di Biomedicina di San Diego sta fornendo interessanti risultati. Partiti dallo studio degli invertebrati, i ricercatori sono arrivati a scoprire colonie di attinomiceti che popolano i sedimenti marini i quali elaborano lo Salinosporamide A, composto che ha la capacità di fissarsi sul tessuto tumorale e di neutralizzarne la crescita. Le prove cliniche attualmente in corso riguardano l’efficacità della sostanza nei confronti di un tumore del sangue.

Con simili risultati e prospettive, cambia perciò l’attenzione dell’uomo nei confronti della vita delle profondità marine. Non solo fonte di alimentazione, ma probabile grande risorsa per tutelare e curare la propria salute. Inderogabile quindi il dovere di preservarne il più possibile l’equilibrio e la biodiversità, perchè dall’ambiente acquatico già si estraggono molecole preziose e si prevede che potranno arrivare rimedi alle malattie più diffuse. Squali E mai come oggi il vecchio detto « sano come un pesce » può contare su di un testimonial d’eccezione: lo squalo, che pare essere l’animale marino meglio protetto dal rischio di tumore perchè in grado di produrre squalamina. Tale sostanza, già identificata negli anni ’90 nelle cartilagini del grande pesce predatore, ha dimostrato di avere un ruolo determinante nell’impedire la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi), capacità che riveste notevole importanza nella fase di formazione dei tumori, contrastandone la crescita e l’evoluzione metastatica. Attualmente la sostanza è già utilizzata in oculistica.

Per approfondimenti

Centro di biotecnologia marina e biomedicina

http://sio.ucsd.edu/About/Research_Overview/Marine_Biotechnology_and_Biomedicine/

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