Dossier

La terapia genica

L'etica della terapia genica nell'uomo

Tutti i tentativi di terapia genica prevedono solo il trattamento di tessuti somatici (terapia genica delle cellule somatiche). La terapia genica delle cellule somatiche non ha fatto sorgere problemi etici se non per la sua possibile applicazione nella cosiddetta ingegneria generica migliorativa che consiste in qualsiasi trattamento che preveda la modificazione genetica delle cellule di un individuo per migliorarne alcuni tratti come ad esempio l'altezza senza curarne una malattia.

E' ovvio che occorre compiere ogni sforzo per garantire la sicurezza dei pazienti, soprattutto perché le tecnologie usate al momento per la terapia genica sono molto lontane dall'essere perfette. D'altra parte, restringendo il trattamento alle cellule somatiche le conseguenze di un trattamento sono limitate ad un singolo paziente che ha volontariamente acconsentito a sottoporsi al trattamento stesso.

Molti, quindi considerano la terapia delle cellule somatiche accettabile dal punto di vista etico almeno quanto i trapianti d'organo e pensano che dopo attenta valutazione sia eticamente corretto dare approvazione a determinati progetti.

Non si può inoltre dimenticare che i pazienti scelti per essere sottoposti a questi trattamenti soffrono di malattie gravemente debilitanti e spesso mortali per le quali le terapie convenzionali sono inefficaci.

Quindi, nonostante le ovvie imperfezioni della tecnologia, può ancora essere considerato non etico il negare questo trattamento che in effetti rappresenta l'unica possibilità terapeutica.

Per quanto riguarda la terapia genica delle cellule germinali invece la questione è completamente differente. E' stata praticata con successo negli animali, ad esempio per correggere la ?-talassemia, ma finora non è mai stata autorizzata per trattare patologie umane ed è probabile che non lo sia neppure in un prossimo futuro sempre che prima o poi venga approvata.

La terapia genica della linea germinale nell'uomo non viene praticata sia a causa di perplessità di ordine etico sia dei limiti tecnologici della manipolazione delle cellule della linea germinale. Infatti questa tecnologia richiederebbe la modificazione del materiale genetico che costituisce i cromosomi, ad esempio mediante l'integrazione cromosomica del gene introdotto. I sistemi vettoriali che consentono di raggiungere questo risultato però non permettono il controllo accurato del punto o dell'evento d'integrazione ed inoltre nella terapia genica somatica l'unica seria preoccupazione riguardo alla mancanza di controllo sul destino dei geni trasferiti è la prospettiva che una o più cellule vadano incontro a trasformazione neoplastica.

Invece, sulla linea germinale, la modificazione genetica ha implicazioni che non si limitano al destino di un'unica o di poche cellule. Infatti oltre al cancro, l'inserimento accidentale di un retrovirus ricombinante dentro un gene importante potrebbe determinare ad esempio una nuova mutazione patogena ereditaria.

Vi sono poi svariati problemi etici connessi alla modificazione della linea germinale. La modificazione genetica delle cellule della linea germinale nell'uomo può avere infatti conseguenze non solo per l'individuo le cui cellule siano state originariamente alterate, ma anche e soprattutto per tutti gli individui che ereditano questa modificazione genetica nelle generazioni successive. La terapia genica delle cellule della linea germinale inevitabilmente comporterebbe il non tenere conto del diritto di questi individui di poter scegliere innanzi tutto se la loro costituzione genica debba essere modificata.

Taluni, comunque, pensano che in futuro la tecnologia per modificare le cellule migliorerà fino a raggiungere un livello accettabile e, posto che ci siano regole e tutele sufficienti, non dovrebbero più esserci obiezioni di carattere etico.

Altri, fanno notare che, oltre al problema dei diritti degli individui futuri, questa tecnologia condurrà inevitabilmente a migliorare i caratteri genetici. Ciò comporterà un programma di eugenetica o genetica positiva che consiste nella selezione artificiale dei geni considerati in grado di conferire caratteri vantaggiosi. Anche se ciò fosse accettabile resta il problema di chi sia in grado di decidere quali caratteri siano davvero da considerarsi vantaggiosi al di là di quelli strettamente legati a una o più patologie. I ripugnanti programmi tra cui ad esempio quelli della Germania nazista e di molti stati degli USA in cui si praticava la sterilizzazione artificiale degli individui giudicati mentalmente ritardati dovrebbero farci ricordare i molti potenziali pericoli connessi alla modificazione della linea germinale dell'uomo.

D'altronde la necessità di una terapia genica della linea germinale è del tutto discutibile. Infatti se la modificazione genetica della linea germinale può essere considerata un modo di evitare quello che altrimenti sarebbe l'eredità certa di una nota mutazione pericolosa occorre domandarsi quanto spesso insorga questa situazione e quanto possa poi essere facile intervenire.

Una probabilità del 100% di ereditare una mutazione nociva potrebbe verificarsi soprattutto in due modi. Uno è quando una donna affetta sia omoplasmica per una mutazione dannosa nel genoma mitocondriale e desideri comunque avere un figlio. In questo caso il problema è legato al fatto che, a causa della molteplicità delle molecole di DNA mitocondriale coinvolte, per questo tipo di malattie si ha ancora pochissimo da offrire come terapia genica. Una seconda situazione riguarda l'eredità di mutazioni del genoma nucleare. Per aver il 100% di rischio di ereditare una mutazione dannosa sarebbe necessaria l'unione tra due individui entrambi malati della stessa malattia a eredità recessiva, evento di per sé estremamente raro. Invece, la maggior parte delle mutazioni nel genoma nucleare viene ereditata con al massimo un rischio del 50% (per malattie a eredità dominante) o del 25% (per malattie ad eredità recessiva).

Quindi la fecondazione in vitro fornisce in questo caso un modo molto più accessibile, semplice e sicuro per modificare la linea germinale. Infatti poiché la fecondazione in vitro comporta la produzione di diversi ovuli fecondati, risulta molto più semplice cercare tra questi gli ovuli normali e usarli per l'impianto piuttosto che modificare geneticamente ovuli fecondati identificati come portatori della mutazione dannosa.

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