Dossier

Centro Stile Bertone

Curiosando tra le attività…

Il museo dei sogni a quattro ruote

Come tutti gli stilisti del design industriale, la Bertone progetta oggetti di ogni tipo, dagli orologi alle selle di bicicletta, dalle lampade alle navi, fino al nuovo termovalorizzatore per la Provincia di Torino.

L’ingresso dell’esposizione storica Bertone a Caprie (TO) Ma più ancora degli altri suoi famosi colleghi piemontesi Bertone ha legato la propria fama all’automobile, e alla granturismo sportiva in particolare.

L’esposizione di Caprie, è distribuita su due livelli, celebra il grande ruolo avuto da Nuccio Bertone nello sviluppo del car design.

Al piano superiore ci sono i modelli di serie di qualche decennio fa, che sono diventati nel tempo preziose vetture da collezione.

Qui gli amatori delle quattro ruote andranno in estasi trovando, una accanto all’altra, la storica Alfa Romeo Giulietta Sprint, la Lancia Stratos e le Fiat 850 Spider, Dino Coupè e X 1/9.

L’Alfa GT disegnata da Bertone Il grande spazio del piano inferiore ospita invece un viaggio nel tempo lungo la linea storica ideale dell’innovazione a due e a quattro ruote.

Ci sono vetture di serie, dalle Lamborghini Miura e Countach, il cui successo a cavallo del 1970 ha affermato nel mondo il marchio romagnolo, fino alla recente Alfa GT di cui Bertone ha realizzato l’intero progetto “chiavi in mano” e che ora è in produzione di serie a Pomigliano d’Arco.

Ci sono gli scooter, da una Lambretta Innocenti degli anni 1960 al rivoluzionario C1 della BMW, l’unica moto coperta e che si può guidare senza casco, ma con le cinture di sicurezza allacciate.

La Stratos Zero realizzata da Bertone nel 1970 E poi ci sono i prototipi e le concept car, oggetti d’innovazione allo stato puro, spesso bizzarri e provocatori.

Come la Stratos Zero del 1970, basata sulla meccanica della Lancia Fulvia 1600 HF, che non aveva porte ma l’ingresso direttamente dal parabrezza: un esempio unico di scultura automobilistica, che ha segnato la storia del design.

Oppure il veicolo a basso impatto ambientale ZER del 1994, che vanta il record mondiale di velocità per i veicoli elettrici, avendo superato il muro dei 300 km/h e raggiunto quasi i 200 km/h di media sull'ora.

La Slim realizzata da Bertone nel 2000 O ancora la Slim del 2000, l’auto da città più stretta del mondo, una biposto con i due sedili uno davanti all’altro come in un jet.

Come scriveva Giovanni Arpino, queste “non sono soltanto automobili: sono immagini del mondo in cui viviamo, sono sinonimi di potenza e di perfezione, sono bellezze industriali che si incastonano come una perla nell'anello del tempo.”

Come nasce una concept car

La Lamborghini Countach realizzata da Bertone nel 1971 A Caprie si svolge tutto il processo produttivo dei prototipi che vanno poi in esposizione ai Saloni dell’automobile in giro per il mondo.

Questi pezzi unici possono essere commissionati da clienti internazionali come General Motors, Mazda o Honda, oppure realizzati a proprie spese da Bertone come investimento pubblicitario e di immagine.

In ogni caso le concept car, che sono realizzate partendo dal telaio e dal motore di un modello commerciale, devono essere vetture originali e dotate di elementi innovativi.

Per colpire i visitatori dello stand in cui vengono esposte, devono sorprendere con forme esterne, arredi interni e soluzioni tecnologiche d’eccezione, che lasciano intravedere il possibile futuro dell’automobile.

Disegni di stile per un’automobile Bertone Alle concept car di Stile Bertone lavorano circa 130 persone, ugualmente suddivise nelle varie fasi: la parte creativa, cioè gli stilisti che producono pezzi di carta con schizzi e disegni; poi i tecnici che fanno i calcoli precisi usando il computer; poi l’officina di modellazione, e infine quella di produzione.

È interessante scoprire come la realizzazione di questi prototipi oggi coinvolga, fianco a fianco, le tecnologie più avanzate e l’attività manuale più tradizionale.

I designer sono due, uno per l’interno e uno per l’esterno del veicolo, ciascuno con un gruppo di giovani collaboratori. Il loro compito è creare “abiti” unici che siano armoniosi e belli da vedere, anche se a volte provocatori.

La ricerca di stile, oggi come in passato, si fa con carta e matita: tutte le nuove idee nascono da disegni a mano libera.

La progettazione di una fiancata automobilistica al computer Soltanto dopo che lo schizzo con l’idea è stato approvato, si passa all’uso del computer, che è principalmente un ausilio per visualizzare le idee e vedere “come verrebbero” se realizzate.

