Dossier

Inquinamento acustico

Il caso particolare dell'inquinamento acustico marino

Balena L’inquinamento acustico è arrivato anche in fondo al mare: i mammiferi marini, abituati a comunicare tra loro attraverso segnali impulsivi chiamati clicks, emessi a frequenze variabili da 500 Hz a 30 kHz, sono gravemente disturbati dal frastuono prodotto dalle diverse attività antropiche che interessano il loro habitat. La comunicazione acustica per questi animali è di vitale importanza, perché permette la trasmissione di informazioni relative a questioni legate alla nutrizione, all’accoppiamento e alla segnalazione di potenziali pericoli, ma sonar, prospezioni sismiche fatte con speciali apparecchiature chiamate airguns, migliaia di imbarcazioni in navigazione e il traffico diportistico distorcono la percezione dei suoni e causano spiaggiamenti o lesioni dell’apparato uditivo, quando non addirittura la sordità.

Il potenziale di comunicazione per molti segnali delle balene è di centinaia di chilometri, perché l’acqua non attenua le emissioni acustiche e permette la loro propagazione a una velocità 1500 metri al secondo (quasi cinque volte maggiore che in aria), ma il rumore antropico di fondo riduce di molto questo raggio di azione. Per tale ragione è necessario raccogliere nuove e maggiori informazioni sul comportamento dei mammiferi marini, per realizzare una coesistenza tra le esigenze apparentemente conflittuali espresse dall’uomo e dagli animali. In questa direzione si muove la bioacustica, una scienza che nasce dal connubio tra fisica e biologia e che ha come oggetto di studio il modo in cui gli animali attraverso la comunicazione sonora regolano i loro comportamenti e la propria distribuzione (e di conseguenza le aree da cui l’uomo dovrebbe stare alla larga), e le dosi “tollerabili” di rumore. I mezzi attualmente a disposizione di questa nuova disciplina sono il monitoraggio e il cosiddetto tracking acustico, cioè un sistema di tracciamento sonoro dei messaggi emessi dagli esemplari oggetto di studio, mentre l’intero progetto è sotto la supervisione del Centro Interdisciplinare di Bioacustica e Ricerche Ambientali (CIBRA) dell’Università di Pavia.

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