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Quell'impronta di DNA... L'analisi del DNA nelle indagini forensi

Il Luminol

Luminol Il Luminol è un composto chimico in grado di emettere luce reagendo con il perossido di idrogeno (acqua ossigenata), in presenza di un catalizzatore, che solitamente è un metallo, come il ferro o il rame.

Dal momento che nel sangue è presente del ferro (all’interno delle molecole di emoglobina, con la funzione di trasportare ossigeno e diossido di carbonio), questo può essere sfruttato per ottenere un’emissione luminosa.

I tecnici che si occupano dell’analisi della scena del delitto distribuiscono nella stanza dove è avvenuto il delitto il Luminol mescolato con il perossido di idrogeno, attraverso appositi vaporizzatori, quindi spengono la luce e osservano accuratamente se compare una luminosità.

Generalmente si procede analizzando zone circoscritte e si utilizzano delle macchine fotografiche e pellicole apposite in grado di registrare emissioni molto deboli, utilizzando tempi lunghi di esposizione. Infatti, generalmente la luminosità è molto flebile, a meno di non essere in presenza di grandi quantità di sangue (per cui, ovviamente, non è necessario ricorrere al Luminol per l’individuazione).

Nel caso di segnali luminosi, i tecnici raccolgono il reperto e lo consegnano per le analisi successive. Questo tipo di trattamento rende difficoltosa l’analisi del DNA, ma non la impedisce, per cui si sta diffondendo largamente come tecnica di individuazione delle tracce.

Inoltre, dal momento che il ferro è presente anche nel sangue coagulato, questo test funziona anche se le tracce risalgono a diverso tempo prima del rilevamento.

Ovviamente, la reazione luminosa può avvenire in presenza di contaminanti ambientali che agiscono da catalizzatori come il ferro, per cui non è raro trovarsi in presenza di falsi segnali.

Infine, è fondamentale che in questa operazione si faccia attenzione a non lasciare in giro il proprio DNA, per esempio attraverso residui di saliva, poiché potrebbe inquinare il referto e rendere difficoltosa l’analisi.

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