Dossier

Alla conquista del Pianeta Rosso

Il Mariner 9: il primo satellite artificiale di Marte

L'opportunità per lanciare la prima sonda orbitante attorno al pianeta cadde nella tarda primavera del 1971.

Tra il 1969 e il 1971 le missioni per la Luna avevano conquistato la vetrina più importante e, dopo la sfortunata parentesi della missione 13, si era già arrivati alla missione Apollo 14, la terza del programma a portare un equipaggio sulla superficie della Luna; ciononostante, grandi speranze e aspettative suscitavano i programmi rivolti allo studio del Pianeta Rosso: programmi ambiziosi che miravano a far atterrare una sonda sulla superficie di Marte e studiarne i segreti attraverso apparecchiature molto sofisticate.

Se le missioni verso il nostro satellite, pertanto, erano al centro dell'attenzione, il 1971 fu anche un anno piuttosto affollato di sonde dirette verso il pianeta e non meno di cinque missioni erano pronte alla conquista di Marte: oltre alla coppia di Mariner, la 8 e 9, ci furono almeno tre sonde dell'Urss pronte al grande balzo, progettate con tecniche raffinate e con un programma di lavoro molto ambizioso.

Infatti, se gli Usa avevano intenzione di immettere nell'orbita di Marte due sonde, ben più complesso appariva essere il programma sovietico che, invece, potendo contare su un nuovo potente lanciatore, il Proton, intendeva far atterrare un modulo sulla superficie del pianeta.

Le sonde sovietiche, quattro volte più pesanti delle controparti a stelle e strisce, erano formate da due parti: un modulo orbitale (orbiter) che doveva ruotare attorno al pianeta e un modulo di atterraggio (lander) da sganciare una volta raggiunto il punto giusto dell'orbita marziana.

Una volta felicemente atterrato, il lander avrebbe inviato a terra le immagini del pianeta riprese dalle sue fotocamere.

In questa sorta di arrembaggio spaziale il via venne dato dalla sonda Mariner 8 staccatasi dalla piattaforma di Cape Canaveral l'8 maggio del 1971, seguita due giorni dopo dalla controparte sovietica Cosmos 419.

Quest'ultima era una sorta di sonda apripista. Negli intenti dei progettisti sovietici la sonda avrebbe dovuto seguire una traiettoria veloce per giungere in orbita attorno al pianeta in notevole anticipo rispetto a una combinazione orbiter-lander; questo avrebbe permesso di raccogliere una serie di dati sul pianeta e riutilizzarli al meglio per la sonda più lenta che così avrebbe raggiunto il pianeta e iniziato la sua procedura di sgancio del lander seguendo le indicazioni raccolte dalla sonda più lenta.

Il programma era ben congegnato, come assai raffinata era la strumentazione per la navigazione in automatico delle sonde. Ma l'esito non fu dei migliori.

Per entrambe le sonde, americane e sovietiche, il programma terminò, ancor prima di partire, in fondo all'oceano.

La Mariner 8, infatti, andò finire in mezzo all'Atlantico pochi minuti dopo il lancio a causa della mancata accensione del secondo stadio del razzo Atlas-Centaur, mentre la Cosmos 419 ripiombò nell'atmosfera terrestre, bruciandosi, dopo che l'ultimo stadio del razzo mancò l'accensione a causa di una banalissima regolazione di un timer impostato per accendersi dopo 1.5 anni invece che dopo un'ora e mezza.

Mars 3 Con questi imbarazzanti fallimenti alle spalle, erano pronte, rispettivamente il 19 il 28 e il 30 maggio, le sonde sovietiche gemelle Mars 2 e Mars 3 e la statunitense Mariner 9.

Sebbene lanciata per ultima, la sonda Usa, indirizzata su un'orbita leggermente più veloce rispetto alle altra due, raggiunse per prima il Pianeta Rosso.

Era il 13 novembre 1971, e il Mariner 9 diventò la prima sonda a orbitare stabilmente intorno a Marte.

