Considerazioni finali
Al di là di ogni altra considerazione, appare chiaro come la ricerca della vita nel nostro vicinato e nel resto dell'Universo al solito risenta della nostra tendenza innata all'antropocentrismo, una malattia forse impossibile da debellare che si insinua subdolamente in tutte le fasi della nostra crescita culturale. In questo caso si manifesta con il cercare la vita sottoforma di qualcosa che ci somigli, che viva come noi, che produca gli effetti che produciamo noi e che si collochi come noi rispetto al resto dell'Universo. E' sicuramente un atteggiamento definibile "cauto" da un punto di vista scientifico, ma il prezzo che si potrebbe pagare, qualora invece la vita fosse diffusa in forme completamente diverse dalla nostra, potrebbe essere proprio l'invalidazione a priori dei nostri metodi di ricerca di vita altrove. Forse la vita aliena è qui dietro l'angolo ma non siamo in grado di scorgerla perché le chiediamo di consumare ossigeno, di produrre anidride carbonica, di avere gambe, braccia, vista, udito, ma soprattutto processi logici uguali ai nostri. E' così che gli studi sulla possibilità di vita extraterrestre vengono condotti cercando un doppione della Terra che orbiti attorno a una stella doppione del nostro Sole, con una atmosfera doppione della nostra nella quale i nostri doppioni possano respirare liberamente. Nel fare questo cerchiamo di comunicare con alieni che potrebbero deluderci avendo un solo braccio o sei gambe e questo immagino potrebbe ripercuotersi sul loro modo di pensare, sulla loro logica. Intanto potrebbe essere un'ottima palestra cercare di fare comunicare alieni come l'uomo e il delfino, l'uomo e il cane o l'uomo con l'uomo, magari anche attraverso il filtro della striscia di Gaza, tra il settentrione e il meridione, tra l'oriente e l'occidente, tra la destra del mondo e la sua sinistra.