Dossier

Cinque tappe nella quarta dimensione: tutta questa storia per un po’ d’anacronismi

Cosa c'entra la (quarta) dimensione

Al di là delle apparenze la quarta dimensione, coi fiori blu, centra eccome. Si può forzare ancora di più la mano e dire che uno spazio quadridimensionale è l'ambiente naturale dove ambientare le avventure di Cidrolin/Duca d'Auge: senza prevedere la possibilità che il Nostro si muova anche in una quarta dimensione, il romanzo non è affatto realistico.

Pensando invece che il libro sia ambientato in un unico luogo che è lo spaziotempo a quattro dimensioni, ecco che quanto accade ha un'ovvia interpretazione, si potrebbe quasi dire un'unica chiave di lettura. Il protagonista deve essere uno e uno solo: come il lettore si aspetta il barcaiolo Cidrolin e il Duca d'Auge si fondono nell'unico Cidrolin/Duca d'Auge. E quanto racconta Queneau non è altro che il resoconto di un viaggio spaziotemporale, in giro per la Francia e su e giù per i sette secoli che separano il 1264 dal 1964, o, il che è lo stesso, il 1964 dal 1264.

Sotto questa luce, tutto il libro non è altro che un'unica continua curva che tocca numerose tappe, ciascuna delle quali è una coppia località/momento ben connotata e delineata da un avvenimento che ha luogo proprio quando il nostro Cidrolin/Duca d'Auge passa di lì.

Queneau poi non si nega il vezzo di farci vivere un lungo e intricato cortocircuito. Di fatti, Cidrolin/Duca d'Auge nelle sue passeggiate spaziotemporali si trova a tornare sui propri passi: vale a dire che il percorso che compie, a un bel momento, si annoda, si aggroviglia, lo fa tornare in uno stato in cui era/è/sarà.

Nel finale, come si è detto, allora Cidrolin e il Duca d'Auge convivono - in molti sensi - per una buona parte della loro avventura. Sono a tutti gli effetti due, l'uno diverso dall'altro, con ruoli distinti, amicizie diverse ecc. Naturalmente, chi ritrova se stesso nel passato (o è nel futuro?) non si riconosce, non sa che quello che ha di fronte è solo una diversa immagine di una stessa realtà che è lui in persona. E così capita al nostro Cidrolin/Duca d'Auge quando nei panni del Duca d'Auge sbarca sulla chiatta di Cidrolin, o, piuttosto, quando nei panni di Cidrolin dà ospitalità al Duca e al suo seguito.

I due si guardano, si annusano, provano anche una certa amicizia l'uno per l'altro, ma non si riconoscono come se stessi. Convivono felicemente, e felicemente si separano: come è nella sua indole indolente Cidrolin rimane e l'avventuroso avventuriero d'Auge parte. Per arrivare a ricongiungersi col se stesso (nel senso del Duca d'Auge) che dal torrione del suo castello considerava un momentino la situazione storica.

Chiaro?

No. Non è chiaro. Come non può essere veramente chiaro nessun viaggio nel tempo, nessuna traiettoria spaziotemporale, tutta infarcita, com'è, di inaspettati scarti e di possibili cortocircuiti che immancabilmente si verificano. Infatti, a differenza della mosca che viaggia dritta su e giù da una locomotiva all'altra, il viaggio nello spaziotempo di Cidrolin/Duca d'Auge è un movimento sinuoso e arzigogolato che il nostro occhio non riesce a cogliere nella sua totalità e che ci inebria anche con il più piccolo dei suoi particolari.

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