Dossier

Le ricerche che gli italiani finanzierebbero

I risultati dei sondaggi

Il coinvolgimento dei cittadini potrebbe avere interessanti sviluppi per quanto riguarda le decisioni di politica della ricerca. Non si tratta di cadere nella trappola demagogica delle decisioni prese sulla base della vox populi, dal momento che nessuno si sognerebbe di scambiare la delega agli esperti o ai politici con una in bianco ai cittadini; si tratta piuttosto di tenere conto anche del loro parere. Su queste basi, provare a chiederci quale direzione potrebbe prendere la politica della ricerca se ai cittadini fosse data la possibilità di essere ascoltati non è un puro esercizio retorico.

I risultati del sondaggio sono chiari. Secondo la maggioranza degli italiani la priorità dovrebbe andare alla ricerca per migliorare le nostre capacità di utilizzo delle energie alternative (26,2%); la comprensione dei mutamenti climatici con il 18,5% ottiene il secondo posto e al terzo posto si inserisce, abbastanza a sorpresa, lo sviluppo delle biotecnologie (13,6%). Le indicazioni risultano molto stabili, dal momento che la posizione relativa dei diversi settori di ricerca non cambia se consideriamo separatamente le prime e le secondo scelte. Inoltre né il genere, né l'età e nemmeno il livello d'istruzione introducono significativi cambiamenti, fatto salvo che i laureati spostano le biotecnologie al secondo posto con il 21% delle preferenze contro il 13% di chi ha ultimato la scuola dell'obbligo o è in possesso di un diploma.

Le preferenze espresse si prestano a due ordini di considerazioni. Troviamo ai primi posti nella classifica delle priorità non solo settori di ricerca riconducibili a problemi vicini alla quotidianità - non è difficile abbinare la ricerca sulle energie alternative all'inquinamento, in questa fase soprattutto quello attribuito al traffico, oppure la ricerca biotecnologica all'attesa di possibili applicazioni in medicina - ma anche ambiti dalle ricadute all'apparenza meno immediate - la comprensione dei mutamenti climatici - per quanto sempre vicini a fenomeni direttamente osservabili da chiunque.

E' interessante rilevare, in secondo luogo, il diverso ordine di priorità indicato dai cittadini rispetto a quello espresso a livello politico-istituzionale. Infatti, mentre la bioscienza, la nanoscienza e l'infoscienza vengono definite come settori strategici a cui riconoscere preminenza negli investimenti futuri dal Programma Nazionale di Ricerca approvato dal governo italiano nel 2002, solo le biotecnologie rientrano nell'orizzonte delle priorità dell'opinione pubblica; al contrario, le neuroscienze, le telecomunicazioni e le nanotecnologie rimangono in una posizione piuttosto defilata, raccogliendo rispettivamente il 7,2 per cento, il 6,6% e il 5,3% delle preferenze. Anche l'attenzione riservata alla ricerca nell'ambito dell'energia nucleare è modesta (6,2% corrispondente alla sesta posizione della graduatoria), specie se confrontata alla posizione di primo piano riconosciuta invece alle energie alternative: cosa che non desta particolare sorpresa, visto che il nucleare sconta ancora nel nostro paese un pregiudizio negativo. Analogo orientamento rimane anche verso la chimica, un settore di ricerca ritenuto importante solo dal 4,3% degli intervistati.

Il caso delle biotecnologie merita un ulteriore commento, non solo perché sono attualmente al centro di un animato dibattito, ma anche perché rappresentano la palese dimostrazione della debolezza della tesi secondo la quale gli italiani sarebbero pregiudizialmente ostili alla ricerca in questo ambito. Il fatto che il 12,9% abbia riconosciuto priorità a questo settore come prima scelta e che il 13,5% l'abbia fatto come seconda scelta dimostra l'esistenza di un forte interesse nei loro confronti. I risultati della rilevazione sarebbero molto diversi se il nostro paese fosse davvero attraversato da una diffusa ostilità nei confronti delle biotecnologie o della scienza in generale.

Allo stesso modo, un fenomeno come Telethon - o come le altre numerose campagne di finanziamento diretto di programmi di ricerca da parte dei cittadini - si spiega solo con una diffusa fiducia nella scienza. Il successo riscosso da queste iniziative indica che quando i cittadini percepiscono la possibilità di contribuire ad orientare la ricerca scientifica, il loro interesse e il loro sostegno non vengono certo a mancare.

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