Dossier

Comunicare cento anni fa

Il telefono

Questo mezzo di comunicazione dovette apparire veramente rivoluzionario ai nostri antenati quando cominciò a diffondersi: sentire arrivare lontano la propria voce parlando normalmente sembrò quasi una magia, tanto da suscitare inizialmente diffidenza e perplessità, anche da parte degli esperti.

Ecco un paio di episodi riportati da riviste tecniche, che hanno come protagonisti i contadini, quali figure emblematiche di persone non edotte che si avvicinano alla tecnologia.

Il primo racconta di un agricoltore ,che si trova costretto suo malgrado a servirsi del telefono. Gli si avvicina “timidamente”, lo scruta “con cautela”, poi prende una matita e scrive qualcosa su un pezzo di carta (3).

Quindi arrotolò il foglio di carta cercando di spingerlo nell’apertura del microfono. Non riuscendoci con le dita, prese la matita e lo spinse dentro a forza danneggiando la lamina vibrante e poi, tutto compiaciuto, si sedette in attesa di una risposta. Dopo una decina di minuti iniziò a scoraggiarsi, e pensando di aver trasmesso il messaggio sulla linea sbagliata ne scrisse un altro e lo spinse dentro il ricevitore, premendo sino in fondo come se stesse infilando un pallottola nel fucile, per essere ben certo che funzionasse.

Il secondo aneddoto vede protagonista il fattorino di un’azienda di Aberdeen, un ragazzo di campagna, a cui è stato chiesto di badare al telefono in assenza del padrone (4):

Rispondendo alla consueta domanda “Pronto?”, egli fece un cenno di assenso con il capo. La domanda fu riformulata una seconda volta, e poi un’altra, e ogni volta il ragazzo rispondeva facendo cenno con il capo. Sentendosi ripetere la domanda per la quarta volta, il ragazzo perse la pazienza e strillò nell’apparecchio: “E che, sei cieco? E’ mezz’ora che faccio sì con la testa!”

Come per il telegrafo, le utilizzazioni del telefono alla fine del diciannovesimo secolo sono sostanzialmente professionali. All’inizio del ventesimo secolo l’uso comincia però ad estendersi all’ambito familiare, dapprima con gli uomini d’affari che vogliono essere collegati con l’ufficio anche nella casa di vacanza, poi per permettere alla padrona di casa di mettersi in contatto rapidamente con i commercianti e i fornitori. E lentamente cominciano a prendere piede anche le chiamate di cortesia o di “chiacchiere”, un uso inizialmente considerato superfluo e secondario dalle compagnie telefoniche.

Ma il “bon-ton” telefonico non deve essere stato acquisito facilmente se nel 1891 un giornalista del “Globe Democrat” esprime il seguente monito (5):

C’è un solo modo di parlare al telefono, uno soltanto (…) Bisogna scostarsi un pochino e parlare in tono normale, come se la persona cui ci rivolgiamo fosse distante mezzo metro e non tre o quattro miglia di filo telefonico. Non strillate; non bisbigliate; limitatevi a parlare in tono normale, distintamente. E’ l’elettricità, non la forza del vostro eloquio, a trasportare le parole. L’apparecchio non va paragonato a una persona dura d’orecchi; al contrario, esso è oltremodo sensibile.

Suggerimenti che, a ben vedere, sono ancora validi oggi per le telefonate con il cellulare.....

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