Dossier

Il legno

I tipi di legno

Le caratteristiche

Ogni legno presenta consistenza ed aspetto particolari, frutto di diversità anatomiche legate alla specie.

La struttura microscopica del legno dipende dal tipo di tessuti che lo compongono e questi, a loro volta, dalle caratteristiche - forma, dimensione e disposizione - delle relative cellule. Per le singole specie cambia poi la disposizione dei vasi e delle fibre, normalmente disposti parallelamente all'asse del tronco, l'orientamento dei raggi midollari, la distribuzione del parenchima.

All'osservazione macroscopica, tutto questo si traduce in tipi di legno più o meno resistenti, lucenti, colorati ed aromatici.

Colore ed aroma dipendono da un lento processo che la pianta realizza prima della morte delle cellule parenchimatiche, che si trovano in gran quantità soprattutto nel durame: essa infatti deposita nelle loro pareti cellulari diversi tipi di sostanze organiche, come i tannini, le resine, le sostanze aromatiche o le gomme, a scopo protettivo. Sono loro che conferiscono le particolari tonalità di colore che caratterizzano i legni e ne influenzano il pregio.

Una grande distinzione dei diversi tipi di legno riguarda le piante legnose da cui derivano: conifere o latifoglie. bosco di conifere

Il legno delle conifere è omogeneo, con sottili tracheidi (tipi di vasi conduttori molto semplici, interrotti da pareti trasversali) la cui parete ispessita ha anche funzioni meccaniche - nelle conifere mancano le fibre -, e canali che portano resina. Il parenchima è scarso o assente.

una latifoglia: il pioppo bianco

Le latifoglie presentano invece un legno eterogeneo, suddiviso in trachee (vasi conduttori a lume più grande, non interrotti), fibre con compiti di sostegno meccanico, e parenchima.

In entrambi i casi, tra specie e specie, ci sono poi delle differenze evidenti che derivano da una serie di fattori, come la diversa proporzione con cui sono presenti i vari elementi, lo spessore variabile delle pareti cellulari, l'entità della lignificazione. Sono queste differenze che contribuiscono a definire due importanti caratteristiche fisiche del legno, la durezza ed il peso specifico.

La durezza

La durezza dei diversi tipi di legno dipende essenzialmente dalla diversa proporzione esistente tra elementi conduttori ed elementi meccanici. Il rapporto tra i due tipi di elementi deriva in buona parte dalle caratteristiche anatomiche della specie e dalle caratteristiche ambientali ( le piante con il legno più duro sono tipiche delle zone più siccitose).

Se prevalgono gli elementi conduttori, con diametri abbastanza ampi, pareti cellulari sottili e poco lignificate, il legno è tenero.

Al contrario, se prevalgono gli elementi meccanici - fibre legnose e altre cellule di sostegno - e i vasi sono sottili, si hanno legni duri.

Tra i legni molto duri c'è il leccio, il biancospino e il lillà; legni duri appartengono al rovere, al frassino, al noce, al melo e alla robinia; sono classificati mediamente duri i legni di castagno, platano e olmo; i legni di conifere, come larice, abete e pino, sono teneri e molto teneri quelli di tiglio, pioppo e salice.

La classificazione commerciale dei legni in base alla durezza non sempre corrisponde a quella botanica, ed è per questo motivo che legni teneri, come quello dell'abete, commercialmente sono invece considerati duri.

Il peso specifico

Il peso specifico dipende dalla quantità di pareti cellulari rispetto alle cavità cellulari, ovvero dal rapporto pieni/vuoti.

Legni a basso peso specifico o leggeri sono i legni teneri di pioppo, abete e pino. Il legno più leggero in assoluto è quello di un albero tropicale, del genere Ochroma, spontaneo in Guatemala, Perù e Brasile, meglio conosciuto come balsa. Un metro cubo di balsa pesa solo 160 kg

I legni più pesanti sono anche i più duri: rovere, corniolo, bosso.