La storia del pianeta Rosso sarebbe ancora una volta cambiata da lì a poco.

La sonda Mars 2 arrivò poco dopo il Mariner 9 con il suo modulo di atterraggio pronto per essere sganciato.

Purtroppo i retrorazzi del lander non si accesero e la sonda giunse a tutta velocità sulla superficie del pianeta schiantandosi nell'impatto con il suolo.

L'orbiter, invece, riuscì a inviare qualche dato fino al 1972.

Un primato i sovietici lo avevano ottenuto: furono i primi ad avere un rottame spaziale su Marte.

Il Mars 3 non fu molto più fortunato. Al contrario della sonda numero due, il lander di questa terza missione Mars riuscì ad atterrare regolarmente, ma l'impresa venne vanificata negli istanti successivi. Probabilmente i forti venti che nei mesi precedenti avevano innalzato la più grande tempesta di sabbia mai osservata su Marte distrussero la navetta che, pochi secondi dopo essersi posata sul rosso suolo, smise di inviare immagini. Le poche giunte a terra risultarono fortemente disturbate e illeggibili.

La sonda orbitante, il cui sistema automatico di navigazione aveva operato magnificamente, smise di inviare dati e immagini nell'agosto del 1972.

Le sfortune delle sonde russe non toccarono invece il Mariner 9.

Mariner_9 Al contrario delle controparti sovietiche, la sonda della Nasa era stata programmata con una certa flessibilità. In altre parole poteva essere istruita in volo sul da farsi, in modo da modificare i programmi qualora ve ne fosse stata l'esigenza.

Ciò capitò puntualmente quando le sonde arrivarono su Marte e furono accolto dall'enorme tempesta di sabbia che stava avvolgendo tutto il pianeta. Mentre gli orbiter Mars, rigidamente programmati, iniziarono a sperperare preziose energie portando avanti indiscriminatamente il loro programma di osservazioni fotografiche assolutamente inutilizzabili per via della tempesta, parte della strumentazione Mariner venne spenta e accesa al momento opportuno, quando le condizioni di Marte lo permisero.

Le scelte degli scienziati del Jet Propulsion Laboratori si rivelarono vincenti e il Mariner 9 avrebbe contraccambiato con un operato senza precedenti rispetto alle altre missioni planetarie.

La sonda, programmata per operare 90 giorni, continuò a spedire informazioni per quasi un anno, inviando a terra 7329 immagini del pianeta.

Per la prima volta la sonda fece una mappa dell'intero pianeta, e rivelò la presenza di enormi vulcani, talmente grandi da far apparire il Monte Everest un nanerottolo. Il più grande di questi, originariamente battezzato Nix Olimpica poi successivamente Olympus Mons, è il più alto monte di tutto il Sistema Solare con il suoi 27 chilometri di altezza e 600 di estensione alla base.

Ma la sonda non si fermò ai vulcani.

Il Mariner mise in luce la diversa conformazione dei due emisferi del pianeta: ricco di vulcani e di enormi canyon quello settentrionale, butterato di crateri quello sud.

Marte appare con un volto nuovo: un mondo dal passato geologicamente attivo con vulcani e canali che sembrano essere stati scavati da tremende inondazioni.

Bill Murray, geologo e ex direttore del JPL di Pasadena avrebbe così commentato quei risultati:

Mariner_9_panoramica "Il Marte simile alla Terra di Lowell era tramontato per sempre, come pure il Marte simile alla Luna ritratto dalle nostre prime tre missioni, i Mariner 4, 6 e 72".

Il pianeta rivelato dal Mariner 9 non era univoco; era un mondo interessante e composito, con una storia misteriosa alle spalle. Una storia ancora tutta da scrivere.

L'ultima trasmissione del Mariner risalì al 27 ottobre 1972.

Era giunto il tempo di pensare a far atterrare una sonda sul pianeta e le preziose immagini inviate dalla sonda numero 9 avrebbero servito allo scopo.

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