Computer e creatività
Si tratta di un'attività che mi diverte sommamente, e giudico questo fatto una ragione sufficiente per tirare avanti. Non la chiamerei arte, bensì hobby, o, volendo, bricolarte. Ho sempre desiderato produrre immagini per comunicare con gli altri, e in questo sono sempre stato frustrato dalla mia incapacità di tenere in mano una matita o un pennello: da studente sono scappato via dal Politecnico di Torino peché mi costringevano a disegnare, una attività che rispetto ma che mi trova inadeguato. Per me è impresa penosa se non impossibile il disegnare a mano un prisma o un cubo, e invece è facilissimo dare le coordinate cartesiane e trarre un'immagine usando un calcolatore.
Mi rendo perfettamente conto del fatto che un vero artista non sa che farsene dei miei numeri,e trae invece diletto dal cogliere direttamente e con pochi tratti i punti essenziali dell'immagine. Il computer mi evita la sofferenza manuale del disegno e mi lascia libero di concentrarmi sugli aspetti matematici, formali ed estetici dell'immagine. È un fatto noto che le strutture che hanno un profondo senso geometrico sono anche esteticamente splendide.
Alcuni anni or sono, un noto e bravissimo pittore si scagliò contro l'uso del calcolatore, mettendo in guardia contro la minaccia che esso rappresentava per la libertà espressiva. In realtà il calcolatore è e deve rimanere uno strumento atto a eliminare le fatiche inutili e le attività ripetitive e non creative dell'uomo; esso rappresenta una minaccia solamente se ci si lascia prendere la mano e se si tenta di imporlo a chi non ne ha bisogno. In questo non minaccia la creatività più di quanto non faccia una macchina fotografica o l'uso di acrilici. La fotografia non ha certamente ucciso la pittura, semmai ha ridicolizzato o ha reso inutili forme marginali di realismo oleografico, prive di contenuto.