L’Italia del cuore: fotografia aggiornata delle malattie cardiovascolari
Si stima che in Italia il tasso di incidenza degli eventi coronarici maggiori sia intorno a 227 casi ogni centomila uomini e di quasi 98 casi ogni centomila donne. Il tasso di incidenza è più alto al Sud sia per gli uomini (quasi 240 ogni centomila uomini) che per le donne (104 ogni centomila donne), e sotto la media nazionale al Nord (221 per gli uomini e 93 per le donne); in linea al Centro (228 per gli uomini e 100 per le donne).
LA PREVALENZA DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI DELLA FASCIA D’ETÀ COMRESA FRA 35 E 74 ANNI È:
Infarto: 1,5 per cento negli uomini e 0,4 per cento nelle donne. Per quanto riguarda gli uomini le percentuali maggiori si raggiungono nel Nord Est e al Sud (1,7%), mentre per le donne si raggiunge al Sud (0,6%). In Piemonte la prevalenza è rispettivamente dell’1,6% e dello 0,1%.
Ictus: 1,1 per cento negli uomini e 0,8 per cento nelle donne. Sia per quanto riguarda gli uomini che per le donne la percentuale maggiore si raggiunge al Sud (rispettivamente 1,4% e 0,9%). In Piemonte la stima è dello 0,8% per entrambi i sessi.
Angina pectoris: 3,3 per cento negli uomini e 3,9 per cento nelle donne. Per quanto riguarda gli uomini la percentuale maggiore si raggiunge nel Nord Ovest (3,5%), mentre per le donne si raggiunge al Sud (4,5 %). Dati Piemonte: 3,5% uomini; 4,2% donne.
Disfunzione ventricolare: 2,6 per cento negli uomini e 1 per cento nelle donne. Sia per gli uomini che per le donne la percentuale maggiore si raggiunge al Centro (rispettivamente 3,1% e 1,3%). Dati Piemonte: 2,6% uomini; 0,8% donne.
LA MORTALITÀ PER MALATTIE CARDIOVASCOLARI
La mortalità per malattie cardiovascolari occupa in Italia il primo posto: il 44 per cento di tutte le morti sono dovute a patologie del sistema cardiocircolatorio. Tra le malattie cardiovascolari particolare rilievo meritano la cardiopatia ischemica e le patologie ad essa correlate, che rappresentano la prima causa nel 28 per cento dei decessi. In questa triste graduatoria seguono poi gli eventi cerebrovascolari che si collocano, dopo i tumori, al terzo posto come causa principale di morte, con il 13 per cento dei decessi.
Considerando gli anni potenziali di vita persi, cioè gli anni che ciascuna persona avrebbe potuto vivere in più in base all’attuale speranza di vita media, le malattie cardiovascolari tolgono annualmente circa 300 mila anni di vita alle persone di età inferiore a 65 anni. Coloro che sopravvivono a una forma acuta di cardiovasculopatia divengono malati cronici, con qualità della vita decisamente ridotta e con alto consumo di risorse assistenziali, nonché farmaceutiche, a carico del Servizio Sanitario e della Previdenza Sociale. Dalle fonti Inps emerge che la spesa assistenziale per le pensioni di invalidità è da attribuire per il 31,2 per cento alle patologie cardiovascolari croniche.
La mortalità per le malattie ischemiche del cuore è maggiore negli uomini rispetto alle donne. In Italia è in corso, a partire dalla metà degli anni ’70, una lenta diminuzione di queste malattie. La differenza fra Nord e Centro-Sud, evidente negli anni ’70, si è ridotta, in particolare negli uomini. Anche la mortalità per gli accidenti cerebrovascolari è maggiore negli uomini rispetto alle donne, ma è in lenta e progressiva diminuzione. Tra le donne le patologie cerebrovascolari sono maggiori al Sud, tanto che in questa area hanno recentemente scavalcato la mortalità degli uomini al Nord.
In Piemonte il tasso di mortalità delle malattie del sistema cardiocircolatorio nel 2002 (ultimo dato disponibile) è stato pari a 477,1 ogni centomila abitanti, contro la media nazionale di 415.
