Dossier

Gli insetti sulla scena del crimine: a Torino indagini alla Kay Scarpetta

Gli insetti al servizio degli inquirenti: storia e pratica contemporanea*

(*fonte: «Rassegna dell’Arma», anno 2007, n° 1 gennaio-marzo; a cura di Enrico Di Luise, Paola Magni, Luigi Saravo)

scena crimine 2 L'entomologia forense è un ramo della zoologia dedicato allo studio degli insetti e di altri artropodi, dal cui esame è possibile ricavare elementi decisivi per la persecuzione di un reato. Negli ultimi anni la disciplina ha visto crescere l'interesse da parte degli scienziati forensi, dei medici legali e delle Forze dell'Ordine, soprattutto in Europa e negli Usa, dove esistono figure professionali specialistiche che affiancano la magistratura inquirente nella risoluzione di casi di morti sospette e altri reati accomunati dalla presenza di insetti. Purtroppo in Italia solo da pochi anni si è sviluppato l'interesse verso la materia e ancora oggi gli entomologi forensi non lavorano sistematicamente accanto agli organi di Giustizia.

La classe degli insetti (dal latino insecare = tagliare, per indicare gli animali il cui corpo è "tagliato" o suddiviso in pezzi) comprende circa un milione di specie ed è quindi la più numerosa tra quelle oggi studiate. Esistono numerosissimi ambienti di vita (habitats) nei quali è possibile rinvenire tali specie, essendo le loro capacità di adattamento e colonizzazione praticamente illimitate.

Un corpo in decomposizione è ovviamente compreso in tale insieme, costituendo una variegata e appetibile sorgente di nutrimento nonché un luogo protetto e adatto alla riproduzione. In letteratura sono riportate circa 400 specie colonizzatrici di corpi animali in decomposizione. Se da una parte è indiscusso il loro ruolo ecologico di degradatori della materia biologica, dall'altra essi rappresentano un utilissimo strumento per le indagini criminali come indicatori del luogo di rinvenimento di un corpo, per la ricostruzione di molti eventi e per la determinazione del P.M.I. (Post-Mortem Interval), il cosiddetto "intervallo post-mortem".

Le tecniche medico-legali attualmente utilizzate per il calcolo del tempo trascorso dalla morte di un individuo al ritrovamento del suo cadavere si basano sul decremento della temperatura corporea, sullo studio del livor (macchie ipostatiche) e del rigor mortis (rigidità cadaverica) e sullo studio di elementi accessori come, ad esempio, il contenuto gastrico. Tali parametri, sebbene di fondamentale importanza nelle prime 24-48 ore, vanno irrimediabilmente incontro a una stabilizzazione per la quale i dati ricavabili oltre tale limite temporale risultano poco o per nulla informativi (Greenberg and Kunich, 2002; Amendt et al., 2004) rispetto, invece, al dato entomologico che, secondo alcuni autori (Kashyap & Pillay, 1989; Introna & Campobasso, 1998), almeno entro le 72 ore dalla morte rappresenterebbe il dato statisticamente più attendibile. Basti pensare, ad esempio, alla temperatura di un corpo umano ritrovato, in condizioni ambientali moderate, a 5-6 giorni dal suo decesso: tale parametro, da solo, non può fornire alcuna informazione precisa circa l'epoca della morte, potendo quest'ultima essere stimata indifferentemente tra il 2° (tempo necessario al naturale dissipamento del calore interno) e il 6° giorno dal ritrovamento. Inoltre in alcuni casi il medico legale non può procedere a tali rilevazioni in sede di ritrovamento del cadavere, avendo a disposizione il corpo soltanto dopo la rimozione e il collocamento dello stesso presso le camere refrigerate degli obitori: in questo caso l'accurato utilizzo delle tecniche tradizionali perde significativamente la sua validità.

scena crimine 3 Per le ragioni sopra esposte lo studio della fauna entomologica e delle condizioni ambientali che ne hanno favorito lo sviluppo consentono oggi di ottenere stime tanatocronologiche di alta precisione (Introna e Campobasso, 1998), che, insieme alle risultanze analitiche prodotte da altre scienze forensi (es. antropologia, botanica, geologia, biologia, etc.), costituiscono il background tecnico scientifico determinante per la gestione e il successo delle indagini.

Oltre al calcolo del P.M.I. il dato entomologico offre un importante spunto investigativo in relazione allo spostamento di un corpo e/o al suo occultamento, alla determinazione dei tempi di emersione dall'acqua, all'identificazione delle droghe e dei composti tossici che potrebbero aver causato la morte di un soggetto (la cosiddetta «entomotossicologia»), fino ad arrivare ai casi di colpa professionale in ambiente ospedaliero e omissione/negligenza nell'assistenza ai malati, applicando gli stessi criteri adottati per i reati di crimine violento.

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