Dossier

Piemonte nanotech, imprese e centri di ricerca fanno squadra: il progetto Nanomat.

Intervista al professor Giuseppe Caputo

Nanotubi Giuseppe Caputo, chimico, docente alla Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali dell’Università di Torino, è il direttore tecnico del progetto «Nanomat».

Professor Caputo, a che punto è la ricerca piemontese nell’ambito delle nanotecnologie?

Sicuramente a livelli molto alti, perché ci sono diversi centri di ricerca nelle università e fuori dalle università che hanno progetti all’avanguardia. Come è emerso dal convegno del 10 luglio, i nostri laboratori possono competere senza problemi a livello internazionale. Molti dei gruppi che partecipano a Nanomat, d’altronde, collaborano anche a programmi europei e transnazionali e vantano numerose pubblicazioni sulle riviste specializzate.

Qual è il vostro principale obiettivo?

Vorremmo arrivare a integrare tutti i laboratori e creare un centro di eccellenza dedicato alle nanotecnologie. Magari non staccato da quelli già esistenti, ma che li coordini e li riunisca tutti. È una delle mete che intendiamo raggiungere nei prossimi anni.

Che ruolo hanno in tutto ciò i privati? Investono abbastanza in ricerca?

Il Piemonte ha una situazione leggermente migliore rispetto alla media nazionale, ma non se ne discosta molto. La spesa in ricerca e sviluppo in Italia, sia nel settore pubblico che in quello privato, si colloca in una fascia piuttosto bassa in confronto al resto d’Europa; non si può ignorare che ci siano casi di eccellenza, però si potrebbe fare molto di più.

Anche se l’impresa-tipo in Italia è medio-piccola?

Sì. Questo, anzi dovrebbe essere un incentivo ulteriore a collaborare con i centri di ricerca esterni e investire poco ma bene. Diversamente le piccole-medie imprese non sono in grado di sostenere da sole progetti complessi come quelli delle nanotecnologie. Con l’appoggio dei laboratori specializzati (e di tutta la loro costosa strumentazione) possono invece godere i vantaggi di studi avanzati e ottenere risultati eccellenti.

brevettoE le diffidenze tradizionali, come il timore che le ricerche condotte possano essere di vantaggio anche ai concorrenti, sono del tutto infondate?

Ormai i centri di ricerca sia pubblici che privati sono abituati a collaborare con le aziende, con le quali stipulano accordi di segretezza, avviando spesso contemporaneamente anche le pratiche per ottenere i brevetti dei risultati raggiunti. Le vecchie apprensioni, insomma, si possono considerare superate. Anche perché non si può più pensare di andare avanti da soli: per mettere a punto nuovi prodotti occorre passare attraverso studi di notevole complessità, che non sono a portata di piccola-media impresa.

Nanomat può essere un punto di riferimento per chi desiderasse intraprendere questa strada?

Certo: stiamo cercando di assumere proprio questo ruolo di cerniera tra centri ricerca e imprese. Il progetto Nanomat, d’altronde, comprende laboratori pubblici e associazioni imprenditoriali, proprio perché intendiamo trasferire alle aziende i risultati degli studi condotti nei centri specializzati e ci aspettiamo che, al contempo, le imprese stimolino i laboratori a lavorare su tematiche di loro interesse.

Poniamo il caso di un’azienda che non faccia parte di Nanomat e che voglia mettersi in contatto con qualche ricercatore per superare un ostacolo tecnico. Cosa deve fare?

Rivolgersi a noi, che provvederemo a organizzare un primo momento di dialogo, volto a vagliare la possibilità di lavorare su un progetto specifico, che poi potrà essere finanziato dalla stessa impresa oppure attingere ai vari fondi regionali ed europei.

Voi vi occupate anche dell’informazione relativa ai bandi di finanziamento?

Certo: noi siamo a stretto contatto con gli Enti preposti alla pubblicazione dei bandi, quindi possiamo illustrarne le caratteristiche e le potenzialità, ma anche aiutare a creare consorzi adatti a sostenere i progetti.

catena montaggio autoSecondo lei quali sono gli ambiti di applicazione più promettenti delle nanotecnologie per l’immediato futuro?

In Piemonte un impatto molto ampio l’avrà probabilmente il settore meccanico (soprattutto i rivestimenti) e l’automotive, perché molte aziende si sono formate nell’indotto Fiat e ora sono fornitrici di altri produttori automobilistici in tutto il mondo: per stare al passo con la concorrenza dovranno continuare a innovare i loro prodotti. E le nanotecnologie nella componentistica auto stanno avendo grande fortuna: ci sono già molte applicazioni. I nanomateriali inseriti in polimeri, ad esempio, possono rendere un determinato prodotto ignifugo, cioè resistente al fuoco e al calore: è un requisito molto importante, tra l’altro, nelle coperture dei motori e nel rivestimento dei cavi elettrici. L’industria dei polimeri nella nostra Regione è molto sviluppata ed è uno dei settori in cui le nanotecnologie possono introdurre più innovazioni.

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