I RICOVERI OSPEDALIERI PER INFARTO MIOCARDICO ACUTO E INSUFFICIENZA CARDIACA
Nel 2004 (ultimi dati disponibili) le dimissioni ospedaliere perinfarto miocardico acuto sono state 121.125, delle quali 78.904 hanno riguardato maschi e 42.221 donne. La Regione che ha fatto registrare il maggior numero di dimissioni è stata la Lombardia (20.810). Tra le Regioni del Sud spicca la Sicilia con 10.681 dimissioni ( al terzo posto in Italia). In Piemonte sono state 8.885, delle quali 5.825 hanno riguardato uomini e 3.060 donne.
Elevatissimo anche il numero dei ricoveri ospedalieri per insufficienza cardiaca. Solo nel 2004 le dimissioni sono state 194.396 delle quali 95.695 hanno riguardato uomini e 98.701 donne. Così come nel caso dell’infarto miocardico acuto, il maggior numero di dimissioni si sono avute in Lombardia (30.370). La prima Regione del Sud di questa “graduatoria” è la Sicilia, al quinto posto (15.912). In Piemonte sono state 10.387, delle quali 5.132 hanno riguardato uomini e 5.255 donne.
LE MALATTIE DEL SISTEMA CIRCOLATORIO UCCIDONO PIÙ DEI TUMORI
Secondo l’Annuario statistico 2007 dell’Istat le malattie cardiovascolari si confermano al primo posto tra le cause di morte in Italia. I quozienti più elevati di mortalità per 100 mila abitanti sono proprio quelli delle malattie del sistema circolatorio, pari a 415 per il totale della popolazione. Il tasso è più alto tra le donne: 446. Gli uomini sono a quota 382. Nel 2002 (ultimi dati disponibili) le malattie del sistema circolatorio hanno provocato in Italia 237.198 vittime, delle quali 131.472 donne e 105.726 uomini.
Ma oggi per le malattie cardiovascolari c’è un pericolo in più: «Un rischio che molti sottovalutano e che va ad aggiungersi a diabete, ipercolesterolemia, ipertensione, trigliceridi alti, fumo, soprappeso, poco moto. Questo rischio si chiama trionfalismo». Il professore Francesco Fedele, presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC) alla presentazione del 68° Congresso della SIC (Roma, 15-18 dicembre 2007), non ha usato mezzi termini nel puntare l’indice su tutti gli annunci, appunto, «trionfalistici» che parlano di terapie sovrastimate. «Ogni giorno», ha spiegato Fedele, «leggiamo sui giornali o vediamo in televisione l’annuncio di un “miracolo” destinato a risolvere le malattie di cuore. E così la gente, venendo a sapere che ormai ci sono terapie portentose che risolvono i problemi più importanti di salute, non si preoccupa più di mettere in atto corretti stili di vita. “Tanto c’è la cura giusta”, pensano».
Si spiega così che gli italiani hanno più paura dei tumori che delle malattie del cuore: una recente indagine del Censis ha evidenziato che per il 78,9 per cento degli italiani la paura maggiore è rappresentata dai tumori; solo per il 24,4 per cento il timore più pressante è per le malattie cardiovascolari, precedute anche dalle malattie cerebrali (24,8 per cento). Non c’è una grande differenza in questo bilancio tra anziani e giovani. C’è differenza invece tra uomini e donne: 30 uomini su 100 temono le malattie cardiovascolari, mentre le donne sono solo il 19,2 per cento.
«Gli annunci trionfalistici», conclude Fedele, «fanno perdere la percezione del rischio e, di conseguenza, fanno abbassare la guardia. Ma producono anche un’altra grave conseguenza: inducono le istituzioni a diminuire gli investimenti per la ricerca». La SIC si fa dunque promotrice di un’Autority costituita dalle Società scientifiche, che valuterà queste notizie e, se dovesse scoprire che sono solo propagandistiche e senza un valido supporto scientifico, interverrà.
(Fonti:
Progetto «Cuore»- Istituto Superiore di Sanità;
SDO-Ministero della Salute;
Annuario Statistico Italiano 2007 – Istat
68° Congresso SIC – Roma, 15-18 dicembre 2007)