Dossier

Mangiare tranquilli: l'ARPA vigila sulla qualità degli alimenti

Laboratorio fitofarmaci

Una irroratrice mentre distribuisce il fitofarmaco L'agricoltura e gli allevamenti di tipo intensivo presuppongono l'uso di fitofarmaci e di fertilizzanti che, se usati in modo improprio, persisto negli alimenti e nell'ambiente. La loro degradazione, inoltre, può aumentare la concentrazione di altri contaminanti (metalli pesanti e diossine) e diffondere in modo smisurato quantità eccessive di sostanze nutrienti (azoto, fosforo).

La ricerca di residui di fitofarmaci viene effettuata nei laboratori dell'ARPA su campioni di frutta e verdura prelevati dagli enti pubblici di vigilanza e controllo (ASL del Piemonte, NAS), anche a seguito di specifiche denunce.

La ricerca può essere svolta sostanzialmente con tre metodologie di tipo diverso per l'evidenziazione di carbammati, benzimedazolici o di più fitofarmaci contemporaneamente (multiresiduale). I carbammati si estraggono per percolazione con materiale inerte, mentre una estrazione multiresiduale di pesticidi può essere effettuata con solventi.

Frutta fresca Le concentrazioni limite ammesse sono uguali in tutta l'Unione Europea, e sono più bassa qualora i campioni provengano da agricoltura biologica. Tendenzialmente si è rilevato un miglioramento negli ultimi anni, ovvero una diminuzione nella concentrazione di pesticidi presenti. Va detto in ogni caso che la normativa vigente prescrive il rispetto del limite per ciascun fitofarmaco, mentre non viene considerato l'impatto dovuto all'effetto cumulativo qualora si rilevi la presenza di più fitofarmaci diversi; di alcuni pesticidi poi è ammessa la presenza, sempre che ne venga dichiarato preventivamente l'uso. Attenzione comunque a fragole e uva che vengono segnalati come i frutti più contaminati.

Naturalmente le metodologie di individuazione vengono aggiornate rispetto alla immissione sul mercato di nuove sostanze contaminanti.

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