Dossier

L'Ictus: cosa è e come si cura. Nuove prospettive terapeutiche

L'uso delle cellule staminali

La recente scoperta che a partire da colture di cellule staminali si possono generare neuroni trapiantabili e che il cervello colpito da ictus produce nuovi neuroni alimenta nuovi studi per mettere a punto una possibile terapia basata sulle cellule staminali. Diversi gruppi di ricerca sono impegnati in tal senso. Nel 2004, il Prof. O. Lindvall, dell’Università di Lund, in Svezia, propose una serie di linee guida per la messa a punto di questo tipo di terapia, descrivendo i diversi obiettivi da raggiungere per sviluppare un’efficace terapia a cellule staminali per i pazienti con ictus.

Lo scopo principale della “terapia cellulare” è ripristinare le funzioni perse in seguito a ischemia impiantando nuove cellule o stimolando la neurogenesi a partire da cellule staminali. Un approccio di questo tipo sembra però più adatto a un tipo di patologia legata ad un unico tipo cellulare, come il Morbo di Parkinson. Nell’ictus, l’occlusione di un’arteria cerebrale provoca un’ischemia focale danneggiando un’area più o meno ristretta di tessuto nervoso. neuroni specchio Rimarginare una lesione di questo tipo è un’impresa molto complessa perché entrano in gioco numerosi tipi di cellule: nervosa e gliale (le cellule che danno sostegno e nutrimento ai neuroni). E' indubbio che il ripristino anche di un solo tipo cellulare è comunque di beneficio per il recupero della funzionalità. Finora i casi di recupero da ictus dopo iniezione cellulare sono rari: in uno di questi, dodici pazienti con ictus hanno ricevuto impianti di neuroni derivanti da una linea cellulare mediante un complesso protocollo di induzione. In alcuni pazienti si è registrato un buon recupero funzionale correlato al parziale ripristino del tessuto danneggiato: l’autopsia su uno dei pazienti un anno dopo ha rilevato una nuova popolazione neuronale perfettamente integrata nel tessuto, derivante dal precedente inoculo.

Le staminali sono cellule immature con una forte capacità proliferativa in grado di trasformarsi in numerosi tipi cellulari. È quindi possibile ottenere diversi tipi neuronali a partire da colture di cellule staminali.

Le fonti di cellule staminali da impiegare nel trapianto sono essenzialmente quattro: la blastocisti dell’embrione, le cellule staminali neurali, dal cervello embrionale o adulto, e tessuti diversi dal sistema nervoso, ad esempio il midollo osseo e il cordone ombelicale. Test effettuati su alcune di queste linee di cellule hanno mostrato un effetto benefico su alcuni dei deficit derivanti da ischemia (TAB.2).

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Non sempre il trapianto cellulare ha dato risultati confortanti e spesso il tipo di cellula nervosa ripristinato non è esattamente quello desiderato, ma le cellule inserite sono vitali e stabiliscono connessioni col resto del tessuto.

Nonostante la scarsità di neuroni prodotti ex novo, molti deficit incontrano miglioramenti: com’è possibile?

In questo contesto, le spiegazioni potrebbero essere almeno quattro. Primo, il danno tissutale di per sé può stimolare risposte nell’ospite. Secondo, i trapianti possono produrre fattori di crescita e neurotrasmettitori che possono incrementare l’attività dei neuroni dell’ospite. Terzo, le nuove cellule possono migliorare la rete sinaptica esistente aumentando le connessioni. Quarto, può verificarsi un’effettiva integrazione dei neuroni introdotti all’interno del tessuto.cellule staminali salva ictus

Recentemente ha preso piede un approccio che prevede un incremento della produzione endogena (dall'interno) di neuroni in alternativa al trapianto: secondo un meccanismo di auto-riparazione, le cellule staminali migrano dal proprio reservoir posto nel terzo ventricolo per ripristinare il tessuto danneggiato. In questo modo, le cellule si trasformano spontaneamente nel tipo neuronale perso in maggior quantità o più necessario nella zona colpita. Purtroppo la capacità ripartiva delle cellule è normalmente molto bassa, trovando il modo di incrementarne l’attività, si migliorerebbe decisamente la rimarginazione tissutale. Dal momento che pare che anche l’infiammazione agisca come inibitore della neuro genesi, è possibile che, all’inizio dell’evento ischemico, il blocco di questo fenomeno diminuisca la perdita già massiva di cellule.

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