Il progetto Ignitor
Intorno alla metà degli anni settanta Bruno Coppi, professore ordinario presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT), inizia a lavorare al progetto Ignitor, volto a studiare le proprietà fisiche dei plasmi in condizioni di bruciamento, ossia quando la principale fonte di riscaldamento per raggiungere la temperatura d’ignizione è interna ed è costituita dall’energia cinetica dei prodotti delle reazioni di fusione. La strada meno costosa e più facilmente realizzabile per perseguire questo obiettivo è rappresentata dalla tecnologia degli alti campi magnetici in rame utilizzata in macchine compatte del tipo Tokamak, i migliori esempi delle quali, negli anni settanta, sono Alcator del MIT e FTU dell’ENEA presso iLaboratori Nazionali di Frascati.
La progettazione della macchina procede speditamente con la definizione di importanti parametri realizzativi e, a metà degli anni ottanta, l’ENEA e un consorzio industriale formato da Ansaldo e FIAT diventano validi partner nella realizzazione del programma. In questa fase si sceglie di utilizzare il riscaldamento di tipo ohmico e si stabilisce di ricoprire interamente la parete interna della camera a vuoto con tegole in molibdeno. Per garantire il raffreddamento della macchina si pensa di collocarla in un criostato e di mantenerla in temperatura con elio gassoso a 30° Kelvin. La necessità di alimentare Ignitor direttamente dalla rete elettrica apre il quesito sul sito in cui collocare il reattore e gli studi di impatto ambientale condotti dalPolitecnico di Torino in collaborazione con l’ENEA di Frascati individuano due location potenziali a Rondissone, in provincia di Torino, e a Caorso, in provincia di Piacenza. L’adeguatezza delle infrastrutture, la vicinanza all’Università e a Centri di ricerca, nonché i ridotti disturbi sulla rete elettrica fanno prevalere la candidatura del sito piemontese.
L’avanzato stato dei lavori del progetto, tanto da un punto di vista teorico che tecnologico, non ha tuttavia permesso la sua attuazione. A oggi del programma Ignitor esistono parti della macchina e contratti di collaborazione con diverse industrie dell’indotto, ma la sua completa realizzazione e addirittura la scelta definitiva del luogo in cui collocare il reattore è sospesa e rinviata a data non meglio definita, con un grave danno non solo economico, ma anche, e forse soprattutto, scientifico.