Dossier

Una razza tutta Piemontese

La consistenza del patrimonio

La regione d’elezione dell’allevamento della razza piemontese è naturalmente il Piemonte. La provincia di Cuneo da sola concentra oltre il 50% degli allevamenti, circa il 20% si trovano in provincia di Torino, mentre la rimanente parte è suddivisa tra le restanti province. Piccoli allevamenti si trovano anche in Liguria.

All’inizio del XX° secolo il patrimonio di bovini piemontesi era molto consistente e contava 680.000 capi. All’inizio del XXI° secolo il numero è passato a poco più di 291.000 capi, di cui circa 130.000 sono iscritti al Libro Genealogico della razza.

Le ragioni della forte riduzione nel numero di capi allevati sono da ricercare in più di una causa. Occorre infatti ricordare che dal dopoguerra in avanti si è assistito alla introduzione massiccia delle macchine per svolgere i lavori agricoli, il trattore prima tra tutte, ed è perciò venuta a mancare la necessità di disporre di forza animale.

A partire dagli anni sessanta si sono sviluppati nuovi modelli di allevamento intensivo, nati per soddisfare la crescente richiesta di carne legata al boom economico. Essi richiedevano tipi di bovini da ingrasso, come alcune razze da importazione, ad accrescimento più rapido della piemontese. Contemporaneamente aumentavano le importazioni di carne già macellata, creando una ulteriore depressione della produzione locale.

Moltissime aziende produttrici di carne, infine, si convertirono, nello stesso periodo, ad aziende produttrici di latte, prodotto in grado di offrire delle buone remunerazioni.

Negli ultimi 10 anni si è però assistito ad un fenomeno in controtendenza, almeno per quanto riguarda i bovini iscritti: dagli 81.500 del 1992 si è passati ai 130.000 del 2001.

Le ragioni dell’incremento sono più di una.

Innanzi tutto c’è stata la riscoperta di una razza che ha delle ottime caratteristiche produttive, con una resa al macello pari al 70%, una percentuale superiore alle altre.

Il tipo di carne, magra e saporita, corrisponde agli standard più richiesti dal mercato e permette di spuntare ottimi prezzi di vendita.

A ciò si può aggiungere che la piemontese offre, grazie alla sua adattabilità, la possibilità di essere allevata secondo i modelli più tradizionali, che in molti punti si avvicinano ai canoni dell’allevamento biologico, i cui prodotti conoscono un crescente interesse da parte dei consumatori.

Occorre poi ricordare che il Libro Genealogico dà la possibilità di ottenere la rintracciabilità e la certificazione degli animali, elementi che sono diventati di indiscutibile importanza dopo la crisi del mercato della carne, seguita al fenomeno BSE, e all’emanazione della normativa per identificare la filiera produttiva dei prodotti di origine animale.

Suggerimenti