Dossier

OGM - Organismi Geneticamente Modificati

Istruzioni per fare un OGM

La realizzazione di un OGM parte da un'attenta pianificazione e progettazione del lavoro basata sulle conoscenze attuali in materia e sulle caratteristiche che si vogliono ottenere.

Noccioli profumanti Per prima cosa bisogna chiedersi che cosa si vuole ottenere.

Si pensi ad esempio alle olive aromatizzate al rosmarino: quello che ci serve è il gene responsabile del profumo del rosmarino.

Questa è la fase più lunga: identificare e isolare il gene di interesse.

Una volta ottenuto il gene, che per la riuscita dell'esperimento non deve essere enorme (i geni possiedono dimensioni diverse) lo si inserisce dentro una molecola circolare di DNA batterico, il vettore. Si ottiene così un "cerchio" di DNA più grande e ibrido, in parte derivante da un batterio e in parte dalla pianta di rosmarino.

Questo è indispensabile per produrne una buona quantità, senza la quale non si può procedere.

Dobbiamo quindi chiederci quando e dove vogliamo che la funzione compaia. Ovviamente ci interessa che compaia nel frutto maturo e nella polpa, e non ad esempio nelle foglie.

Per guidare l'espressione della funzione in un momento e in un distretto specifico bisogna fare precedere il nostro gene da una sequenza chiamata promotore. Il promotore è anch'esso un frammento di DNA che può essere però in una stato attivo o spento a seconda del momento funzionale.

Quando è attivo permette al gene di produrre la proteina, quando è spento no. Lo stato attivo o spento dipende dalle caratteristiche della cellula in quel momento, che variano da struttura a struttura della pianta. Esistono pertanto "promotori" che si accendono solo nelle foglie, solo nei petali o solo nei frutti.

Quindi completiamo il nostro DNA con il giusto promotore: acceso nella polpa quando l'oliva è matura. Attenzione perché se scegliamo il promotore sbagliato rischiamo di avere profumati solo i noccioli...

Infine, dopo il gene di interesse si aggiunge una sequenza indispensabile definita terminatore che indica alla cellula quando l'informazione genetica è finita. La sequenza di DNA così ottenuta rappresenta quello che nel gergo biotecnologico viene definito un "costrutto".

All'interno del batterio E.coli viene fatto produrre un elevato numero di copie del nostro "costrutto".

Quando si ha un quantitativo sufficiente di DNA lo si inserisce dentro le cellule vegetali

Non tutte le cellule utilizzate integreranno il DNA, bisognerà effettuare delle selezioni per individuare quelle che lo avranno acquisito. Da queste si otterranno le piantine transgeniche.

Ottenuta la piantina bisogna fare dei controlli: innanzitutto un'analisi genetica per capire il luogo nel genoma e le modalità con le quali il nostro costrutto si è inserito. Quindi bisogna controllare che le caratteristiche desiderate siano effettivamente presenti.

Nel nostro caso è semplice perché basterà annusare le olive...

Dalla pianta transgenica ottenuta che presenta le caratteristiche desiderate e non ha anomalie si ottiene la progenie attraverso riproduzione per autoimpollinazione o per talea.

Si procede quindi con la coltivazione in serra dove vengono effettuati i test agronomici e molecolari. Quando questi sono completati si passa alla sperimentazione in campo su larga scala. In questa fase si controlla la tossicità, l'allergenicità e l'impatto ambientale.

Solo terminati questi test si può procedere alla coltivazione in campo e successivamente alla commercializzazione.

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