Dossier

L'Europa nello spazio: passato presente e futuro dei razzi-vettori europei

Da Guglielmo Tell ad Ariane

Era chiaro fino dalla metà degli anni ’60, quando URSS e USA avevano già portato satelliti e uomini nello spazio ed erano ormai sul punto di correre per la conquista della Luna: gli stati europei non potevano stare a guardare. Era necessario sviluppare un proprio programma spaziale. Ed era altrettanto chiaro che nessun programma spaziale poteva essere concepito in assenza di un sistema di lancio affidabile e di una base spaziale attrezzata.

Nel giro di due anni un ristretto numero di paesi europei, Edoardo Amaldi tra cui l’Italia, dettero vita a due agenzie spaziali, l’ESRO (European Space Research Organisation) e l’ELDO (European Launcher Development Organisation). Se il primo doveva promuovere lo studio dello spazio, il secondo era molto più strategico, in funzione di un’indipendenza politica, tecnologica e militare di quei paesi europei che non volessero adagiarsi completamente su uno dei due blocchi politici che si fronteggiavano durante la guerra fredda.

Ma per garantire all’Europa un accesso indipendente allo spazio occorrevano un piano spaziale condiviso, robusti finanziamenti e la certezza che il programma proseguisse indipendentemente dai ribaltoni politici all’interno dei vari paesi. Tutto questo mancava, nonostante gli sforzi dei singoli paesi.

È necessario aspettare la metà degli anni ’70 per vedere i primi lavori su un lanciatore che avrebbe utilizzato come propellente la nuova tecnologia che combinava idrogeno liquido e ossigeno liquido. Un punto di svolta definitivo, però, si ebbe solo nel 1975, con la creazione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA, European Space Agency), nella quale confluiscono le due organizzazioni.

Il lancio dell'Ariane1 Il primo passo in avanti significativo è la scelta del nome del lanciatore a venire: la Francia lo chiamava Lanceur a Trois Etages de Substitution (LIIIS), nome decisamente significativo ma che altrettanto significamente fa accapponare la pelle. Nel 1977, i paesi riuniti in Svizzera cercano disperatamente un nome alternativo. Le proposte avanzate sono tra le più varie, toccate quasi da una nota di schizofrenia: Guglielmo Tell, suggeriscono gli svizzeri, oppure –sempre loro- Edelweiss. Altri paesi indicano Pazienza, Prometeo, Penelope, Fenice e, infine, Arianna. Proprio lei, la fanciulla che offrì a Teseo il celebre filo per non perdere la strada nel labirinto del Minotauro e che, per tutta risposta, fu sedotta e abbandonata su un’isola dall’eroe greco.

E Arianna fu. Anzi, fu Ariane, alla francese.

Facendo tesoro dell’esperienza ereditata, nel giro di pochi anni l’ESA porta a maturazione lo sviluppo di razzi-vettori (o lanciatori, come vengono chiamati tecnicamente), che approda nel dicembre 1979 al lancio del primo razzo-vettore europeo, l’Ariane1.

A quasi trenta anni di distanza, l’industria Arianespace, responsabile della commercializzazione del lanciatore è ancora decisamente sulla cresta dell’onda e si è affermata come una delle aziende leader nei lanci commerciali a livello mondiale.

Non che l’inizio sia stato rose e fiori: il primo lancio dell’Ariane1 fu coronato da successo solo al terzo tentativo: il 15 dicembre 199 i problema fu il motore principale, che si spense come un cerino, subito dopo essersi acceso. Il 23 dicembre fu il brutto tempo che rese necessario un nuovo rinvio. Ariane1, 2 e 3 a confronto Fu solo alla vigilia di Natale, che il primo lanciatore europeo si staccò dal suolo della base di lancio di Kourou, nella Guyana Francese, segnando l’inizio delle avventure europee nello spazio.

Dopo 11 lanci riusciti, nel 1986 l’Ariane 1 lasciò il posto all’Ariane 2, che fu lanciato 5 volte fra il 1987 e il 1989, prima di fare posto all’Ariane 3, che con una striscia di 11 lanci riusciti consecutivi condusse l’Europa nelle braccia del suo cavallo di battaglia, il lanciatore Ariane 4.

Ma prima di fare la conoscenza con l’Ariane 4, è venuto ora il momento di fare un hyper-salto allo spazioporto di Kourou, nella Guyana Francese.

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