Dossier

Le biotecnologie per l'ambiente

La ricerca di laboratorio

Le indagini preliminari eseguite presso i laboratori di Eniricerche a Monterotondo (Roma) hanno dimostrato l'esistenza, all'interno del terreno contaminato, di condizioni generalmente compatibili con la vita dei microrganismi come il pH leggermente alcalino, la presenza di azoto e di fosforo in forme assimilabili e la salinità non eccessiva.

La moltiplicazione della flora microbica autoctona, e quindi l'azione biodegradativa, e' risultata limitata principalmente dalla disponibilità di accettori finali di elettroni.

D'altro canto è stata rilevata la presenza pressocché ubiquitaria di una ricca flora microbica appartenente a gruppi trofici diversi (solforiduttori, denitrificanti e idrocarburo-ossidanti) con una distribuzione variabile in dipendenza dalle condizioni di "nicchia" esistenti nelle porzioni di suolo esaminate.

Per valutare le capacità degradative di ciascun gruppo trofico individuato, nei confronti dei diversi inquinanti presenti nell'area da trattare, sono stati utilizzati microcosmi all'interno dei quali veniva introdotto il suolo contaminato e un opportuno terreno di coltura contenente i nutrienti necessari alla crescita del gruppo trofico oggetto di studio.

L'allestimento di alcune centinaia di microcosmi ha permesso di prendere in esame le principali variabili capaci di influenzare i processi biodegradativi come la natura e la concentrazione degli inquinanti, la disponibilità di macro e micro nutrimenti, la presenza di adeguate quantità di accettori di elettroni, il potenziale di ossidoriduzione, la temperatura e l'eventuale necessità di inoculi specifici o di colture di arricchimento della flora microbica autoctona.

In condizioni ottimizzate di laboratorio il gruppo trofico dei batteri solforiduttori è risultato capace di degradare il toluene e il 30% dello xilene dopo circa 70 giorni di coltura.

Il gruppo dei batteri denitrificanti si e' dimostrato capace di portare a completa degradazione il toluene in 20 giorni, l'etilbenzene in 30 e lo xilene in 40.

Infine, il gruppo dei batteri idrocarburo-ossidanti si e' dimostrato capace di degradare completamente, in condizioni ideali, tutti i contaminanti studiati entro un massimo di soli 8 giorni.

Sulla base dei dati ottenuti in laboratorio si è ipotizzato che il risanamento dell'area contaminata si potesse realizzare sfruttando i microrganismi idrocarburo-ossidanti autoctoni e che le cinetiche di biodegradazione fossero limitate principalmente dalla disponibilità di ossigeno e dalla temperatura.

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