Dossier

La clonazione

Clonare gli animali in via di estinzione

Ogni giorno il numero delle specie in estinzione, o estinte, aumentano vorticosamente, a causa dei cambiamenti del territorio dovuti all'attività umana e ai fenomeni naturali, o altro.

Qualsiasi sia la causa, il processo non è facilmente arrestabile, e delle molte specie che si stanno estinguendo, spesso, neanche sappiamo che esistono.

Ma di altre sì, come quelle le cui immagini stilizzate ricorrono nei manifesti delle associazioni ambientaliste, il panda, la tigre, il bongo e così via.

Oggi le biotecnologie possono intervenire a salvaguardia di queste specie, là dove le condizioni sono così critiche che neanche un rapido recupero ambientale, magari neanche possibile, potrebbe evitarne l'estinzione.

La clonazione sembra essere una procedura indicata a questo tipo di discorso, soprattutto quando gli animali non sono in grado di riprodursi in cattività, oppure l'accoppiamento non è possibile perché è sopravvissuto un solo sesso, o perché l'animale è già estinto.

Questo può sembrare un caso estremo, è in effetti lo è, ma all'inizio del 2000 è in Spagna è morto l'ultimo esemplare di bucardo, una capra di montagna, e se la clonazione fosse già stata messa a punto per questa specie, ora probabilmente un bucardo verrebbe alla luce dal ventre di una normale capretta.

L'unico animale in via di estinzione finora clonato è un bovinide asiatico molto raro, il gaur.

Il primo gaur clonato, Noé, ha visto la luce dal ventre di una comune vacca in una stalla in America nel novembre del 2000.

Il problema delle specie in estinzione è sicuramente molto complesso, e riguarda maggiormente la conservazione dell'habitat e la crescita di una mentalità diffusa sull'importanza culturale, e non solo, della biodiversità; la clonazione è soltanto una delle tecniche a disposizione per impedire eventi drammatici come le estinzioni.

Clonare una specie in estinzione pone altri problemi pratici, oltre a quelli legati alla tecnica. Uno di questi è che l'animale per ovvi motivi nasce e cresce in cattività. In secondo luogo essendo l'animale in estinzione non è pensabile sacrificare un numero rilevante di femmine per ottenere gli oociti, e catturarne altrettanti per portare avanti la gravidanza.

E' necessario perciò appoggiarsi a specie affini, a madri surrogate domestiche.

Questo dal punto di vista tecnico pone un problema per niente irrilevante, quello della compatibilità fra specie diverse, anche se molto correlate, durante la clonazione.

Ad esempio, gli oociti in cui è stato trasferito il nucleo prelevato da un gaur da clonare sono stati prelevati da comuni vacche. Sempre questi animali hanno portato avanti la gravidanza, cosicché non è stato necessario né sopprimere degli animali selvatici, né ridurli in cattività.

In realtà la percentuale di successo è stata molto bassa, si è partiti da 692 oociti per avere un vitellino, e i dati ora in possesso ora dimostrano che parte di ciò è da amputarsi proprio al passaggio del clone in una specie diversa (esperimenti analoghi per clonare bovini comuni hanno una percentuale di riuscita del 10%).

Infatti anche il semplice trasferimento adottivo da una specie all'altra fa precipitare vorticosamente la probabilità di successo di impianto dell'embrione, anche se questo non è clonato.

Infatti in alcuni laboratori si stanno conducendo studi per capire se realmente è possibile, ad esempio, far partorire ad un gatto domestico un gatto selvatico.

Finora gli esiti sono stati positivi, cioè con varie combinazioni di specie è possibile ottenere animali vivi, anche se il successo non è totale.

Altri animali candidati sono il ghepardo, il bongo, il wapiti e il panda gigante, per cui sono risultati vani tutti gli sforzi fatti finora, compresa l'inseminazione artificiale, che pure ha dato in un caso un nato.

Per i panda si sta pensando di utilizzare gli oociti di orsi neri americani, trovati morti durante la stagione di caccia, in cui impiantare i nuclei delle cellule congelate della famosa coppia di panda di San Diego, Ling-Ling e Hsing-Hsing.

Un problema a parte, riguarda le specie estinte.

Nulla da fare per dinosauri e mammuth, il DNA è troppo frammentario e danneggiato, così come quello dei resti di animali, seppur conservati in formalina, estinti in questo ultimo secolo.

Qualche speranza in più per animali estinti di recente, di cui è stato possibile conservare le cellule in maniera appropriata, come nel caso già citato del bucardo.

Tra le altre cose, in questo tipo di clonazione bisogna tener conto del fatto che se l'animale di partenza era una femmina tutti i cloni derivati saranno femmine, con chiara impossibilità a perpetuare la specie per vie canoniche...

Concludendo, non da tutti è vista di buon occhio la clonazione per molti fini. Le obiezioni? Ridurre in qualche modo la biodiversità, sottrarre fondi per la salvaguardia degli habitat e così via.

Se questi siano timori fondati o semplice conservatorismo non è chiaro, certo è che in nome della salvaguardia delle specie, tenere congelata qualche cellula di animali in estinzioni in fondo in fondo potrebbe non essere una cattiva idea...

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