Dossier

Colture tipiche piemontesi, risorse genetiche da mantenere

Colture tipiche, tradizionali e biodiversità

Il mondo vegetale è ricchissimo di specie: un conteggio approssimativo ne conta oltre 250.000 diffuse in tutto il globo. Circa un quarto sono quelle ritenute commestibili e di queste solo 7.000 sono quelle utilizzate sinora a scopi alimentari. Il fabbisogno alimentare mondiale viene soddisfatto da un centinaio circa di specie, di cui 30 sono le più comuni.

L’Italia, grazie alle particolari condizioni pedologiche, agrarie e climatiche che contraddistinguono ciascuna regione, “rappresenta uno dei centri di origine e di diversificazione più interessanti del mondo”* per quanto riguarda i vegetali coltivati. Cereali, specie erbacee, ortive ed arboree sono state, nel tempo, al centro di diversi tipi di sviluppo a livello locale, influenzando anche le abitudini e le singole tradizioni alimentari. Le mele di casa mia Contemporaneamente è diminuita la diversità in agricoltura, a causa del diffondersi di un numero limitato di nuove cultivar con caratteristiche di elevata produttività, fatto che ha portato ad un impoverimento e ad una uniformità delle basi genetiche. A livello comunitario, specifici Regolamenti – il n. 2081/92 ed il n. 2082/92 - hanno introdotto il concetto di tipicità attraverso la creazione dei marchi Stg, Igp e Dop. Oltre a questi , esiste poi un’ampia categoria di prodotti di origine vegetale che, a vario titolo e con denominazioni diverse, possono essere considerati come tipici. Su di essi si basa attualmente parte dell’indirizzo dello sviluppo rurale delle regioni, in quanto si ritiene che il prodotto tipico possa essere un utile strumento di attivazione delle economie locali.

Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative internazionali, nazionali e regionali miranti alla salvaguardia della biodiversità, è cresciuta l'attenzione degli studiosi rivolta all'individuazione ed alla stima delle componenti che determinano un impatto economico sulla biodiversità come bene ambientale”*. In quest’ottica lavora lavorano anche numerose istituzioni scientifiche, come l'Istituto del Germoplasma del CNR , con sede a Bari, che ha tra i propri obiettivi di ricerca “reperire e conservare specie di piante erbacee coltivate e selvatiche, minacciate da erosione genetica”*. Insieme ad Università, al Ministero per l’ Ambiente, ad Enti locali come le Regioni, ad Associazioni di agricoltori, ha attivato interventi volti a valorizzare risorse genetiche autoctone. Cardo gobbo di Nizza Si tratta di varietà locali, caratterizzate da una base genetica ampia, che, a fronte di raccolti meno ricchi, offrono una maggiore adattabilità ai fattori ambientali e di fatto possono essere considerate "colture sostenibili". Il Piemonte è terra particolarmente ricca in colture cosiddette tipiche, in cui cioè esiste un legame forte tra il prodotto e il territorio, inteso non solo come area geografica ma come insieme di tradizioni agronomiche e colturali, come ad esempio i trattamenti contro le malattie o la raccolta. Per tutelarne la continuità e la promozione c’è il sostegno del mondo scientifico locale.

Per approfondimenti

* http://biodiversita.ba.cnr.it/inquad.htm

http://www.igv.cnr.it/bis/commesse2.htm

Prodotti tipici Piemonte http://213.254.4.222/sito%20Atlas%20(html)_agosto2004/file%20atlas/Rapporti/Enogastronomia.pdf

Suggerimenti