Iperflatlandia
Pur con tutta la sua genuina passione quadridimensionale, anche Rucker si scontra con un notevole problema: come rappresentare veramente lo spazio a quattro dimensioni? E la scelta che adotta prevalentemente è forse quella più naturale, ma, gestita con maestria com'è, dà lo stesso i suoi frutti.
Come prima cosa, richiama i fenomeni che caratterizzano la vita del Quadrato nella Flatlandia. Lì la vita non ha spessore; gli abitanti non possono superare le linee - che sono i muri delle loro case; non possono uscire dal piano né tanto meno ribaltarsi. Sono costernati dal vedere comparire e scomparire un cerchio e non riescono a capire che questo fenomeno non è altro che il passaggio di una sfera (una sfera? Ma cos'è una sfera? Null'altro che un'astrazione del tutto estranea alla vita di tutti i giorni!) attraverso il loro piano! E così via enunciando situazioni che risentono fortemente del vincolo dato dal vivere nel piano e che sono sconvolte dall'improvvisa comparsa di esseri di un Universo superiore.
La ricchezza degli esempi, dell'esposizione e della rappresentazione che Rucker concretizza, in relazione col libro di Abbott, permette di mostrare molti più fenomeni tipicamente bidimensionali. E da questi è facilissimo passare, per analogia, al mondo tridimensionale.
Così, la nostra abituale realtà a tre dimensioni, dopo poche pagine de
Tutto ciò può sembrare giustamente astratto, ma Rucker riesce a renderlo vivo per mezzo dell'esposizione di alcune proprietà specifiche che, nel prossimo paragrafo, proveremo a richiamare.