Dossier

Design, architettura & innovazione: Torino "capitale mondiale"

Da tutto il mondo nel capoluogo subalpino per discutere di architettura eco-sostenibile

XIII World Congress of Architecture - logo Quasi il 10% degli architetti del mondo e il 30% di quelli europei è italiano; il Belpaese ospita, inoltre, più della metà del patrimonio storico e artistico di tutti i tempi: non stupisce, dunque, che dopo Barcellona, Pechino, Berlino e Istanbul, Torino sia stata scelta come sede del XXIII Congresso mondiale dell’Unione internazionale architetti (Uia), che riunisce oltre un milione e mezzo di professionisti in tutto il globo.

Dal 29 giugno al 3 luglio oltre diecimila iscritti, provenienti da 126 Paesi, hanno affollato la sede del Congresso, partecipando alle cento sessioni di studio e alle lectio magistralis di maestri di fama internazionale come Kengo Kuma, Massimiliano Fuksas, Mathias Klots, Peter Eisenman, Todoro Gonzalez de Léon, Terunobu Fujimori, Dominique Perrault e Muhammad Yunus.

L’architettura è la disciplina che trasforma nel tempo ciò che ci sta intorno: deve misurarsi con le grandi questioni di questo millennio (la riduzione delle risorse naturali, lo sviluppo sostenibile, i processi di inurbamento, l’integrazione, la convivenza e la sicurezza) e deve dialogare con tutti gli altri attori coinvolti. «L’architettura è per tutti» recitava uno degli slogan del Congresso, il cui filo conduttore è stato non a caso «Trasmettere l’architettura» (transmitting architecture), declinato in tre accezioni: «cultura» (l’architettura racconta e tramanda le tradizioni, trasmette nel tempo la storia e i valori delle popolazioni; di qui la responsabilità personale e professionale dell’architetto nel traghettare la cultura dell’umanità di generazione in generazione, anche attraverso la tutela e il restauro del patrimonio architettonico); «democrazia» (l’architettura è sintesi del lavoro e del contributo di molti, specialmente nel presente; la progettazione urbana, in particolare, deve sfuggire agli eccessi dell’individualismo, per affrontare e risolvere problemi concreti che coinvolgono tutti); «speranza» (l’architettura può dare un contributo concreto e fattivo a uno sviluppo del territorio e dell’ambiente compatibile con le risorse disponibili; sostenibilità e salvaguardia dell’ambiente diventano un dovere etico dell’architetto).

ecologia simbolo Nel «Manifesto di Torino», documento conclusivo del Congresso, sono sintetizzati i problemi dell’architettura di oggi e le principali sfide di domani. Una sorta di magna charta con gli obiettivi che tutti gli architetti del mondo si impegnano a perseguire, «per un nuovo modello di sviluppo che si riconcili con la natura e la tuteli in una nuova alleanza; per una società post-consumistica che rimetta al centro dell’attenzione i valori primari dell’umanità; per ridefinire i contorni della modernità affinché ristabilisca l’armonia con i cicli della natura». Ma perché gli architetti dovrebbero farsi carico di queste problematiche? «Perché», si legge ancora nel manifesto, «questa professione è profondamente connessa con i processi di trasformazione del territorio, e il loro ruolo, assieme ad altre figure, può essere decisivo nella regia di una complessità di saperi da mettere in gioco. E perché nessuno deve delegare le proprie responsabilità. Come dice Barry Commoner, “Se si deve fare pace con il Pianeta, siamo noi a doverla fare”».

Il XXIV Congresso Uia si terrà a Tokyo nel 2011.

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