Nella sala virtuale che si trova a fianco del museo si fa una prima ricostruzione animata tridimensionale, a partire dai figurini dello stilista

Grazie alla realtà virtuale 3D immersiva si può così vedere l’oggetto da ogni prospettiva, entrarci dentro e fare una prima verifica delle soluzioni ergonomiche.

Il computer può servire poi anche per dare un effetto scenografico, per esempio collocando virtualmente l’auto in un ambiente cittadino o nel mezzo di un deserto.

Soltanto quando si è convinti dell’idea si passa alla fase successiva, molto più costosa, in cui si crea davvero un modello fisico dell’auto.

La ZER, Zero Emission Record, di Bertone Al CAS, Computer-Aided Styling, ora si aggiunge il CAD, Computer-Aided Design, che aiuta a valutare i parametri costruttivi e quindi la fattibilità del modello.

I modelli di ricerca, che un tempo erano realizzati in legno, oggi sono fatti di gesso.

Questo è un ottimo sistema per la ricerca di stile: nella fase di sbozzato basta bagnare con acqua per cancellare gli errori e poi rifare in tempi brevi la versione corretta.

Per mostrare le diverse proposte ai committenti si preparano modellini in scala 1:4 o 1:5.

Quando un progetto è stato scelto i gessisti scolpiscono un modello in scala 1:1, usando scagliola grezza impaccata su uno scheletro metallico.

Quando una semifiancata è completa, la si rileva con misurazioni computerizzate per poi riportarla simmetricamente dall’altro lato del modello, dove il gesso ora viene scolpito a macchina usando le tecniche del CAM, Computer-Aided Manufacturing.

La finitura di una lamiera battuta a mano Quando si passa poi a realizzare il prototipo da esposizione, entrano in azione i leggendari battilastra.

Il materiale di elezione è infatti, come in passato, la lamiera battuta a mano su stampi costruiti ad hoc, che oggi sono fatti di resine speciali rinforzate e trattate a caldo.

Il battilastra è un artigiano di altissima qualità, che con i suoi vari tipi di martelli traghetta rumorosamente nel XXI secolo le competenze antiche dei primi carrozzieri.

Per questa professione non esiste una scuola: la formazione avviene internamente all’azienda e richiede anni di lavoro.

Infine gli interni dei prototipi, che un tempo erano vere e proprie sculture di legno sellato con pelle, oggi si realizzano usando materiali più moderni e facili da gestire, come il clay o il polistirolo bianco.

Nuove frontiere dell’auto

La Bertone Genesis del 1988 Innovare nel car design è difficile: sulle automobili sono ormai stati fatti esperimenti di ogni tipo, e sono poche le vetture che si ricordano per aver segnato un’epoca.

Bertone è stato uno dei protagonisti assoluti in questo campo.

Ancora oggi per esempio appare moderna e quasi futuristica la Genesis del 1988, che è stata l’archetipo delle auto monovolume, con spazio per 4–6 persone in un ampio padiglione a vetratura totale, con le porte anteriori incernierate al montante centrale del parabrezza e quelle posteriori scorrevoli.

La Bertone Villa del 2005 Quasi vent’anni dopo, la Villa del 2005 propone un nuovo concetto di auto “da abitare”, con portiere di ingresso quasi architettoniche e un interno in stile lussuosamente minimalistico, con grande enfasi sulla qualità degli impianti audio e video.

Dal punto di vista dell’interfaccia uomo-macchina l’esperimento forse più interessante è quello della Filo, realizzata nel 2001 per la Opel in collaborazione con la SKF svedese.

L’innovazione più eclatante qui è nel sistema di guida, basato su un rivoluzionario principio drive-by-wire.

Il guidatore non ha più ai piedi una pedaliera per freno e acceleratore, e non esiste neppure l’asse dello sterzo.

L’interno della Bertone Filo del 2001, con il sistema di guida drive-by-wire Non ci sono più cavi idraulici per trasmettere in modo analogico i comandi del guidatore: il motore e le ruote sono controllati da attuatori che ricevono esclusivamente segnali elettrici trasmessi via filo.

Il volante diventa un “guidante”: l’acceleratore e il freno sono gestiti dalla rotazione di due manopole in stile motociclistico, poste verticalmente ai due lati della cloche di derivazione aeronautica.

Le possibilità offerte dal drive-by-wire sono poi state esplorate anche con la Novanta, la concept car che ha celebrato nel 2002 il novantesimo anniversario della Bertone.

Anche altri carrozzieri hanno poi proposto idee simili, ma la Filo rimane il prototipo più avanzato di quello che potrebbe diventare il nuovo modo di guidare del futuro.

Intanto la collaborazione di Bertone con la General Motors statunitense prosegue verso il futuro con il progetto Hi-Wire, lo studio di un veicolo sperimentale che abbini la tecnologia drive-by-wire all'alimentazione ad idrogeno.

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