Dossier

A momentary Iapse of science: l'immaginario scientifico e l'arte dei Pink Floyd

Il lato oscuro

eclisse sullo schermoAll that is now

All that is gone

All that's to come

And everything under the sun is in tune

But the sun is eclipsed by the moon

(da Eclypse - Album: The Dark Side of the Moon, 1973)

David Gilmour giovane I primi Pink Floyd di cui abbiamo parlato fino ad ora risalgono a un'epoca ormai lontana, gli anni sessanta, la stessa che ha visto nascere con i Beatles quella che noi oggi chiamiamo musica leggera. Le due band registravano negli stessi anni e spesso anche negli stessi leggendari studi di Abbey Road, ma Barrett e Waters non entravano subito nel cuore dei fans con la stessa facilità con cui lo facevano Lennon e Mc Cartney. I loro primi pezzi erano destinati a un pubblico molto più ristretto e anche oggi che sono considerati dei capolavori pionieristici, non passano quasi mai da nessuna radio (neanche da quelle meno dipendenti dalla musica commerciale del momento). Rimangono patrimonio dei collezionisti e ascoltatori "integrali" dei Pink Floyd, per via del carattere piuttosto difficile, molto spesso squisitamente sperimentale, di testi e musiche. Tuttavia ciò non ha impedito ai Pink Floyd di continuare a stuzzicare l'immaginario scientifico anche, e forse ancora di più, dagli anni settanta in poi in quei fans (ma sarebbe meglio chiamarli appassionati, o ammiratori, o cultori come si fa per la musica classica o per forme d'arte molto più profonde del rock o del pop) che per età e gusti musicali tendono a trascurare i rumori psichedelici, le filastrocche di Barrett e le bizzarrie d'avanguardia di Waters dei "Sixties", a vantaggio dei più musicali e maturi Pink Floyd "post-Seventies".

copertina di %22The dark side of the moon Anche perché l'opera che più di ogni altra riesce a far risuonare le corde del nostro immaginario scientifico e ha fatto da colonna sonora a generazioni di persone è del 1973. The Dark Side of the Moon è uno dei capolavori assoluti della musica degli ultimi anni ed è l'album che ha trasformato i Pink Floyd in un fenomeno musicale e mediatico su scala mondiale. Rimasto per anni e anni in classifica, non smetteva di vendere copie, si tramandava di generazione in generazione e non dimostra affatto i suoi trent'anni passati. La musica e il messaggio di Dark Side possiedono quel carattere di universalità che avvicina i Pink Floyd più ad autori di musica classica o di teatro che a una rock band e non è azzardato pensare che, come accade alla musica classica, in un futuro anche lontano quello note conserveranno la loro bellezza praticamente immutata, se non adddirittura accresciuta.

Il centro della nostra galassia, la Via Lattea. Non pochi studenti (chi scrive è stato uno di questi) sono rimasti incantati da documentari di astronomia in cui pianeti, stelle, nebulose, galassie e altre meraviglie del cielo si alternano accompagnate dalle note di Breathe o The Great Gig in the Sky. Anche oggi, è molto frequente ascoltare queste musiche come sottofondo di servizi giornalistici riguardanti eventi astronomici o missioni spaziali. Ma lo spazio, le stelle, la Luna offrivano ai Floyd solo lo spunto per delle metafore. La cosa opposta accadeva alle liriche, scritte da Waters con un notevole sforzo per sfrondarle da ogni metafora o allusione e renderle per la prima volta dirette.

roger waters 2 La riflessione che Waters srotola lungo l'intero album (un'unica suite suonata senza soluzione di continuità, alla maniera di Atom Heart Mother e A Saucerful of Secrets) verte sulla condizione umana di inesorabile e pericoloso declino verso la follia, quel male oscuro che, da quando aveva colpito Syd, non aveva abbandonato mai del tutto l'ispirazione dei Floyd, né mai lo farà fino ai nostri giorni. Complice una visione della vita, da parte del principale paroliere del gruppo (Waters), piuttosto cupa e pessimistica. Con il continuo ritorno del ricordo del padre morto in guerra, esperienza fondamentale nella concezione di The Wall e così vicina a quella del suo amico Syd (che perse anch'egli il padre da adolescente) e il rimorso per aver preso le redini della band mentre Syd non era in grado di opporsi, Roger riversò tutte le sue paranoie su Dark Side e i successivi album. Senza mai cadere nella patologia di Barrett, visse anche lui parecchio tempo lontano dall'equilibrio dei più pacati compagni, come testmoniano le enigmatiche liriche di Brain Damage: "The lunatic is in my head" o "there's someone in my head but it's not me".

