Dossier

iXem Labs: eccellenza mondiale nella lotta al digital divide

Internet veloce nei piccoli Comuni: l’esperienza pilota di Verrua Savoia (To)

cavo rete scollegato Il digital divide, cioè l’assenza di collegamenti efficienti alla Rete, interessa non solo i Paesi in via di sviluppo, ma anche quelli come il nostro, dove i provider hanno scarso interesse a portare il servizio in centri piccoli e isolati (es. comunità montane e isolane), dove la spesa per i cavi di connessione e la loro posa è inevitabilmente superiore ai guadagni ricavabili dal ristretto gruppo di utenti. Si calcola che circa dieci milioni di italiani siano in questa condizione penalizzante sia per chi lavora sia per chi studia.

D’altronde la «banda larga» (definita alla luce della tecnologia attuale a partire da un valore soglia di 1,2 megabit/sec) non è contemplata tra i servizi obbligatori alla cittadinanza né dalla legislazione italiana né da quella europea. La copertura del territorio italiano con accessi a Internet a velocità superiori a 1 megabit/sec è ampiamente al di sotto della media europea (95% nel Regno Unito, 90% in Francia): una situazione di arretratezza che ci ha procurato anche un’ammonizione da parte dell’Unione europea, perché l’accesso alla Rete in banda larga è un fattore di importanza strategica per la competitività delle imprese, tanto quanto la creazione di una rete efficiente per i trasporti autostradali e ferroviari. Altrettanto cruciale il suo ruolo per la ricerca scientifica, che lavora su grandi quantità di dati e utilizza Internet come strumento da cui attingere potenza di calcolo, oltre che per scambiare informazioni.

Le tecnologie alternative al cavo e attualmente disponibili sul mercato italiano sono la connessione unidirezionale via satellite e le connessioni Umts tramite modem Usb o cellulare. Queste soluzioni costano in media tra i 25 e i 40 euro al mese, ma hanno un livello di servizio nemmeno paragonabile a quello della banda larga via cavo. Secondo i ricercatori dell’iXem la soluzione del problema, nei paesi più arretrati tecnologicamente, può giungere dal wi-fi. E ne hanno dato una prima dimostrazione pratica a luglio 2006, realizzando una rete wi-fi a banda larga a Verrua Savoia, piccolo Comune in provincia di Torino, con 1.400 abitanti, oltre il 50% dei quali sopra i 65 anni.

Verrua Savoia panorama «L’idea», spiega Trinchero, «è partita da un decreto emanato a ottobre 2005 dal Ministero delle Comunicazioni, che dava ai piccoli provider la possibilità di utilizzare i collegamenti wi-fi (gli stessi, per intenderci, presenti negli aeroporti, negli alberghi, nei centri commerciali...) per realizzare coperture del territorio limitate. Così abbiamo pensato di sperimentare un wi-fi “potenziato”, che funzionasse anche all’aperto, e di applicarlo a un Comune ancora privo di collegamenti a banda larga». Il team ha lavorato alcuni mesi all’iniziativa, d’intesa con l’amministrazione comunale, progettando la rete su carta e realizzandola poi sul territorio, attraverso l’installazione di antenne riceventi e trasmittenti.

In pratica il sistema funziona così: una stazione trasmittente (potenziata rispetto ai normali hot spot, i punti di accesso collocati nei piccoli ambienti, in modo da sopportare un traffico corposo di dati) fornisce il collegamento a Internet in un raggio di 3 chilometri quadrati. L’utente deve solo fare domanda di connessione al Comune e integrare il pc con una scheda di rete che si collega a una piccola antenna ricevente collocata sul tetto della casa. Il costo maggiore, seppure contenuto, è per l’antenna da installare a casa: varia a seconda delle prestazioni. Si va dal modello base, 75 euro, fino ai 250 euro per chi desidera condividere la connessione tra diversi computer. Ma chi ha la fortuna di vivere vicino ai ripetitori può anche farne a meno.

La rete cittadina è oggi composta da 8 reti wi-fi e hiperlan, con altrettanti punti di accesso. Copre l’80% del territorio abitato e, nel corso delle 24 ore, offre una banda media pari a 1,2 Mb/s reali e bidirezionali, dunque una velocità circa 4 volte superiore a quella offerta da un contratto commerciale Adsl su cavo. La rete assicura anche un collegamento intranet molto veloce (10 Mb/s) tra 13 scuole del comprensorio.

Ajarnet Altri Comuni italiani, dal Friuli alle Marche, dalla Liguria alla Campania, hanno raccolto l’esperienza fatta e si sono mossi per realizzare reti come quella di Verrua, con l’obiettivo di rendere più competitive le aziende locali e scoraggiare la fuga delle giovani generazioni verso le città più grandi. Tra i progetti seguiti direttamente dagli iXem Labs c’è l’Ajarnet, rete di collegamento wireless che interessa otto Comuni del Friuli (Cervignano, Ruda, Ajello, Torviscosa, Tapugnano, Camolongo al Torre, Medea, San Vito al Torre), realizzata in collaborazione con la «AjairNet» s.p.a, società per azioni controllata dalle otto municipalità del basso Friuli. In questo caso, la copertura del territorio dall’orografia estremamente varia (100 chilometri quadrati e 25 mila abitanti), è stata assicurata installando le antenne per la trasmissione e i ripetitori sui campanili delle chiese.

Queste attività hanno dimostrato che, al di là delle resistenze di provider e gestori dei cavi, è possibile fare passi avanti concreti per adeguare il territorio italiano agli standard europei. A bassi costi, attraverso società pubbliche di servizi e in tempi brevi.

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