Dossier

Collezioni scientifiche universitarie: Torino come esempio

Il Consiglio d'Europa e la legge italiana

Durante il Novecento l’importanza delle collezioni scientifiche universitarie è stata oscurata non solo in Italia, ma un po’ in tutta l’Unione europea. consiglio Ue logo Non a caso il 7 dicembre 2005 il Consiglio d’Europa ha avvertito la necessità di approvare una «Recommendation on the governance and management of University heritage» (Rec/2005/13) in cui ha raccolto una serie di indicazioni per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale delle Università, con riferimenti specifici a musei, biblioteche, archivi ed edifici (il testo integrale è reperibile all’indirizzo Web ). La «Recommendation» è rivolta a governi degli Stati membri, ma anche agli Enti regionali e locali e alle Autorità accademiche.

Nel nostro Paese il concetto di «beni culturali scientifici» ha avuto un riconoscimento ufficiale solo nel 2004, con il Decreto legislativo n° 42 del 22 gennaio, recante il «Codice dei beni culturali e del paesaggio» ai sensi dell’art. 10 della legge 6 giugno 2002, n° 137 (art. 10, 11 e Allegato A). Qui si legge, tra l’altro, che le collezioni scientifiche devono essere considerate a tutti gli effetti «beni culturali».

In seguito a questa normativa, l’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione (Iccd) del Ministero per i Beni e le attività culturali ha avviato i lavori per la definizione di schede catalografiche per le collezioni scientifiche (ormai in fase di completamento), a cui collabora attivamente anche la Commissione musei della Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui), creata nel 1999 proprio per promuovere e valorizzare le collezioni universitarie.

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