Dossier

La clonazione

Fissione gemellare o embryo splitting

La fissione gemellare, o embryo-splitting, indica la divisione delle cellule embrionali nei primi stadi di sviluppo.

Fino allo stadio di blastociste, cioè prima che l'embrione si impianti nell'utero materno, le cellule che lo compongono sono totipotenti, in quanto appartengono alla linea delle cellule germinali staminali primordiali.

Questo vuol dire in termini pratici che ciascuna cellula che compone l'embrione fino a questa fase, se isolata dalle altre è ancora in grado di dare origine ad un organismo completo.

Un esempio che avviene in natura riguarda la nascita dei gemelli monozigoti, in cui un embrione in stadi precoci si può dividere in due e dar luogo a due feti identici.

Se la divisione avviene più tardivamente, quando il programma di differenziamento cellulare che stabilisce il destino di ogni cellula è già iniziato, si ottengono i gemelli siamesi.

In questo caso infatti l'avvenuto inizio della specializzazione cellulare impedisce la generazione di due individui separati. Più tardivamente avviene questa divisione anomala e più organi avranno in comune i due individui.

Per quanto riguarda la clonazione per fissione gemellare in laboratorio, i primi esperimenti sui mammiferi risalgono al 1979, e le prime pecore clonate con questa tecnica sono nate nel 1984. Con la stessa tecnica nel 1994 sono invece nati quattro vitellini da un embrione congelato. Infine nel 2000 sono state clonate con questa metodica anche le scimmie.

A differenza del trasferimento nucleare, gli animali ottenuti con questa tecnica sono geneticamente identici fra di loro ma non al genitore, in quanto derivano da un oocita fecondato da uno spermatozoo che ha dato origine a più embrioni. Pertanto il loro genoma è il risultato del rimescolamento del patrimonio genetico dei due genitori durante la fecondazione.

Quindi la fissione gemellare non può essere utilizzata come tecnica base per clonare partendo da individui adulti.

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