Dossier

Qualità dell’aria e inquinamento atmosferico

Come si forma l'inquinamento

Le attività umane emettono in atmosfera una serie di sostanze inquinanti che derivano principalmente dai processi di combustione (riscaldamento domestico, produzione industriale di calore ed energia elettrica, mezzi di trasporto…) e in generale dalle attività produttive, agricole ed abitative

Gli inquinanti, in condizioni normali, si disperdono velocemente nell’atmosfera ma, in alcuni casi, la capacità dell’atmosfera stessa di diluire tali sostanze è minore della capacità emissiva del nostro territorio. In questi casi si genera un accumulo di inquinanti che possono raggiungere concentrazioni pericolose per la nostra salute.

PRINCIPALI INQUINANTI ATMOSFERICI

BIOSSIDO DI ZOLFO: SO2

MONOSSIDO DI CARBONIO: CO

BIOSSIDO DI AZOTO: NO2

OZONO: O3

POLVERI TOTALI: PTS

PM10

BENZENE: C6H6

PIOMBO: Pb

BENZO (A) PIRENE: BaP

La concentrazione degli inquinanti nell’aria è determinata da diversi fattori quali:

·la quantità dei contaminanti presenti nelle emissioni;

·il numero e il concentramento delle sorgenti inquinanti;

·le trasformazioni chimico-fisiche alle quali sono sottoposte le sostanze emesse;

·l’ eventuale velocità di ricaduta al suolo (polveri);

·la situazione morfologica delle aree interessate all’inquinamento;

·le condizioni meteorologiche locali e su grande scala.

Le condizioni meteorologiche sono determinanti per il nascere degli episodi di inquinamento. Il periodo più critico è l’inverno perché, oltre all’aumento delle fonti emissive (riscaldamenti domestici), in tale stagione le condizioni meteorologiche sono molto stabili con piogge scarse, poco vento e presenza di alta pressione, condizioni che provocano il fenomeno dell’ inversione termica che rappresenta la situazione più favorevole all’accumulo di sostanze inquinanti in prossimità dei grandi centri urbani.

INVERSIONE TERMICA

Inversione termica Molto spesso, soprattutto durante l’inverno, accade di avvertire temperature più elevate sui pendii collinari e montuosi rispetto alla pianura e al fondovalle; lo avranno certamente notato anche gli escursionisti meno attenti che, dopo essere partiti immersi nelle brume fredde e umide, ritrovano aria più tiepida e asciutta via via risalendo i versanti. Si tratta dell’inversione termica, fenomeno che comporta un riscaldamento dell’aria al salire della quota anziché un raffreddamento. Può verificarsi in prossimità del suolo oppure a quote più elevate nell’atmosfera con meccanismi di formazione differenti. Ci limiteremo qui a considerare l’inversione al suolo. In condizioni di cielo sereno, dopo il tramonto il suolo e gli strati d’aria immediatamente sovrastanti si raffreddano rapidamente; l’aria fredda è più densa e pesante rispetto a quella calda, e tende così a fluire verso il basso e a raccogliersi in pianura, nei fondovalle, nelle conche e depressioni anche in quota; in condizioni anticicloniche l’assenza di rimescolamento dell’aria favorisce la formazione di uno strato più freddo a bassa quota. Durante l’estate la radiazione solare è sufficiente a dissipare l’inversione già nelle prime ore del mattino, mentre in inverno questa tende a mantenersi e a perdurare tutto il giorno e anche per più giorni consecutivi se non intervengono perturbazioni o rinforzi del vento. L’inversione al suolo è riconoscibile visivamente per la formazione, soprattutto nella stagione autunnale-invernale, di uno strato di foschia, caligine o nebbia la cui persistenza è favorita dall’assenza di movimenti verticali delle masse d’aria attraverso l’inversione; è questa la situazione più favorevole all’accumulo di sostanze inquinanti in prossimità dei grandi centri urbani.

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