Eclisse totale di Sole Se la follia aleggia tra le righe di Dark Side, anche di spazio ce n'è parecchio, e anche di Luna, Sole e stelle. Ma non bisogna lasciarsi ingannare dai titoli: The Great Gig in the Sky non è soltanto il "Grande Carro nel Cielo" dell'Orsa Maggiore, ma anche e soprattutto il carro funereo della morte; quando "the Sun is eclypsed by the Moon", è la ragione che è progressivamente oscurata da un irreversibile Brain Damage. E' la vita (di Syd, di Roger, forse la nostra) in bilico sul "Muro" dell'alienazione sul quale un ormai esasperato Roger Waters concepirà The Wall al tramonto degli anni settanta, prima di lasciare la band.

%22Vento di orologi%22 di T. Regge (1999) La causa dell'alienazione, nella visione di Waters, è la vita stessa. La corsa contro il tempo: "and then one day you find ten years have got behind you, no one told you when to run, you missed the starting gun". L'apparente vanità e piccolezza dell'uomo: "and you run and you run to catch up with the sun but it's sinking, and racing around to come up behind you again, the sun is the same in the relative way, but you're older, shorter of breath and one day closer to death". L'assurda tendenza dell'uomo ad accumulare denaro, primi fra tutti quei quattro miliardari chiamati Pink Floyd. Waters era perfettamente consapevole del pericolo che il loro successo poteva rappresentare.

david gilmour controluce Anche sul piano dei gusti musicali e dei concerti, i fans cominciavano a cambiare. Non più quella folla ammutolita paralizzata dalla musica e dalle luci, come sottolineava Gilmour: "eravamo abituati a spettatori riverenti, che venivano e si poteva sentire volare una mosca. Cercavamo di essere molto silenziosi, soprattutto all'inizio di Echoes o in occasioni simili, con note risonanti, così da creare una bell'atmosfera, e ora c'erano lì quei ragazzini che urlavano Money!". Lo stesso "culto dei Pink Floyd", scrive Schaffner, "era stato eclissato dalla popolarità del gruppo".

E non sarà un caso, come riferisce Diemoz, se i quattro entreranno negli studi di registrazione per Wish You Were Here senza alcuna voglia di suonare, ancora frastornati, nel 1975, dall'improvviso successo planetario di Dark Side. Saranno le loro ormai collaudate esperienza e abilità compositiva, nonché l'immancabile ispirazione da Syd sul tema dell'assenza, a fare di Wish You Were Here un altro capolavoro del repertorio floydiano.

la faccia nascosta della Luna Diemoz osserva giustamente che la metafora del contrasto sole-luna non era una novità assoluta per i Pink Floyd, già le liriche di un pezzo di Waters poco noto degli anni sessanta, Green is the color, anticipavano l'idea: "Sunlight in her eyes, but moonlight made her cry". Anche sul piano musicale, lo scheletro di Dark Side è già riconoscibile in Atom Heart Mother e addirittura in Pow R. Toc H. dal primissimo album The Piper at the Gate of Dawn. Né si può affermare che circondare la luna di un velo di malinconia e di mistero sia un'invenzione floydiana (bastino per tutti i celebri Clair de Lune di Claude Debussy o la sonata detta Al Chiaro di Luna di Ludwig van Beethoven). Quello che invece è forse unico patrimonio dei Pink Floyd è la metafora che hanno saputo inventare sfruttando il lato nascosto.

Equipaggio dell'Apollo 11 Del mito del lato oscuro, Waters e i suoi compagni non possono non aver risentito in quel fatidico 1969, quando mentre Neil Armstrong e Buzz Aldrin avevano l'inestimabile privilegio di essere i primi esseri umani a toccare il suolo lunare, il loro compagno Michael Collins poteva godere dalla navicella di uno spettacolo altrettanto unico: la faccia nascosta. Tra i primi nella storia dell'umanità a scrutarla dal vivo, durante il passaggio dietro la Luna Collins era (almeno fisicamente) l'uomo più solo in assoluto, visto che rimaneva completamente isolato dal resto del mondo anche nei collegamenti radio. Forse come Syd durante i suoi ... viaggi "nell'altra stanza".

Pink Floyd: concerto 1 C'è un filo che collega lo spazio alla follia di Dark Side e che rappresenta anche uno dei fili conduttori dell'intero album: osservando l'universo ci ritroviamo piccoli, impauriti, sconcertati. Quasi come gli stessi Floyd a un concerto: assolutamente piccoli e invisibili rispetto all'immensa scenografia del light-show. Proprio mentre contempliamo lo spazio, l'osservazione del mondo che ci circonda potrebbe mostrarcene il lato oscuro. Ancora una volta, la strada era stata già spianata dal Diamante Pazzo: "Neptune, Titan, stars can frighten", cantava Syd Barrett in Astronomy Domine.

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