Dossier

Eureka: la cosmologia letteraria di Edgar Allan Poe

Il metodo scientifico di Eureka

Cottage di Edgar Allan PoeEureka può essere suddivisa in tre parti. La prima parte è relativa al metodo: è

possibile elaborare una cosmologia in termini razionali e scientifici? Nella seconda parte Poe edifica la propria cosmologia a partire da assunzioni metafisiche, ne presenta le conseguenze fisiche, e si confronta con le osservazioni. Infine, nella parte conclusiva Poe generalizza la sua teoria.

La parte iniziale è presentata in modo satirico; questo tono ha spiazzato diversi critici, tanto da far persino dubitare qualcuno della serietà di Eureka. Poe finge infatti di riferire il contenuto di una lettera proveniente dal futuro, scritta nell'anno 2848, nella quale si discute sulla natura del metodo scientifico.

L'autore della lettera ironizza sui pensatori del passato che hanno identificato le strade della conoscenza con l'induzione o la deduzione. Poe ritiene che il fondamento della scoperta scientifica consista nell'intuizione, e illustra questa sua convinzione prendendo a modello Keplero. Egli si ispira chiaramente ad un libro del chimico David Brewster, Martyrs of Science (Martiri della Scienza), pubblicato nel 1841, che ebbe numerose edizioni successive, nel quale si difendeva il ruolo dell'immaginazione contro una filosofia della scienza troppo centrata sull'induzione.

Perché Poe ha sentito la necessità di dilungarsi su un tale argomento?

La ragione appare chiara: se la scienza fosse basata unicamente sul metodo induttivo, la cosmologia sarebbe impossibile. Certo, a noi oggi l'enfasi di Poe sull'intuizione e l'immaginazione appare "naif'' (la scoperta di Keplero delle orbite ellittiche si basa sulle precise osservazioni di Tycho Brahe e su un lavoro di analisi durato parecchi anni), ma non doveva apparire tale ai suoi contemporanei.

Dagherrotipo di Edgar Allan Poe, 1849 Nonostante la prima parte di Eureka sia incentrata sul metodo, il passo della lettera proveniente dal futuro nel quale si nega che vi siano assiomi indiscutibili ha particolarmente attratto l'attenzione della critica: "(...) affermo che non selezioneremo alcun assioma di una indiscutibilità così discutibile come si trova in Euclide. Non discuteremo, ad esempio, di proposizioni quale quella che due linee rette non possono racchiudere uno spazio, o che il tutto è maggiore di una qualsiasi delle sue parti.''

Inutile dire che in questa affermazione molti hanno visto un'anticipazione della relatività generale, riferendosi alla chiara allusione alle geometrie non euclidee.

Il collegamento è evidentemente illusorio, dato che le geometrie non euclidee sono state sviluppate ben prima della relatività: già Saccheri aveva discusso il postulato delle parallele, e Gauss si era posto il problema della curvatura dello spazio, anche se gli sviluppi più significativi si sarebbero avuti solo in seguito.

Inoltre, un conto è discutere della geometria dello spazio, un altro collegarla alla materia in una teoria fisica, quello che ha saputo fare Einstein.

Sarebbe interessante comunque conoscere quale fosse la fonte a cui Poe ha attinto, la stessa, forse, dove era messo in discussione il concetto che "il tutto è maggiore di una qualsiasi delle sue parti.''

Quest'ultima affermazione è passata inosservata, ma è ancora più interessante della precedente: vi si allude infatti alla definizione di infinito! Anche in questo caso, era già noto che l'insieme dei numeri pari non e' ''più piccolo" dell'insieme dei numeri interi (infatti possiamo contare i numeri pari: il primo e' il 2, il secondo e' il 4, e dunque ad ogni numero intero n corrisponde il numero pari 2n e viceversa...), ma le proprietà dell'infinito e i problemi ad esso legati sarebbero state discusse sistematicamente nei Paradossi dell'Infinito di Bolzano, pubblicati postumi nel 1851, e ulteriormente approfondite e sistematizzate nei decenni successivi.

Ciò che rimane suggestivo nel passo citato è piuttosto l'identificazione e l'accostamento di due problemi della scienza moderna i cui sviluppi si sarebbero rivelati fra i più fecondi e significativi. Poe vi è forse stato attirato dal loro carattere innovativo e paradossale; sta di fatto che, ricordiamolo, essi sono citati solo in funzione epistemologica, e non giocano alcun ruolo nella sua teoria.

Nel prossimo saggio vedremo invece come Poe imposta la sua cosmologia, a partire dal problema dell'infinità dell'universo.

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