Uno dei legni più pesanti in assoluto è il Guaiacum officinale o Lignum vitae, diffuso nei Carabi, Venezuela e Colombia, il cui peso specifico è di quasi 1330 kg per metro cubo. fiori del guaiacum

Il peso specifico può variare secondo il tasso di umidità ambientale. Acqua allo stato liquido o di vapore può riempire i vuoti delle cavità cellulari e contribuire così ad innalzare il peso specifico. Per la sua importanza pratica rilevante, questa grandezza fisica rientra nelle voci contrattuali delle operazioni di compravendita dei legnami.

Le modificazioni

La composizione chimica del legno è quella delle sue pareti cellulari.

In un legno secco il carbonio rappresenta circa il 50%, il restante 50% è formato da ossigeno (43-44%), idrogeno (5-6%) e piccolissime percentuali di altre sostanze, come l'azoto, variamente legati a formare composti chimici con molecole più o meno lunghe e complesse, come la cellulosa e la lignina.

Il legno di un tronco in vita contiene molta acqua che circola nei vasi conduttori e mantiene le funzioni vitali del citoplasma cellulare.

In un tronco appena abbattuto la percentuale di acqua raggiunge circa la metà del suo peso. Venendo a mancare il collegamento radici-foglie e con l'esposizione all'aria, il tasso di umidità si riduce notevolmente, fino al 30% del peso secco, senza che però si modifichi il volume.

Quando il legno, già ridotto in assi, comincia a perdere anche l'acqua più intimamente presente nelle strutture cellulari, si verifica un cambio di volume: il legno si ritira. Tale modificazione non è omogenea: è poco sensibile in senso radiale, cioè nella direzione perpendicolare all'asse del tronco, molto in senso tangenziale, nella direzione inclinata rispetto all'asse del tronco, in pratica inesistente in senso assiale (direzione parallela all'asse del tronco).

Le modificazioni avvengono perciò in modo diseguale secondo le direzioni e portano come conseguenza visibile l'imbarcamento del legno. Questa deformazione è tanto più evidente quanto più il taglio delle tavole avviene in senso tangenziale. Per ridurlo occorre perciò effettuare tagli molto prossimi alla direzione radiale e sottoporre il legno a stagionatura.

Il legno destinato alle lavorazioni non può essere preso dalle piante appena abbattute, causa il suo alto tenore in acqua, e deve essere sottoposto a stagionatura. mobile antico

Il periodo di stagionatura, che serve per togliere umidità al legno e renderlo conservabile, avviene in ambienti in cui la circolazione dell'aria è continua. A stagionatura ultimata, il legno avrà raggiunto un tenore in umidità utile per una lunga conservazione, adatto alle condizioni ambientali del luogo dove sarà messo in opera.

Per la stagionatura naturale il legno, ridotto in tavole, viene impilato in cataste, all'aperto o sotto ripari. Affinché la base della catasta non vada incontro a marciume, ci deve essere un buon isolamento dal suolo.

La stagionatura naturale può durare alcuni mesi.

Con l'essiccazione artificiale l'allontanamento dell'umidità è molto più veloce. Le tavole sono messe in forni o essiccatoi, dove subiscono alcuni trattamenti.

Inizialmente il legno è sottoposto all'azione di vapore ad alta temperatura, che serve ad allontanare alcune sostanze, come le gomme, che potrebbero in seguito rendere il legno alterabile.

Dopo, viene fatta circolare aria calda secca, che gradualmente toglie l'eccesso di umidità. Trattandosi di un procedimento veloce - pochi giorni - il grado di essiccamento deve essere costantemente controllato.

Il legno, anche se stagionato, mantiene sempre la tendenza ad equilibrare il proprio grado di umidità con quello ambientale. Per questo motivo, mobili, pavimenti e infissi molto stagionati posti in ambiente ad elevata umidità, tendono comunque a rigonfiarsi, modificando le proprie dimensioni ed aumentando di peso.

L'umidità del legno dipende dall'umidità dell'ambiente in cui viene conservato: in ambiente secco è bassa - circa l'8% del peso secco - e può crescere fino al 20% se l'aria ambientale è piuttosto umida.

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