Dossier

9° Convegno Mondiale di Patologia Vegetale a Torino

Globalizzazione e introduzione di nuovi parassiti

L’integrazione economica recente che interessa il pianeta ha permesso lo scambio continuo tra le tecnologie e le culture delle nazioni, portando però con sé alcuni punti di vulnerabilità. La diffusione delle malattie degli animali e delle piante è uno di questi.

Prima causa del diffondersi di malattie e parassiti delle piante è senza dubbio rappresentata dai grandi flussi di merci che alimentano gli scambi commerciali: gli imballaggi, i mezzi di trasporto ed il materiale vegetale trasportato si spostano da un continente all’altro, raggiungendo zone geografiche, anche molto lontane dal loro areale di origine. Si tratta di ambienti nuovi per i patogeni importati, dove mancano i naturali antagonisti e la diffusione è semplificata. E’ poi da considerare che le grandi multinazionali che operano nel campo della riproduzione vegetale, come le aziende sementiere, hanno insediato i propri stabilimenti nei Paesi in via di sviluppo, dove i costi di produzione, essenzialmente la manodopera e l’energia, sono ridotti, con scarsa attenzione alla condizioni ambientali di contorno, dove sono presenti microrganismi o insetti o virus che possono seguire i semi nel loro lungo viaggio verso i Paesi industrializzati. Gli scarsi o inefficaci controlli fitosanitari del materiale in partenza non permettono di limitare questo rischio alla fonte.

Le nazioni che fanno parte dell’EPPO Non potendo gestire il problema alla fonte, i paesi importatori hanno stabilito delle regole per l’ingresso del materiale vegetale. In Europa questa attività viene svolta dall’ EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization), una organizzazione internazionale fondata nel 1951 da 15 nazioni europee, oggi divenute 50. I suoi obiettivi riguardano la protezione delle piante, lo sviluppo di strategie contro l’introduzione e la diffusione di patogeni, la promozione della sicurezza e di efficaci metodi di controllo. L’organizzazione suddivide i patogeni in due liste, in continuo aggiornamento, per cui è necessario sottoporre il materiale vegetale in arrivo ad un periodo di quarantena: un primo elenco contiene i patogeni non ancora riscontrati nei paesi membri, per i quali si vuole evitare l’introduzione; un secondo elenco i patogeni già rilevati nei paesi interessati ma per i quali si vuole evitare ulteriore diffusione. All’atto dell’arrivo del materiale vegetale, imballaggi compresi, vengono effettuate delle ispezioni da parte degli ispettori fitosanitari alle dogane e se tutte le condizioni previste sono state rispettate, viene rilasciato un apposito certificato fitosanitario. Tale certificato attesta l'idoneità del prodotto, in base alla legislazione vigente e nel rispetto degli accordi internazionali, grazie al quale le piante che hanno rilevanza economica (alimentare, forestale, ornamentale) possono circolare liberamente.

Phakopsora pachyrhizi su cotiledone di soia Nonostante i controlli molti parassiti sono già entrati nel continente europeo: Anoplophora chinensis, coleottero che attacca i fruttiferi e le alberate, e Dryocosmus kuriphilus, il cinipide del castagno che sta arrecando ingenti danni in molte aree forestali del nostro Paese. Si cerca di evitare l’introduzione della Phakopsora pachyrhizi, fungo agente della ruggine asiatica della soia, malattia che si presenta con delle pustole rossastre e la cui diffusione negli ultimi 100 anni può servire da esempio per capire quanto difficile sia combattere una patologia. Rilevata per la prima volta in Asia nel 1902, dove fu causa di ingenti danni, si diffuse, tramite spore trasportate da correnti d’aria, in Africa e, a partire dal 2000, in America latina, da dove è poi sbarcata negli Stati Uniti.

Occorre inoltre ricordare che il diffondersi di parassiti e malattie è agevolato dalla presenza, tipica nell’agricoltura moderna, di grandi aree contigue coltivate con una (monocoltura) o poche specie di piante: la permanenza per più anni di una stessa coltura sullo stesso terreno, senza ricorrere alla rotazione, e l’intensificazione delle coltivazioni favoriscono il proliferare dei patogeni. Se risulta utopia pensare di poter intercettare un individuo malato in grosse partite di semi o di organi di moltiplicazione delle numerosissime specie che vengono scambiate giornalmente tra Paesi e continenti diversi, è allo stesso tempo urgente e indispensabile mettere a punto i mezzi che permettano la diagnosi rapida degli organismi patogeni e che portino ad un’adozione più razionale e tempestiva delle strategie di lotta di cui già si dispone nei loro confronti.

Un progetto che affronta i problemi fitopatologici connessi al commercio agricolo tra Asia ed Europa è stato recentemente finanziato dall’Unione Europea: esso vede la partecipazione dell’Università di Torino, con Agroinnova in veste di coordinatore, e di Università tedesche (Bonn), spagnole (Lleida), cinesi e tailandesi, e ha come obiettivo la valutazione del rischio di introduzione dall’Asia, e viceversa, di parassiti delle piante ed erbe infestanti e la messa a punto di idonei mezzi di diagnosi e lotta.

Per approfondimenti

EPPO http://www.eppo.org/

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