L’Ariane 5
In risposta alle necessità del mercato, ma soprattutto ad attività spaziali che diventano sempre più sofisticate, è stato necessario fare un passo oltre al sia pure necessario incremento delle capacità di lancio. Per essere competitivo, il razzo-vettore doveva poter lanciare più satelliti contemporaneamente, portare rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale e così via.
Nel 1999 ha fatto il suo ingresso sulla scena dei lanciatori l’Ariane-5, che nelle intenzioni dell’Arianespace e dell’ESA doveva essere destinato a superare i record dell’Ariane4.
Oggi l’Ariane 5 è ormai entrato nella fase matura della sua vita di lanciatore, anche se i record del suo predecessore sono decisamente lontani, anche per un improvviso cambiamento delle domande nel settore dei lanci satellitari, che grazie allo sviluppo sempre maggiore delle nanotecnologie si è decisamente spostato verso satelliti di dimensioni minori e dedicati a usi più specifici.
Lo stadio principale (EPC, da
Il Vulcain è considerato uno dei grandi successi tecnologici europei. Da solo è costato un quarto di tutti gli investimenti per la realizzazione del programma sui lanciatori, mentre alla sua realizzazione hanno contribuito 40 diverse industrie europee. Dopo dieci minuti di spinta ininterrotta, il Vulcain si spegne, il primo stadio si separa dal secondo stadio e rientra a Terra seguendo una traiettoria balistica. La maggior parte del primo stadio si brucia in atmosfera per attrito, mentre quel che resta cade a oltre 2000 km di distanza dalle coste, in pieno Oceano Pacifico.
Durante i primi minuti del lancio, il motore criogenico fornisce appena l’8% della spinta necessaria. La maggior parte del lavoro è svolto da due razzi-vettori laterali, i cosiddetti booster (EAP,
Molte industrie collaborano alla realizzazione di un lanciatore, per esempio un Ariane5. Quando i vari pezzi sono pronti vengono trasferiti a Kourou via mare- un viaggio di circa 12 giorni - e poi assemblati, come in una specie di lego.