Globalizzazione e introduzione di nuovi parassiti
L’integrazione economica recente che interessa il pianeta ha permesso lo scambio continuo tra le tecnologie e le culture delle nazioni, portando però con sé alcuni punti di vulnerabilità. La diffusione delle malattie degli animali e delle piante è uno di questi.
Prima causa del diffondersi di malattie e parassiti delle piante è senza dubbio rappresentata dai grandi flussi di merci che alimentano gli scambi commerciali: gli imballaggi, i mezzi di trasporto ed il materiale vegetale trasportato si spostano da un continente all’altro, raggiungendo zone geografiche, anche molto lontane dal loro areale di origine. Si tratta di ambienti nuovi per i patogeni importati, dove mancano i naturali antagonisti e la diffusione è semplificata. E’ poi da considerare che le grandi multinazionali che operano nel campo della riproduzione vegetale, come le aziende sementiere, hanno insediato i propri stabilimenti nei Paesi in via di sviluppo, dove i costi di produzione, essenzialmente la manodopera e l’energia, sono ridotti, con scarsa attenzione alla condizioni ambientali di contorno, dove sono presenti microrganismi o insetti o virus che possono seguire i semi nel loro lungo viaggio verso i Paesi industrializzati. Gli scarsi o inefficaci controlli fitosanitari del materiale in partenza non permettono di limitare questo rischio alla fonte.
Non potendo gestire il problema alla fonte, i paesi importatori hanno stabilito delle regole per l’ingresso del materiale vegetale. In Europa questa attività viene svolta dall’ EPPO (
Nonostante i controlli molti parassiti sono già entrati nel continente europeo: Anoplophora chinensis, coleottero che attacca i fruttiferi e le alberate, e
Occorre inoltre ricordare che il diffondersi di parassiti e malattie è agevolato dalla presenza, tipica nell’agricoltura moderna, di grandi aree contigue coltivate con una (monocoltura) o poche specie di piante: la permanenza per più anni di una stessa coltura sullo stesso terreno, senza ricorrere alla rotazione, e l’intensificazione delle coltivazioni favoriscono il proliferare dei patogeni. Se risulta utopia pensare di poter intercettare un individuo malato in grosse partite di semi o di organi di moltiplicazione delle numerosissime specie che vengono scambiate giornalmente tra Paesi e continenti diversi, è allo stesso tempo urgente e indispensabile mettere a punto i mezzi che permettano la diagnosi rapida degli organismi patogeni e che portino ad un’adozione più razionale e tempestiva delle strategie di lotta di cui già si dispone nei loro confronti.
Un progetto che affronta i problemi fitopatologici connessi al commercio agricolo tra Asia ed Europa è stato recentemente finanziato dall’Unione Europea: esso vede la partecipazione dell’Università di Torino, con Agroinnova in veste di coordinatore, e di Università tedesche (Bonn), spagnole (Lleida), cinesi e tailandesi, e ha come obiettivo la valutazione del rischio di introduzione dall’Asia, e viceversa, di parassiti delle piante ed erbe infestanti e la messa a punto di idonei mezzi di diagnosi e lotta.
Per approfondimenti
EPPO http://www.eppo.org/